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Violenza di genere

Per violenza di genere si intendono tutti gli atti di violenza, fisica, sessuale e psicologica, compresi lo stalking, lo stupro e il femminicidio, verso persone discriminate in base al sesso. È ritenuta una violazione dei diritti umani secondo la Dichiarazione di Vienna (Conferenza Mondiale dei Diritti Umani, 1993).

Indagine su abusi e violenza nello sport

Quattro bambini su dieci che praticano sport sono vittime di violenza nel contesto sportivo. Le quattro forme principali di violenza identificate sono quelle psicologica, fisica, negligenza e sessuale con contatto o senza contatto fisico.

Le prevalenze emerse tra i partecipanti che hanno subito violenze e/o abusi includono: violenza psicologica (30%), violenza fisica (19%), negligenza (15%) e violenza sessuale (14%). I bambini spesso sperimentano più di una forma di violenza e/o abusi, ad esempio: tra coloro che hanno subito violenza sessuale o fisica, il 7% ha subito anche violenza psicologica.

La violenza psicologica è sperimentata più frequentemente rispetto ad altre forme nello sport italiano. I risultati mostrano che i livelli di violenza e/abusi sono più elevati tra i partecipanti più giovani (18-24 anni) rispetto a quelli più anziani (25-30 anni).

Nella maggior parte delle categorie, i partecipanti maschi hanno sperimentato livelli più elevati di violenza e/abusi rispetto alle partecipanti femmine, soprattutto nella violenza fisica e sessuale. Tuttavia, la violenza sessuale non deve essere sottovalutata tra le ragazze, poiché l’assunzione che siano a rischio inferiore potrebbe essere errata.

Il rischio di violenza e/o abusi è presente a tutti i livelli di partecipazione sportiva, ma aumenta in modo direttamente proporzionale ai livelli di competitività. L’intensità e l’isolamento associati ai livelli di prestazione più elevati offrono maggiori opportunità per atti di violenza inosservati.

Le esperienze di violenza e/o abusi spesso iniziano prima dei 14 anni, soprattutto per la violenza psicologica, fisica e la negligenza. La violenza sessuale con contatto e senza contatto inizia spesso prima dei 16 anni. La durata varia, ma la maggior parte dei partecipanti ha sperimentato comportamenti protratti nel tempo anziché eventi isolati.

Circa un quarto o un terzo dei partecipanti ha riferito che la violenza e/o l’abuso hanno avuto una durata di almeno sei mesi. Abusi e/o violenze si verificano principalmente all’interno o vicino a strutture sportive, con una focalizzazione sugli spogliatoi e le aree delle docce. Tuttavia, una parte significativa degli eventi si verifica anche in contesti pubblici, indicando una normalizzazione della violenza e/o abusi nello sport.

La maggioranza dei partecipanti che subisce violenze e/o abusi nello sport non cerca aiuto (56%). Le motivazioni per non cercare aiuto includono la percezione delle esperienze come accettabili o tollerabili (47%), la paura di sembrare deboli (30%) e la paura delle conseguenze (17%).

Sono i compagni di squadra/pari gli autori di violenza/abusi in oltre il 62% dei casi per i partecipanti maschi e il 45% dei casi per le femmine. Gli allenatori sono autori di violenze e/o di abusi maggiormente per le donne (35%) rispetto agli uomini (27%).

Le autorità sportive devono affrontare queste problematiche e comunicare in modo efficace le linee guida comportamentali per garantire un ambiente sicuro per i bambini.

EIGE: Conferenza Gender Equality Index – 24.10.2023

Il 24 ottobre 2023, EIGE (European Institute for Gender Equality) pubblicherà l’indice sull’uguaglianza di genere 2023.

L’indice includerà i punteggi di quest’anno relativi all’uguaglianza di genere in aree della vita come conoscenza, denaro, salute, lavoro, potere e tempo. La conferenza prenderà in considerazione anche il tema della transizione verde da una prospettiva di uguaglianza di genere.

I focus saranno:

  • Quali Stati membri dell’UE e quali contesti sono migliorati maggiormente nell’indice sull’uguaglianza di genere 2023
  • Perché una prospettiva di genere è fondamentale per il Green Deal europeo
  • Come rendere la transizione verde socialmente equa e giusta

https://promisalute.it/eige-conferenza-gender-equality-index-24-10-2023/

 

 

Dichiarazione sull’uguaglianza di genere degli Stati Membri UE

 

Spagna, Belgio e Ungheria, gli Stati membri EU che da luglio 2023 a dicembre 2024 ricopriranno la carica di Presidenza del Consiglio dell’Unione EU hanno presentato una Joint Declaration on Gender Equality.

