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Dati sanitari

Dors, in collaborazione con il Servizio di Epidemiologia dell’ASLTO3, reperisce, elabora e rende disponibili i dati essenziali per programmare, gestire e valutare gli interventi di monitoraggio, prevenzione e cura dei problemi rilevanti per la salute.

Indagine su abusi e violenza nello sport

Quattro bambini su dieci che praticano sport sono vittime di violenza nel contesto sportivo. Le quattro forme principali di violenza identificate sono quelle psicologica, fisica, negligenza e sessuale con contatto o senza contatto fisico.

Le prevalenze emerse tra i partecipanti che hanno subito violenze e/o abusi includono: violenza psicologica (30%), violenza fisica (19%), negligenza (15%) e violenza sessuale (14%). I bambini spesso sperimentano più di una forma di violenza e/o abusi, ad esempio: tra coloro che hanno subito violenza sessuale o fisica, il 7% ha subito anche violenza psicologica.

La violenza psicologica è sperimentata più frequentemente rispetto ad altre forme nello sport italiano. I risultati mostrano che i livelli di violenza e/abusi sono più elevati tra i partecipanti più giovani (18-24 anni) rispetto a quelli più anziani (25-30 anni).

Nella maggior parte delle categorie, i partecipanti maschi hanno sperimentato livelli più elevati di violenza e/abusi rispetto alle partecipanti femmine, soprattutto nella violenza fisica e sessuale. Tuttavia, la violenza sessuale non deve essere sottovalutata tra le ragazze, poiché l’assunzione che siano a rischio inferiore potrebbe essere errata.

Il rischio di violenza e/o abusi è presente a tutti i livelli di partecipazione sportiva, ma aumenta in modo direttamente proporzionale ai livelli di competitività. L’intensità e l’isolamento associati ai livelli di prestazione più elevati offrono maggiori opportunità per atti di violenza inosservati.

Le esperienze di violenza e/o abusi spesso iniziano prima dei 14 anni, soprattutto per la violenza psicologica, fisica e la negligenza. La violenza sessuale con contatto e senza contatto inizia spesso prima dei 16 anni. La durata varia, ma la maggior parte dei partecipanti ha sperimentato comportamenti protratti nel tempo anziché eventi isolati.

Circa un quarto o un terzo dei partecipanti ha riferito che la violenza e/o l’abuso hanno avuto una durata di almeno sei mesi. Abusi e/o violenze si verificano principalmente all’interno o vicino a strutture sportive, con una focalizzazione sugli spogliatoi e le aree delle docce. Tuttavia, una parte significativa degli eventi si verifica anche in contesti pubblici, indicando una normalizzazione della violenza e/o abusi nello sport.

La maggioranza dei partecipanti che subisce violenze e/o abusi nello sport non cerca aiuto (56%). Le motivazioni per non cercare aiuto includono la percezione delle esperienze come accettabili o tollerabili (47%), la paura di sembrare deboli (30%) e la paura delle conseguenze (17%).

Sono i compagni di squadra/pari gli autori di violenza/abusi in oltre il 62% dei casi per i partecipanti maschi e il 45% dei casi per le femmine. Gli allenatori sono autori di violenze e/o di abusi maggiormente per le donne (35%) rispetto agli uomini (27%).

Le autorità sportive devono affrontare queste problematiche e comunicare in modo efficace le linee guida comportamentali per garantire un ambiente sicuro per i bambini.

Alcol: Esiste o no una quantità sicura che non influisca sulla salute?

Il 2023 è iniziato con una presa di posizione netta da parte dell’Organizzazione Mondiale della Sanità al riguardo delle ormai consolidate evidenze scientifiche sul consumo di alcol e rischi per la salute. Nella speranza di aiutare i nostri lettori ad approfondire l’argomento, come redazione Dors abbiamo deciso di fare un po’ di ricerca sulle migliori evidenze possibili e offrire una newsletter tematica composta da una serie di articoli sul “consumo di alcol” da punti di vista differenti.

Telefono Rosa: Report 2022

I femminicidi nel 2022 sono stati nuovamente superiori alle 100 unità (122): un numero in controtendenza rispetto al generale calo dei reati e in particolare degli omicidi.

Il  report porta la sua attenzione su moltissime altre questioni che restano gravissime ma che sono anche segnali inequivocabili (reati spia, come vengono definiti) nei confronti del rischio per le donne di essere uccise dal proprio partner o ex.

Settecentoottanta le donne accolte, 4.952 i contatti della sezione aiuto on line, e-mail e social. Nel 26,66% dei casi, si tratta di ragazze sotto i 16 anni o appartenenti alla fascia di età dai 16 ai 29 anni: si confermano quindi i dati secondo i quali la violenza maschile incide sempre più precocemente nella vita delle donne.

 Il 71% delle donne accolte sono italiane, il 29% straniere, la maggior parte delle quali proviene da paesi extra-UE.

