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Salute mentale

“La salute mentale è uno stato di benessere emotivo e psicologico nel quale l’individuo è in grado di sfruttare le sue capacità cognitive o emozionali, esercitare la propria funzione all’interno della società, rispondere alle esigenze quotidiane della vita di ogni giorno, stabilire relazioni soddisfacenti e mature con gli altri, partecipare costruttivamente ai mutamenti dell’ambiente, adattarsi alle condizioni esterne e ai conflitti interni”.

Questa definizione dell’OMS del 2007 ha dato origine allo slogan “non c’è salute senza salute mentale”, che evidenzia l’importanza e la difficoltà di operare in tale ambito.

L’area del sito dedicato a questo tema vuole essere una risorsa documentale per operatori e decisori impegnati in attività e progetti di:

prevenzione dei disturbi mentali (segnalati in aumento dalla Commissione Europea per la salute, secondo cui l’11% circa della popolazione soffre di disturbi mentali);
promozione del benessere mentale della popolazione.

Fonti autorevoli quali il Rapporto OMS 2004 – 2005 “Promoting Mental Health”, il Libro verde della Commissione Europea “Migliorare la salute mentale della popolazione” e il documento “Health 2020” dell’ OMS auspicano che la salute mentale sia garantita a tutti e propongono l’adozione di strategie “comunitarie” per creare consapevolezza e cambiamento, secondo un approccio salutogenico che si concentra sugli aspetti positivi (resilienza, capacità di autogoverno, sentimento di felicità, risorsa psicologica di autostima…).
L’area Focus si caratterizza per l’attenzione a: influenza dei fattori socio-economici, promozione delle life skills nel contesto scolastico (e in altri setting), strategie di intervento comunitario, sostegno e empowerment dei caregivers, modalità operative di intervento nelle organizzazioni sanitarie. ”

Progetto PASTEL: interventi con animali e teatro-terapia per aumentare il benessere

Il Progetto PASTEL – Pets and Smiles To Enjoy Life – con capofila l’ASP – Azienda Sanitaria Provinciale di Ragusa, cofinanziato all’interno del programma EU Erasmus, si è svolto nel 2022.
Obiettivo: lo scambio di Buone Pratiche finalizzate all’aumento delle competenze di operatori sanitari ed educatori, sia per la prevenzione del burnout e la gestione dello stress, sia per la relazione coi pazienti. La condivisione di saperi e prassi ha riguardato i contesti sanitari di due diversi Paesi: l’Italia e la Polonia.
 
 Gli operatori sanitari partecipanti al progetto hanno condiviso esperienze e soprattutto metodologie attraverso un paio di incontri/workshop formativi, elaborando un “curriculum formativo” comune inerente alle necessarie ed efficaci competenze anti-stress, da diffondere nel lungo periodo (“effetto moltiplicatore”), con la finalità ultima dell’aumento del benessere dei pazienti.
 
Nello specifico, le buone pratiche oggetto di studio e di condivisione: un intervento integrato rivolto al personale dell’ASP di Ragusa, basato sulla medicina narrativa, il teatro-terapia e la IAA – Interventi Assistiti con Animali, in atto da 3 anni; attività terapeutiche, riabilitative ed educative con la partecipazione di animali, svolte dal 2008 all’interno di centri medico-sanitari, reparti pediatrici e psichiatrici di ospedali, centri Alzheimer, ecc dagli operatori dell’organizzazione no-profit SZL – Stowarzyszenie Zwierz?ta Ludziom di Varsavia
 
Il progetto ha prodotto un Report finale, presentato in occasione del Convegno sul tema della Salute Mentale e dell’Invecchiamento Sano e Attivo organizzato dall’ASP di Ragusa a Giugno del 2022, nel quale si rileva che i risultati sono stati positivi, “… sia in termini di miglioramento delle competenze professionali sia dal punto di vista della crescita personale e relazionale“.
 

