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Dati sanitari

Dors, in collaborazione con il Servizio di Epidemiologia dell’ASLTO3, reperisce, elabora e rende disponibili i dati essenziali per programmare, gestire e valutare gli interventi di monitoraggio, prevenzione e cura dei problemi rilevanti per la salute.

siblings, brother, sister

Anche i minori e le minori sono vittime della violenza di genere

A fare le spese delle violenze di genere sono in molti casi anche bambini e ragazzi che vivono nel nucleo familiare.

Le violenze verbali e quelle fisiche generano nei figli inquietudine, ansia, aggressività, comportamenti adultizzati di accudimento verso i familiari, disturbi del sonno.

Nei casi di femminicidio, queste gravi conseguenze culminano in una situazione ancora più estrema e drammatica. Con il bambino che resta solo, traumatizzato, orfano della madre e con il padre in carcere, talvolta suicida.

Il trauma si accompagna a difficoltà materiali, sociali, economiche. Per questo motivo la legge 4 del 2018 ha introdotto una serie di tutele e previsioni di garanzia per gli orfani di crimini domestici.

Molte delle previsioni normative sono finalizzate a tutelare la condizione materiale degli orfani di crimini domestici. Come il patrocinio a spese dello stato, sia nel processo penale che in quello civile. Il sequestro conservativo dei beni dell’indagato, a garanzia del risarcimento dei danni civili subiti dai figli della vittima. Un anticipo (la cosiddetta provvisionale) non inferiore al 50% del presumibile danno per i figli costituiti come parte civile. La sospensione dalla successione per l’indagato e l’indegnità a succedere in caso di condanna per omicidio. In caso di rinvio a giudizio, è prevista l’attribuzione della pensione di reversibilità ai figli della vittima, senza obbligo di restituzione.

Accanto a queste misure patrimoniali, altre riguardano la corresponsione di servizi. Dal diritto di accesso ai servizi di assistenza, come il sostegno allo studio o l’avviamento al lavoro, all’assistenza gratuita medico-psicologica, con l’esenzione dalle spese sanitarie e farmaceutiche. E poi il diritto all’affidamento garantendo la continuità delle relazioni affettive consolidatesi tra il minorenne e i parenti prossimi.

È stata prevista possibilità di accesso al fondo di rotazione per la solidarietà, inizialmente istituito solo per le vittime dei reati di tipo mafioso. Il fondo è stato esteso per l’erogazione di borse di studio in favore degli orfani per crimini domestici e il finanziamento di iniziative di orientamento, formazione e sostegno lavorativo.

Sono inoltre state stabilite quote di riserva nelle assunzioni, analoghe a quelle previste dall’articolo 18 comma 2 della legge 68/1999. Nonché la decadenza dell’alloggio pubblico per il condannato, con garanzia per le altre persone conviventi di non perdere il diritto di abitazione.

Altri aspetti della riforma infine riguardano l’equiparazione dei rapporti coniugali a quelli di convivenza, modificando il codice penale dove prevedeva l’aggravante solo per i primi. E la possibilità di cambiare il cognome per i figli della vittima, se coincide con quello del genitore condannato per omicidio.

A partire dai dati sui femminicidi raccolti dalla Casa delle donne di Bologna attraverso l’analisi della rassegna stampa, è stato estratto un elenco di vittime tra 2016 e 2018. Le fonti non sempre consentono di risalire alla presenza di figli minorenni. Quando non specificata, è stata ipotizzata in base all’età della vittima, consentendo di selezionare quasi 150 casi nel triennio.

L’analisi di queste informazioni, ancorché frammentarie e parziali, offre uno sguardo drammatico del fenomeno. Dei 42 minori orfani di femminicidio, la grande maggioranza (78,6%) aveva meno di 12 anni al momento della morte della madre (33 in totale).  Oltre un minore su 4 ha assistito direttamente all’omicidio della madre.

