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Cura, luoghi, persone

“Cura, luoghi e persone” è il titolo di una giornata di studio che ha visto la partecipazione di oltre 30 operatori della sanità pubblica, dell’educazione e della cultura, professionisti e ricercatori nei campi della medicina, dell’architettura e del territorio. L’appuntamento è stato organizzato al Castello del Valentino dal Dipartimento Interateneo di Scienze, Progetto e Politiche del Territorio – DIST il 28 novembre scorso.

Un pubblico molto variegato e multidisciplinare ha condiviso una riflessione sulle trasformazioni in atto, ambientali, sociali e culturali e sulla necessità di un approccio transdisciplinare, come ha sottolineato nei saluti la vice direttrice del DIST, Professoressa Angioletta Voghera.

Nelle relazioni è stato tracciato un percorso tra beni culturali, arte pubblica, psicologia dello sviluppo e dell’educazione, progetto architettonico dei presidi sanitari nel nostro contesto e nel Sud del mondo e studio delle caratteristiche ambientali e climatiche del territorio unito dalla consapevolezza della necessità di delineare nuovi paradigmi per l’analisi e la pianificazione/progettazione, adeguati alle sfide contemporanee.

Giulia Mezzalama, storica dell’architettura, ha sottolineato attraverso iniziative e riferimenti alla letteratura scientifica i benefici per la salute mentale e fisica portati dai luoghi dotati di forti connotazioni artistiche e architettoniche, con particolare attenzione ai giovani e agli adolescenti. La fruizione del patrimonio culturale rappresenta un “diritto” e possiamo pensare a un Healing Heritage.

Gianmaria Ajani, professore ordinario di diritto comparato ha affrontato il rapporto tra diritto, arte pubblica e ambiente. Ciò che il relatore ha definito l’”inerzia del diritto” ha visto dapprima il riconoscimento da parte dello stato del solo “diritto alla libertà”, nella costituzione americana di fine ‘700, per poi introdurre nei suoi compiti, nel corso dell’800, il welfare, sino alla nostra legge fondamentale del 1948 che, con la “funzione sociale della proprietà privata”, si estende al diritto di solidarietà. Il riconoscimento dell’arte e della bellezza, e della loro funzione di “cura”, si riflette negli art.9 e 32 della costituzione italiana che tutelano ambiente, paesaggio e diritto alla salute. L’arte pubblica e la sua possibilità di rendere i luoghi capaci di “cura” costituisce tuttora un tema di condivisione del valore della pratica artistica, soprattutto nelle sue espressioni contemporanee, e si riflette nel dibattito sulla revisione della legge 717/49, che destinava il 2% dell’importo per la costruzione di edifici pubblici ad opere d’arte. Tale norma, sino ad oggi fortemente limitata nella sua applicazione, e che escludeva gli edifici per l’educazione e la formazione, è stata recentemente estesa alle arti performative e rappresenta una potenzialità per attuare quel passaggio dalla bellezza alla cura per realizzare il Welfare Culturale attraverso le arti performative e la cultura in relazione alla salute e il ben-essere.

Cura, luoghi, persone
Gli interventi del mattino

Paola Molina, ordinario di psicologia dello sviluppo, e Alessia Macagno assegnista del DIST, introducono il ruolo dell’ambiente come terzo educatore nel progetto degli spazi per la scuola dell’infanzia da 0 a 3 anni. Riferendosi alla teoria che definisce il contesto ambientale del bambino elaborata da Bronfelbrenner e ai modelli più noti di spazi educativi per l’infanzia, quello del “localino base” di Goldschmidt (1979) che si uniforma all’ambiente domestico e quello del “laboratorio” attorno alla “piazza” della scuola di Reggio Emilia, si sottolineano le mancate rispondenze di molti spazi scolastici per l’infanzia a questi principi ed alle stesse linee guida pedagogiche ministeriali. Illustrando la sperimentazione in corso dello “spazio per mamme e bebè 0-1 anno” da loro condotta con il Comune di Torino e la cooperativa OrSa e finanziata da un progetto CRT. Le relatrici mettono in evidenza l’importanza di tenere in conto i diversi punti di vista di genitori e bambini nello spazio comune progettato per ospitare momenti di condivisione di esperienze. Cogliere questi diversi livelli dell’esperienza, anche nella dimensione fisica rappresentata dall’altezza da terra dello sguardo, è il punto di partenza nel progetto di spazi sensoriali per lo sviluppo dei bambini e della consapevolezza, da parte di genitori e operatori, del loro essere persone con una sensibilità specifica e non piccoli adulti.