Il testo evidenzia varie forme di discriminazione/gap di genere (cyber-violenza, inclusa la violenza sessuale e sessista online;  stupri di guerra, violenza sessuale e violenza politica contro le donne; divario retributivo di genere, divario pensionistico di genere e divario di genere nell’assistenza, etc.).

Gli Stati si impegnano fermamente affinché possa realizzarsi la “gender equality” in Europa per tutte/i, in particolare al fine di:

prevenire e combattere tutte le forme di violenza di genere, incluse la violenza economica, la cyber-violenza e la violenza sessuale; offrire protezione e supporto alle vittime e fermare/bloccare i responsabili; in questo contesto, si evidenziao che il 28 giugno 2023 l’Unione Europea ha dato la sua approvazione al Council of Europe Convention on Preventing and Combatting Violence Against Women and Domestic Violence.

 

Empowomen – il progetto sanitario per donne in difficoltà

Il concetto di prevenzione, del controllo regolare è del tutto estraneo a chi vive in strada. L’idea di controlli annuali, in programma in ciascuno dei centri della rete ONDS, vuole contribuire alla costruzione di una sanità di prossimità in grado di offrire occasioni di salute a donne in condizioni di maggiore vulnerabilità.

Le principali nazionalità di provenienza sono italiana, europea e africana; seguono le donne sudamericane e quelle asiatiche.

Complessivamente dal 2020 ad oggi sono state effettuate 2744 prestazioni sanitarie.

Il progetto si inserisce nella collaborazione tra Fondazione IncontraDonna e  l’ONDS, Osservatorio Nazionale sul Disagio e la Solidarietà nelle Stazioni Italiane. EMPOWOMEN, empowerment for women, coinvolge gli Help Center di 18 città italiane che supportano le loro beneficiarie lungo un percorso che partendo dalla prevenzione e dalla cura le aiuti a riprendere un ruolo attivo nelle comunità locali.

Nelle difficoltà della vita in condizioni di disagio estremo manca totalmente l’attenzione per la propria salute, se non quando i sintomi di una qualche patologia compaiono in maniera dolorosa o particolarmente invalidante. Si effettuano, in particolare,  visite ed esami ecografici relativi al controllo di: Seno, Cavi ascellari, Vasi Epiaortici, Tiroide.

 

Esempio di revisione sistematica sulla prevenzione scolastica della violenza di genere

Le revisioni sistematiche convenzionali offrono poche informazioni su come funzionino gli interventi e per chi. Non è sufficientemente rigoroso il modo in cui le prove vengono identificate, valutate e sintetizzate. I ricercatori hanno sviluppato “revisioni sistematiche realistiche”, affrontando domande simili alle revisioni realistiche ma utilizzando metodi rigorosi. Questo metodo è stato applicato alla sintesi delle prove sulla prevenzione scolastica della violenza negli appuntamenti e nelle relazioni (DRV) e sulla violenza di genere (GBV). Il documento riflette su metodi e risultati complessivi. Attingendo alle descrizioni degli interventi, alle teorie del cambiamento e alle valutazioni dei processi, sono state sviluppate le seguenti ipotesi iniziali: gli interventi che innescano meccanismi di “trasformazione scolastica” (prevenzione della violenza cambiando gli ambienti scolastici) otterranno effetti maggiori rispetto a quelli che innescano la “sicurezza di base” (fermare la violenza sottolineando la sua inaccettabilità) o meccanismi di “sviluppo positivo” (sviluppo di abilità e relazioni più ampie degli studenti); tuttavia, la trasformazione della scuola funzionerebbe solo nelle scuole con un’elevata capacità organizzativa. Sono state utilizzate varie analisi innovative, alcune delle quali miravano a testare queste ipotesi e altre erano induttive, attingendo ai risultati disponibili. Nel complesso, gli interventi sono stati efficaci nel ridurre la DRV a lungo termine ma non la GBV o la DRV a breve termine. La prevenzione DRV si è verificata in modo più efficace tramite il meccanismo di “sicurezza di base”. I meccanismi di “trasformazione scolastica” sono stati più efficaci nella prevenzione della violenza di genere, ma solo nei paesi ad alto reddito. Gli impatti sulla vittimizzazione DRV a lungo termine erano maggiori quando si lavorava con una massa critica di ragazze partecipanti. Gli impatti sulla perpetrazione di DRV a lungo termine sono stati maggiori per i ragazzi. Gli interventi erano più efficaci quando si concentravano su abilità, atteggiamenti e relazioni, o mancavano il coinvolgimento dei genitori o le storie delle vittime. Il metodo ha fornito nuove intuizioni e dovrebbe essere utile ai responsabili politici che cercano i migliori interventi per i loro contesti.