L’analisi si concentra anche su altri aspetti, come il collocamento dei minorenni dopo la morte della madre. Il  primo decreto provvisorio ha previsto, per 11 procedimenti, il collocamento in ambito etero familiare. In 7 casi la comunità, in uno la casa famiglia, in 3 una famiglia affidataria.

Per gli altri procedimenti il collocamento è stato disposto presso i familiari materni (7 casi), quelli paterni (3 casi), entrambi (1 caso) oppure presso il padre non autore del reato (1). In quasi il 90% dei casi la decisione assunta nell’immediatezza dei fatti è stata confermata dal tribunale per i minorenni.

I dati sono tratti dall’articolo “Anche i minori sono vittime della violenza di genere” pubblicato il 23 novembre 2023, a cura dell’Osservatorio “Con i bambini. Impresa sociale. Fondo per il contrasto della povertà educativa minorile”.

 

Violenza Donna

Il sistema di protezione per le donne vittime di violenza di genere. I Centri Antiviolenza e le Case Rifugio

DoRS, nella ricorrenza del 25 novembre, Giornata mondiale contro la violenza sulle donne, ha letto, commentato e sintetizzato l’indagine Istat sui Centri Antiviolenza e sulle Case Rifugio, riferita agli anni 2021-2022. Dedichiamo l’articolo alla memoria di Giulia Cecchettin e delle altre 105 donne e ragazze, trucidate da mariti, fidanzati, ex mariti, ex fidanzati, in Italia, dall’inizio anno a novembre 2023.

Intelligenza artificiale: un aiuto per identificare i fattori di rischio del suicidio negli adolescenti

Uno studio, condotto dal team di Psichiatria dell’Infanzia e dell’Adolescenza dell’Ospedale Meyer insieme all’Università di Firenze, pubblicato a ottobre 2023 sulla rivista Science Progress, ha identificato, attraverso il supporto dell’intelligenza artificiale, due nuovi fattori predittivi del rischio suicidario nei bambini sotto i 12 anni di età. La stessa intelligenza artificiale può essere inoltre di supporto ai medici per valutare più in generale il rischio suicidario.

L’impatto della povertà sulla salute mentale: evidenze e raccomandazioni

In occasione del 10 ottobre, Giornata Mondiale della Salute Mentale, DoRS ha preparato un articolo sulle conseguenze negative della povertà sulla salute mentale e sulle raccomandazioni per far fronte a tale impatto. È ormai evidente da anni il rapporto tra salute fisica e mentale e condizioni economiche, grazie a studi autorevoli che hanno dimostrato che l’aspettativa di vita di una persona che vive in Europa, in America e in Giappone è doppia rispetto a quella di chi vive in Africa, e di un terzo superiore a quella di chi vive in India e Sud America (Marmot, M. 2017) : le persone socialmente e culturalmente svantaggiate vivono in luoghi degradati, sono spesso esposte a guerre e violenza, hanno un accesso limitato all’istruzione e scarsa aderenza alle cure. Per i problemi mentali sono fattori aggravanti lo scarso riconoscimento della malattia, la paura dello stigma, le minori possibilità di accesso ai servizi e di opportunità di cura e sostegno.

Promuovere salute: principi e strategie

Mercoledì 30 gennaio DoRS organizza la presentazione del libro Promuovere salute: principi e strategie. L’autrice, Patrizia Lemma, del Dipartimento di Scienze della Sanità Pubblica e Pediatriche dell’Università degli Studi di Torino, dialogherà con alcuni esperti.

Dalla brace alla padella, ovvero dal tabacco bruciato a quello riscaldato

Circa un milione e duecentomila persone in Italia fanno uso occasionale o regolare di sigarette elettroniche. La nicotina favorisce ipertensione e diabete, e il principio di precauzione sui potenziali danni delle sostanze aromatizzanti presenti nei prodotti senza nicotina dovrebbe farci riflettere. Nel caso del riscaldamento del tabacco si possono produrre formaldeide e acetaldeide, carcinogeni del gruppo 1, secondo lo IARC.