Progetto internazionale per migliorare la salute mentale della popolazione del Sud Sudan

Il progetto M(H)IND (Mental Health and Integration for Development) è la prima iniziativa interamente dedicata all’espansione integrata di servizi di salute mentale a livello comunitario, primario e secondario, pienamente incorporata nel sistema sanitario locale del Sud Sudan. E’ finanziato dall’Agenzia Italiana per la Cooperazione allo Sviluppo e dalla Fondazione Stavros Niarchos (organizzazione filantropica internazionale con sede ad Atene), e l’ONG Amref (African Medical and Research Foundation) è capofila.
 
M(H)IND è nato dalla situazione di emergenza esistente in Sud Sudan: i conflitti decennali, il cambiamento climatico, la miseria e l’insicurezza generale hanno aggravato lo stato di salute mentale della popolazione del Sud Sudan: Amref sottolinea che nel Paese si registra il quarto più alto tasso di suicidi in Africa, e che un quinto della sua popolazione è affetto o è a rischio di sviluppare disturbi mentali. Inoltre, i servizi di base sono carenti, la disponibilità di personale qualificato per la diagnosi ed il trattamento di questo tipo di patologie è molto ridotta, e c’è un atteggiamento di non accettazione per le persone con disturbi mentali.
 
Il progetto M(H)IND sperimenterà in alcune aree geografiche una serie di interventi di dimostrata efficacia, potenzialmente trasferibili in tutto il Paese, quali ad esempio l’approccio “Self-Help Plus” (SH+), un intervento psicologico sviluppato dall’OMS per lo sviluppo di competenze essenziali per gestire lo stress e affrontare le avversità: Amref è capofila, in collaborazione con Health Right International, di un corso di formazione SH+,  rivolto a coloro che si trovano in uno stato di malessere psicologico, col fine ultimo di prevenire un peggioramento o cronicizzazione dello stato di salute mentale. Al corso si affiancano le attività di assistenza clinica per i disturbi psicologici, psichiatrici e neurologici nei servizi esistenti, in collaborazione con la Caritas, e azioni di disseminazione quali le campagne radiofoniche realizzate dal partner BBC Media Action,  focalizzate sul tema della salute mentale con l’obiettivo di contrastare lo stigma attraverso la messa in discussione dei diffusi pregiudizi e comportamenti discriminatori.

La “Comunità amichevole” per le persone con demenza.

Su Salute Umana un interessante articolo di Luisa Bartorelli, presidente di Alzheimer Uniti ONLUS, racconta cosa è e come funziona una “comunità amichevole” per le persone con demenza. 
 
Il concetto di friendly community – comunità amichevole – per le persone con demenza è un modello di intervento sociale, che mira a ridurre lo stigma e l’esclusione, fonte di sofferenza per le famiglie coinvolte. 
La sua definizione, anche secondo le indicazioni dell’OMS, può essere questa: un luogo dove queste persone con le loro famiglie siano aiutate a vivere con significato, scopo e valore, mantenendo le loro aspirazioni, fiduciose di poter partecipare alle attività della comunità di appartenenza.
 
In Italia sono già state avviate delle pratiche innovative di cura e assistenza per questa tipologia di persone, pur se con una distribuzione territoriale diseguale: si tratta di attività poco “medicalizzate”, incentrate sul mantenimento/conservazione delle abilità residue e sostegno alle famiglie e ai caregivers, quali ad esempio i CogClub dell’Emilia Romagna (focus sulla riattivazione delle capacità cognitiva), i Meeting Point della Liguria (focus sulla socializzazione), gli Alzheimer Café (rete ben sviluppata nel Centro-Nord), le visite museali (focus sulla mediazione artistica nella terapia delle malattie neurodegenerative) che contribuiscono a dare una diversa immagine della demenza, esorcizzando paure e pregiudizi e tutelando la dignità e i diritti delle persone.
 
