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Le mani di Agnese

Agnese è addetta alla pressa piegatrice in una azienda metalmeccanica. E’ brava, lei lo stipendio se lo porta a casa senza tanti proclami e quisquiglie. Il ritmo di lavoro è incalzante: otto ore, centinaia di pezzi nella pressa. Mentre mette un pezzo in lavorazione, schiaccia il pedale nel momento in cui non tutte le dita sono lontane dalla pressa; un piccolo frammento di un dito si stacca e Agnese rimane mutilata per sempre.

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Era mio fratello

Carlo e Andrea sono fratelli, hanno trascorso la vita lavorando presso l’azienda agricola di famiglia e non hanno smesso nonostante gli anni e l’arrivo della pensione. 

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Nel posto sbagliato al momento sbagliato

È questa la frase che più volte si è sentito ripetere Duilio dopo la morte del suo amico e compagno di lavoro Antonio, un giovane pensionato che aveva aderito al “Progetto Anziani” del suo comune per fare piccoli lavori di manutenzione del verde pubblico.

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Andrea e la fabbrica fantasma

Andrea ha 23 anni e dovrebbe lavorare come addetto al montaggio presso la sede di una ditta, ma insieme ad altri ragazzi, tutti con contratto a termine con un’agenzia interinale, svolge il suo lavoro nella sede di un’altra società. Mentre Andrea eseguiva la sua attività, il collega Luca, di 17 anni, a bordo di un carrello elevatore in fase di manovra, investì con la ruota il suo piede destro causandone una lesione permanente.

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Una posizione pericolosa

Abou è un giovane di origine ivoriana che lavora da un paio d’anni presso una azienda agricola di grandi dimensioni nella campagna del pinerolese. Quel giorno aveva iniziato a lavorare molto presto, mancava poco all’ora di pranzo, per finire il lavoro servivano ancora due rotoballe di paglia, da prendere nel pagliaio che si trova vicino alla stalla.

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