Marianna Nigra, ricercatrice in Tecnologia dell’Architettura del DIST, ha descritto le sue esperienze di studio nell’ambito della collaborazione di ricerca con l’Innovation Lab WFP di Brindisi e con Technè di WHO dedicate alla progettazione e sperimentazione di moduli abitativi per le strutture sanitare di emergenza nel Sud del mondo. Questa realtà, caratterizzata da una forte impronta multidisciplinare che unisce operatori sanitari di medicina di urgenza, infettivologi, ingegneri e architetti opera affrontando una progettazione avanzata che si deve conformare ad esigenze di carattere operativo, sanitario e culturale in contesti geografici e socio-economici problematici, in aree di crisi e di conflitto. Ed è proprio l’aspetto “culturale” dei progetti che emerge dal racconto di esperienze nei paesi dell’Africa equatoriale dove il sistema edilizio progettato con l’impiego di strumenti sofisticati e perfettamente funzionante per garantire condizioni di ventilazione naturale in un presidio di cura di malattie infettive deve essere significativamente rivisto a causa della cultura e delle abitudini della popolazione locale.

Elisa Biolchini, dottoranda in Regional Sciences del DIST, ripercorre il percorso di ricerca seguito nella progettazione e valutazione della qualità ambientale di presidi socio-sanitari attraverso metodologie di partecipazione dell’utenza e di co-design sottolineando vantaggi e nodi problematici tuttora insoluti in queste pratiche.

Riccardo Pollo, professore associato di Tecnologia dell’Architettura del DIST, affronta la relazione tra ambiente urbano e salute nelle sue dimensioni di spazio sociale e spazio fisico, le cui qualità rappresentano determinanti di salute, dalla prevenzione delle ondate di calore alla gradevolezza di uno spazio tra gli edifici che incoraggi l’attività fisica e aiuti il disimpegno mentale. I co-benefici in ambientali, per la mitigazione del cambiamento climatico, e per la salute, vengono illustrati attraverso le ricerche in corso presso il DIST sul rapporto tra microclima urbano e forma della città.

 

Cura, luoghi, persone
I tavoli del pomeriggio

I temi trattati sono stati ulteriormente discussi attraverso gli interventi di: Francesco De Biase, coordinatore del Progetto Ri-Mediare, Alessandro Porcheddu, coordinatore equipe psico-pedagogica del Comune di Sesto San Giovanni, Anna Silenzi, architetto del WHO e dell’artista Luisa Valentini. La mattinata è stata conclusa da Teresa Villani, Professoressa di Tecnologia dell’Architettura dell’Università Sapienza di Roma.

Nel pomeriggio i partecipanti alla giornata hanno dato vita a due tavoli di lavoro sul tema della qualità degli spazi di cura e dell’educazione che hanno permesso di individuare i diversi punti di vista dei professionisti della sanità, dei ricercatori, degli architetti e urbanisti, contribuendo a definire un quadro di ricerca transdisciplinare per i futuri sviluppi dell’iniziativa.

Il prof. Riccardo Pollo è professore associato di Tecnologia dell’Architettura del Dipartimento Interateneo di Scienze, Progetto e Politiche del Territorio - DIST

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