Un esempio di prima comunità amichevole italiana è Aprilia, città alle porte di Roma, all’interno della quale viene stimata la presenza di 650 persone con demenza. Il progetto è stato promosso nel 2019 dall’Associazione di familiari in accordo con il Sindaco, gli Assessorati di settore, le Forze dell’ordine (Polizia di Stato e Carabinieri), la Protezione Civile, l’Azienda Sanitaria, la Croce Rossa, il Responsabile della Chiesa locale, e nello stesso anno è stato redatto un Protocollo di Intesa sugli obiettivi e sulle azioni da intraprendere ( Firmato il protocollo d’intesa tra associazioni, ASL e Comune per il progetto “Aprilia, Città amica delle persone con demenza” – Città di Aprilia : Città di Aprilia)
 
Gli obiettivi sostenibili e le azioni promosse dal progetto, che si svolgerà nell’arco di 36 mesi, sono:
 – Aumentare la consapevolezza della comunità e ridurre il pregiudizio associato alla demenza;
 – dare voce alle persone con demenza aumentando le loro opportunità di vita sociale;
– renderle partecipi del processo di cambiamento assieme ai loro familiari in tutte le fasi di attuazione del progetto;
– informare le varie categorie professionali e lavorative sul territorio;
– fare in modo che l’ambiente urbano, i percorsi cittadini e gli spazi pubblici siano vivibili e fruibili per le persone con demenza;
– rendere i trasporti e gli accessi più adatti alle loro difficoltà cognitive;
– promuovere una maggiore attenzione e sensibilità nella presa in carico da parte dei servizi sociosanitari

la Comunità Amica delle persone con demenza non vuole essere un’isola felice, ma un processo di cambiamento culturale che richiede i suoi tempi e che tiene conto dei fondamentali bisogni loro e delle famiglie, adattando spazi, ambienti e servizi alle difficoltà di tale condizione. È un’apertura all’accoglienza, che va valutata nel tempo, per validarne progetti e risultati rispetto alle aspettative di una migliore qualità di vita.

 
Luisa Bartorelli. Nuove prospettive di cura per le persone con demenza in una comunità amichevole. In La Salute Umana, n° 278 – 2020 aprile – giugno. Pagg. 16 – 20
 
Pagina Facebook del progetto Aprilia: (20+) Facebook

La solitudine può peggiorare la salute mentale

Più di un quinto degli adulti americani riferisce che spesso, o addirittura sempre, si sente solo o isolato dagli altri. La solitudine è una condizione soggettiva, in cui l’individuo si percepisce socialmente isolato anche quando si trova in mezzo ad altre persone. Infatti, sebbene tecnologia e globalizzazione possano aver migliorato la qualità di vita, hanno anche ribaltato i costumi sociali e interrotto il modo tradizionale di relazionarsi: il sovraccarico di informazioni, la connettività 24 ore su 24, le innumerevoli ma superficiali e talvolta dannose relazioni sui social media hanno “spalancato le porte” a questo stato emotivo.

Sebbene sia più probabile riscontrare in popolazioni a rischio di alienazione sociale, isolamento e separazione (come gli anziani privi di rete familiare, pazienti con disturbi psichiatrici o in condizioni di salute che limitano per molto tempo le loro capacità comunicative e/o di mobilità), chiunque può sentirsi solo in qualsiasi momento. Una relazione sociale può essere percepita da un individuo diversamente sulla base di differenti fattori, tra cui le precedenti esperienze, la situazione in cui si trova in quel momento e la generale preferenza verso quel tipo di contatto sociale. È quindi evidente che questa condizione non è limitata agli anziani che vivono soli, ma può manifestarsi in qualsiasi fascia di età, e persino tra quelle persone che hanno numerosi contatti/followers/amici sui social media.

Un recente studio riporta che la maggior parte delle persone che segnalano di vivere la solitudine hanno meno di 50 anni, redditi più bassi e non sono sposate. Dallo studio emerge anche che circa sei persone su dieci affermano l’esistenza di una causa specifica del sentirsi soli: la morte di una persona cara, problemi di salute fisica o mentale, il divorzio o l’allontanamento dalla propria famiglia. Di fatto, alcuni eventi negativi della vita possono esacerbare o mettere le persone a rischio di solitudine: ad esempio, è molto più probabile che chi riferisce di sentirsi solo affermi di aver subìto un cambiamento negativo nella propria situazione finanziaria, un grave infortunio o patologia, o la perdita del lavoro negli ultimi due anni.