Trecentotrenta le donne vittime di violenza fisica, 345 di violenza verbale e minacce, 79 di violenza sessuale e 157 da altre forme di violenza sessuale, quali molestie, in presenza oppure on line, revenge porn, obbligo di prestazioni sessuali umilianti o degradanti. Sempre superiore al 50% il livello di rischio alto o altissimo di ulteriori forme di violenza per le donne che ricorrono all’associazione del Telefono Rosa, dove altre forme di violenza sono rappresentate dalle 167 donne vittime di stalking o cyberstalking, 554 offese da violenza psicologica, 240 vittime di violenza economica.

Per il 55,72% dei figli è stata rilevata violenza assistita, mentre il 27,86% subisce anche violenza diretta.

Da alcuni anni si assiste a un continuo aggravamento delle diverse forme di violenza, con altissimi costi sanitari e sociali per le donne offese dalla violenza maschile. Risultano infatti 135 una sola volta, e 27 più di una volta, gli accessi al pronto soccorso, mentre sono 46 le donne ricoverate in ospedale per una volta e 5 quelle ricoverate più di una volta.

 Il ruoo dei centri antiviolenza e del Telefono Rosa Piemonte in particolare è cruciale nel contrasto alla violenza maschile; lo sono anche le diverse iniziative di formazione rivolte ai giovani, sia a livello scolastico sia nei confronti delle aggregazioni alle quali partecipano (istituzionali o più informali, come le associazioni).

Le criticità sono ancora tantissime: i tempi e le modalità di applicazione delle tutele legali, per esempio. Le leggi potrebbero essere sufficienti, la loro applicazione è però molto meno sicura. Mancano ancora competenze specifiche nel mondo sanitario, scolastico ed educativo in generale, nelle stesse forze dell’ordine, anche se le formazioni loro dedicate si stanno moltiplicando. Manca la cultura diffusa.

Di sicuro, è da rilevare una opinione pubblica piuttosto assente, con pregiudizi e stereotipi che ancora condizionano la vita stessa delle donne: vergogna, stigma e solitudine sono probabilmente gli ostacoli che si incontrano più frequentemente nelle donne vittime di violenza. (Dal comunicato stampa del Telefono Rosa)

 

I trattamenti nella dipendenza da nicotina

In questo articolo si propone un estratto dei principali contenuti discussi all’incontro formativo che si è tenuto a Pinerolo (TO) il 21 febbraio 2023, organizzato dal Gruppo “FUMO” della S.C. SerD dell’ASL TO3 e intitolato “I TRATTAMENTI NELLA DIPENDENZA DA NICOTINA”.

Violenza di genere; meno chiamate al 1522 nell’ultimo trimestre 2022

Secondo la rilevazione Istat pubblicata il 10 marzo 2023 c’è stata una diminuzione significativa delle chiamate al 1522 (numero di pubblica utilità per la violenza di genere e lo stalking. Si passa infatti da 11.337 chiamate a 9.877 del 2022 (-13%) nel quarto trimestre (raffrontato allo stesso periodo nel 2021). La diminuzione è più evidente per quanto concerne il contatto telefonico (-15.1%) e minima rispetto alla chat (-0,85%).

 Osservando la composizione percentuale delle chiamate per tipo di motivo, la richiesta di informazioni sul servizio 1522 rappresenta il 32,5% delle chiamate valide. Su questo valore pesa l’effetto della giornata del 25 novembre (Giornata internazionale contro la violenza sulle donne), quando sotto la spinta dei mass-media e dei social l’utenza è risultata più sollecitata a rivolgersi al servizio per avere maggiori informazioni sulla attività fornite dal numero di pubblica utilità.

 Analizzando i tipi di violenze subite, il 63,5% delle vittime dichiara di averne subito più di un tipo. I dati continuano a confermare quanto analizzato finora; le violenze maggiormente riportate nel complesso sono le minacce (37,5%) e la violenza psicologica (35,7%). Se si considera, però, la violenza che spinge maggiormente le vittime a contattare il numero di pubblica utilità 1522, quella fisica (40,1%) risulta essere la prevalente.

Nel quarto trimestre 2022 nel 55% dei casi le vittime con figli dichiarano che i propri figli hanno assistito alla violenza e nel 15,3% l’hanno subita loro stessi. Questi dati evidenziano come la violenza assistita sia un fenomeno ancora molto diffuso.

Dal racconto che le vittime fanno alle operatrici del 1522 emerge che la maggior parte di esse non denuncia la violenza subita alle autorità competenti. Solo il 14,5% nel quarto trimestre 2022 ha infatti denunciato la violenza subita (399 vittime). Questo dato è peraltro in lieve diminuzione rispetto ai precedenti trimestri.

Le tavole messe a disposizione dall’Istat riportano informazioni su:

  • il profilo delle vittime che si rivolgono al servizio per regione,
  • la tempistica delle chiamate per giorno della settimana e per ora della giornata,
  • i luoghi principali in cui avviene l’atto violento, nonché sugli effetti da esso generati sia direttamente sulle vittime sia sui figli.