È possibile che uno studio scientifico sia falso? Il caso degli zombie trials

In inglese li chiamano «zombie trial». Sono gli studi clinici su farmaci e terapie che contengono dati sbagliati o inventati di sana pianta. Un ricercatore del dipartimento di anestesiologia dell’ospedale di Torquay (UK), il dottor Carlisle, preoccupato che gli studi contenessero dati falsi, ha analizzato i dati riassuntivi degli studi randomizzati controllati sottoposti alla rivista Anesthesia da febbraio 2017 a marzo 2020. Ha classificato i processi con dati falsi come “zombie” se pensava che il processo fosse fatalmente difettoso.

Indagine su abusi e violenza nello sport

Quattro bambini su dieci che praticano sport sono vittime di violenza nel contesto sportivo. Le quattro forme principali di violenza identificate sono quelle psicologica, fisica, negligenza e sessuale con contatto o senza contatto fisico.

Le prevalenze emerse tra i partecipanti che hanno subito violenze e/o abusi includono: violenza psicologica (30%), violenza fisica (19%), negligenza (15%) e violenza sessuale (14%). I bambini spesso sperimentano più di una forma di violenza e/o abusi, ad esempio: tra coloro che hanno subito violenza sessuale o fisica, il 7% ha subito anche violenza psicologica.

La violenza psicologica è sperimentata più frequentemente rispetto ad altre forme nello sport italiano. I risultati mostrano che i livelli di violenza e/abusi sono più elevati tra i partecipanti più giovani (18-24 anni) rispetto a quelli più anziani (25-30 anni).

Nella maggior parte delle categorie, i partecipanti maschi hanno sperimentato livelli più elevati di violenza e/abusi rispetto alle partecipanti femmine, soprattutto nella violenza fisica e sessuale. Tuttavia, la violenza sessuale non deve essere sottovalutata tra le ragazze, poiché l’assunzione che siano a rischio inferiore potrebbe essere errata.

Il rischio di violenza e/o abusi è presente a tutti i livelli di partecipazione sportiva, ma aumenta in modo direttamente proporzionale ai livelli di competitività. L’intensità e l’isolamento associati ai livelli di prestazione più elevati offrono maggiori opportunità per atti di violenza inosservati.

Le esperienze di violenza e/o abusi spesso iniziano prima dei 14 anni, soprattutto per la violenza psicologica, fisica e la negligenza. La violenza sessuale con contatto e senza contatto inizia spesso prima dei 16 anni. La durata varia, ma la maggior parte dei partecipanti ha sperimentato comportamenti protratti nel tempo anziché eventi isolati.

Circa un quarto o un terzo dei partecipanti ha riferito che la violenza e/o l’abuso hanno avuto una durata di almeno sei mesi. Abusi e/o violenze si verificano principalmente all’interno o vicino a strutture sportive, con una focalizzazione sugli spogliatoi e le aree delle docce. Tuttavia, una parte significativa degli eventi si verifica anche in contesti pubblici, indicando una normalizzazione della violenza e/o abusi nello sport.

La maggioranza dei partecipanti che subisce violenze e/o abusi nello sport non cerca aiuto (56%). Le motivazioni per non cercare aiuto includono la percezione delle esperienze come accettabili o tollerabili (47%), la paura di sembrare deboli (30%) e la paura delle conseguenze (17%).

Sono i compagni di squadra/pari gli autori di violenza/abusi in oltre il 62% dei casi per i partecipanti maschi e il 45% dei casi per le femmine. Gli allenatori sono autori di violenze e/o di abusi maggiormente per le donne (35%) rispetto agli uomini (27%).

Le autorità sportive devono affrontare queste problematiche e comunicare in modo efficace le linee guida comportamentali per garantire un ambiente sicuro per i bambini.