La solitudine può contribuire ad una costellazione di disturbi psichici e/o fattori di rischio psicosociali, inclusa la sintomatologia depressiva, alcolismo, pensieri suicidi, impulsività e comportamenti aggressivi, ansia sociale. È anche un fattore di rischio per patologie cardiache e obesità  e sembra contribuire alla progressione della malattia di Alzheimer.

 Un rapporto sulla solitudine in America pubblicato dalla Graduate School of Education dell’Università di Harvard suggerisce che chiedere al paziente se si sente solo dovrebbe sempre essere un elemento da includere nella visita di controllo annuale, alla stregua degli esami del sangue o del controllo pressorio. Sarebbe auspicabile anche sviluppare campagne di educazione pubblica che forniscano alle persone informazioni e strategie che le aiutino ad individuare e gestire pensieri e comportamenti controproducenti, frutto della solitudine. Dovremmo infine lavorare tutti per ripristinare un maggiore senso di responsabilità, sia verso gli altri sia verso il bene comune.

Fattorini L. Solitudine e salute. Salute Internazionale. 11 settembre 2023

L’impatto dei determinanti sociali sulla salute mentale dei giovani

La letteratura scientifica parla di un aumento dei disturbi psichiatrici negli adolescenti e nei giovani dal 2020; un’altra lettura del fenomeno, invece, è di un aumento di disagio/stress psicologico collegato a disorganizzazione e ostacoli socio-politici. C’è comunque il rischio di una visione semplificata in cui il malato sia l’adolescente o la società, che può portare a una eccessiva medicalizzazione e/o alla difficoltà di inserire nel setting clinico l’attenzione ai determinanti socio-economici, e che va superato.

 Gli adolescenti e i giovani devono affrontare più sfide: la pressione e le minacce on line dovute ai social media, le scarse prospettive di trovar lavoro e un alloggio a prezzi contenuti, l’impatto della crisi climatica sul loro futuro.

E’ evidente come gli interventi clinici possano avere un ruolo limitato nel gestire/affrontare i problemi che principalmente sono conseguenze di un malfunzionamento della società.

La consapevolezza che la “crisi della salute mentale” dei giovani è intrecciata con la confusione socio-politica rende più sfumati i confini tra prospettiva medica e prospettiva sociale, e ciò dovrebbe aprire gli occhi sulla necessità di andare oltre i classici interventi di tipo farmacologico,  psicoterapeutico, infermieristico (collaborative care), evitando di patologizzare/medicalizzare la vita psichica dei giovani, troppo spesso sottoposti a stress “disordinati” e “straordinari”.
L’esortazione è quindi di andare oltre l’etichettamento diagnostico con i criteri del manuale DSM, considerando che gli stressor psicosociali e ambientali si combinano con elementi di vulnerabilità e fattori di resilienza individuali, seguendo percorsi differenti.

Vengono inoltre fornite delle implicazioni per la pratica:

  • agli interventi clinici va affiancata l’accurata analisi dei determinanti dei problemi di salute mentale della persona e della sua famiglia, incluso il peso dei fattori sociali nel provocare o aggravare i sintomi
  • l’aumentata consapevolezza dei determinanti sociali della salute mentale può contrastare l’orientamento bio-medico della psichiatria contemporanea e può aumentare il supporto/spinta da parte dell’opinione pubblica verso riforme socio-politiche e finanziamenti per le iniziative di sanità pubblica
  • i sintomi vanno considerati nel loro contesto sociale prima di emettere un giudizio di significatività clinica e proporre dei trattamenti

Aftab A, Druss BG. Addressing the Mental Health Crisis in Youth—Sick Individuals or Sick Societies? JAMA Psychiatry. 2023;80(9):863–864. doi:10.1001/jamapsychiatry.2023.1298

 

Un intervento psicologico “di precisione” on line può ridurre i problemi ansiosi e depressivi

Uno studio pubblicato sul Journal of American Medical Association – JAMA ha dimostrato l’efficacia di un trattamento cognitivo-comportamentale (CBT Therapy) on line per la riduzione di ansia e depressione. Questo tipo di intervento, ideato e realizzato da un gruppo di ricercatori di alcune università degli Stati Uniti, del Messico e della Colombia, rientra nell’ambito della “medicina di precisione” * e ha vantaggi quali il basso costo, la tempestività e l’accessibilità.

Lo studio ha coinvolto 1319 studenti con problemi ansioso-depressivi, che sono stati assegnati in maniera casuale a 3 gruppi: due gruppi hanno effettuato l’intervento on line – in un caso guidato/gestito da un terapeuta, nell’altro in auto-gestione, il gruppo di controllo ha invece ricevuto una terapia standard nel setting ambulatoriale 

I risultati:

  • gli studenti che hanno usufruito dell’intervento cognitivo-comportamentale in modalità on line e con la guida di un terapeuta avevano tassi di remissione/guarigione dai sintomi ansioso-depressivi più alti (quasi 52%) rispetto agli studenti del gruppo in modalità on line auto-gestita e del gruppo col trattamento standard
  • l’intervento cognitivo-comportamentale condotto in modalità on line e con la guida di un terapeuta è stato associato a una probabilità maggiore di remissione dei sintomi ansiosi e depressivi nel 91.7% degli studenti.

*Medicina di precisione: si tratta di un modello medico che si è sviluppato grazie alle possibilità offerte dalle soluzioni digitali di aumentare i processi di verifica e monitoraggio del successo degli interventi/terapie. Le sue caratteristiche principali sono l’individuazione della terapia medica più appropriata per ciascuno, la verifica costante degli effetti, la possibilità di correggere/modificare e ri-adattare nel minor tempo possibile (https://www.bigdata4innovation.it/data-science/cose-la-precision-medicine-e-come-permette-di-realizzare-la-precision-care-grazie-alla-data-science/)

 Benjet C, Zainal NH, Albor Y, et al. A Precision Treatment Model for Internet-Delivered Cognitive Behavioral Therapy for Anxiety and Depression Among University Students: A Secondary Analysis of a Randomized Clinical Trial. JAMA Psychiatry. 2023;80(8):768–777. doi:10.1001/jamapsychiatry.2023.1675

Gli effetti positivi dell’ortoterapia sulla salute psichica

L’orto-terapia è un intervento non farmacologico per la riduzione dello stress ormai accettato e utilizzato, poiché molti studi hanno dimostrato i suoi effetti terapeutici in vari setting, vari gruppi di destinatari e varie tipologie di intervento. Una recente revisione sistematica ha analizzato la letteratura esistente sull’efficacia di questa metodologia per la riduzione dello stress, evidenziando: un significativo miglioramento degli indicatori riguardanti la salute psichica; un collegamento tra gli effetti mitiganti dello stress e le caratteristiche della popolazione target nonché del contesto; l’impatto positivo in particolare di interventi realizzati in un setting virtuale; una durata ottimale dell’intervento tra i 100 e i 500 minuti.

Lu S, Liu J, Xu M, Xu F. Horticultural therapy for stress reduction: A systematic review and meta-analysis. Front Psychol. 2023 Jul 26;14:1086121. doi: 10.3389/fpsyg.2023.1086121. PMID: 37564307; PMCID: PMC10411738.

 

 

Gli interventi nei contesti naturali: meccanismi e circostanze per promuovere la salute mentale

Gli interventi negli ambienti naturali e spazi verdi (orto-terapia, giardini terapeutici, attività terapeutiche outdoor quali ad esempio la Forest Therapy, l’Adventure Therapy, ecc) rappresentano un’opportunità di cura/assistenza sanitaria e sociale accessibile a tutti, e una possibilità di alleggerimento della pressione sui servizi pubblici di salute mentale. La ricerca in tale ambito sta facendo progressi, ma i meccanismi sottostanti e i processi di funzionamento non sono ancora stati delineati. Una revisione ha analizzato gli interventi realizzati nei contesti naturali, finalizzati alla promozione della salute mentale, rivolti a gruppi di popolazione con patologie cliniche e senza alcuna patologia, utilizzando la metodologia della “valutazione scientifica realistica”: l’obiettivo è la sintesi delle evidenze internazionali al fine di chiarire come e perché un programma funziona. Sono stati inclusi 49 articoli: i contesti, i meccanismi e i risultati degli studi sono stati inglobati all’interno di una cornice teorica che utilizza l’interazione di 3 temi/ambiti (Natura, Sé individuale, Sé Sociale) per individuare le modalità di funzionamento e dedurne i criteri di trasferibilità. Le conclusioni della revisione hanno una rilevanza pratica, non solo teorica, per coloro che si occupano della progettazione di questi interventi, sotto forma di Raccomandazioni che si estendono anche ad interventi già in atto in termini di miglioramento e adattamento.

Wendy Masterton, Hannah Carver, Tessa Parkes, Kirsty Park, Greenspace interventions for mental health in clinical and non-clinical populations: What works, for whom, and in what circumstances?,Health & Place, Volume 64, 2020

 

L’ortoterapia favorisce i legami sociali e riduce il rischio di depressione e demenza

Un recente studio (RCT – studio randomizzato controllato) ha indagato gli effetti biologici, psicologici e sociali dell’ortoterapia. La terapia orto-colturale si è rivelata efficace nell’abbassare i livelli dei marker infiammatori (indici che servono a determinare la causa e l’entità di una infiammazione a livello sistemico) e creare/rinforzare le * connessioni/relazioni sociali (social connectedness), entrambi considerati i due fattori di rischio più importanti per lo sviluppo di patologie quali la demenza e la depressione nella terza età; tali effetti permangono sino a 6 mesi dopo la fine delle attività. Rimangono però ancora sconosciuti i meccanismi di azione di tali attività: l’ipotesi degli autori è che la “connessione sociale” sia il fattore determinante principale, responsabile della riduzione/miglioramento dello stato infiammatorio nelle persone anziane.

 * Con l’espressione “social connectedness” si intendono gli aspetti strutturali e funzionali delle relazioni sociali che alimentano la percezione individuale di significatività e legame reciproco con gli altri (van Bel et al., 2009) FROM Journal of Adolescence, 2021 (https://www.sciencedirect.com/topics/psychology/social-connectedness)

Ted Kheng Siang Ng, Daniel R.Y. Gan, Rathi Mahendran, Ee Heok Kua, Roger C-M Ho, Social connectedness as a mediator for horticultural therapy’s biological effect on community-dwelling older adults: Secondary analyses of a randomized controlled trial, Social Science & Medicine, Volume 284, 2021, 114191, ISSN 0277-9536, https://doi.org/10.1016/j.socscimed.2021.114191.

 

La sicurezza alimentare influenza la salute mentale dei più giovani

Uno studio canadese ha utilizzato i dati sanitari-amministrativi di una survey nazionale (Canadian Health Survey), identificando bambini e adolescenti (età da 1 a 17 anni) che avevano risposto al modulo Household Food Security e per i quali erano noti i contatti con i servizi da salute mentale nell’anno precedente alle risposte al sondaggio: 32.321 bambini e adolescenti residenti in Ontario. Sono state elaborate delle stime dei “rapporti di prevalenza” inerenti l’associazione tra insicurezza alimentare e utilizzo dei servizi di salute mentale.
I risultati principali:
– il 16 % dei bambini e adolescenti della survey vivevano in situazione di insicurezza alimentare
– il 9% del totale dei partecipanti aveva avuto un contatto con un ambulatorio di salute mentale e lo 0,6 con i servizi per situazione di acuzie ed emergenza
– la prevalenza dell’utilizzo dei servizi di salute mentale ambulatoriali o per cure acute è risultata più elevata per i bambini e gli adolescenti che vivevano in situazione di insicurezza alimentare rispetto ai loro coetanei senza insicurezza alimentare (rispettivamente 55 e 74%)
Lo studio conclude con il suggerimento di interventi mirati a supportare le famiglie in condizioni di insicurezza alimentare per migliorare la salute mentale dei giovani e ridurre il peso sul sistema sanitario.
 
Anderson KK, Clemens KK, Le B, et al. Household food insecurity and health service use for mental and substance use disorders among children and adolescents in Ontario, Canada. CMAJ. 2023;195(28):E948-E955. doi:10.1503/cmaj.230332