Bonell C, Taylor B, Berry V, Filho SRP, Rizzo A, Farmer C, Hagell A, Young H, Orr N, Shaw N, Chollet A, Kiff F, Rigby E, Melendez-Torres GJ. Re-orientating systematic reviews to rigorously examine what works, for whom and how: Example of a realist systematic review of school-based prevention of dating and gender violence. Res Synth Methods. 2023 Jul;14(4):582-595. doi: 10.1002/jrsm.1644. Epub 2023 Jun 7. PMID: 37287195.

 

 

 

 

Correlazione fra violenza di genere e abuso di alcol

Il consumo problematico di alcol aumenta il rischio di compiere atti di violenza o di esserne vittima. Gli uomini che partecipano a programmi educativi contro la violenza domestica presentano spesso, oltre al problema della violenza, anche quello dell’alcol. Circa la metà delle donne vittime di violenza riferiscono di un consumo problematico di alcol all’interno della coppia, anche se solitamente chi abusa di alcol è l’uomo. Essere sotto l’effetto dell’alcol si intreccia con una gamma di altri fattori di contesto che contribuiscono a influenzare la perpetrazione della violenza.

Telefono Rosa: Report 2022

I femminicidi nel 2022 sono stati nuovamente superiori alle 100 unità (122): un numero in controtendenza rispetto al generale calo dei reati e in particolare degli omicidi.

Il  report porta la sua attenzione su moltissime altre questioni che restano gravissime ma che sono anche segnali inequivocabili (reati spia, come vengono definiti) nei confronti del rischio per le donne di essere uccise dal proprio partner o ex.

Settecentoottanta le donne accolte, 4.952 i contatti della sezione aiuto on line, e-mail e social. Nel 26,66% dei casi, si tratta di ragazze sotto i 16 anni o appartenenti alla fascia di età dai 16 ai 29 anni: si confermano quindi i dati secondo i quali la violenza maschile incide sempre più precocemente nella vita delle donne.

 Il 71% delle donne accolte sono italiane, il 29% straniere, la maggior parte delle quali proviene da paesi extra-UE.

Trecentotrenta le donne vittime di violenza fisica, 345 di violenza verbale e minacce, 79 di violenza sessuale e 157 da altre forme di violenza sessuale, quali molestie, in presenza oppure on line, revenge porn, obbligo di prestazioni sessuali umilianti o degradanti. Sempre superiore al 50% il livello di rischio alto o altissimo di ulteriori forme di violenza per le donne che ricorrono all’associazione del Telefono Rosa, dove altre forme di violenza sono rappresentate dalle 167 donne vittime di stalking o cyberstalking, 554 offese da violenza psicologica, 240 vittime di violenza economica.

Per il 55,72% dei figli è stata rilevata violenza assistita, mentre il 27,86% subisce anche violenza diretta.

Da alcuni anni si assiste a un continuo aggravamento delle diverse forme di violenza, con altissimi costi sanitari e sociali per le donne offese dalla violenza maschile. Risultano infatti 135 una sola volta, e 27 più di una volta, gli accessi al pronto soccorso, mentre sono 46 le donne ricoverate in ospedale per una volta e 5 quelle ricoverate più di una volta.

 Il ruoo dei centri antiviolenza e del Telefono Rosa Piemonte in particolare è cruciale nel contrasto alla violenza maschile; lo sono anche le diverse iniziative di formazione rivolte ai giovani, sia a livello scolastico sia nei confronti delle aggregazioni alle quali partecipano (istituzionali o più informali, come le associazioni).

Le criticità sono ancora tantissime: i tempi e le modalità di applicazione delle tutele legali, per esempio. Le leggi potrebbero essere sufficienti, la loro applicazione è però molto meno sicura. Mancano ancora competenze specifiche nel mondo sanitario, scolastico ed educativo in generale, nelle stesse forze dell’ordine, anche se le formazioni loro dedicate si stanno moltiplicando. Manca la cultura diffusa.

Di sicuro, è da rilevare una opinione pubblica piuttosto assente, con pregiudizi e stereotipi che ancora condizionano la vita stessa delle donne: vergogna, stigma e solitudine sono probabilmente gli ostacoli che si incontrano più frequentemente nelle donne vittime di violenza. (Dal comunicato stampa del Telefono Rosa)

 

Interventi basati sulla tecnologia e digitali contro la violenza del partner intimo

Un numero crescente di ricerche mostra l‘efficacia degli interventi basati sulla tecnologia o digitali nel migliorare la salute e il benessere delle sopravvissute alla violenza da parte del partner (IPV). Inoltre, le comorbidità della salute mentale come ansia, disturbo da stress post-traumatico (PTSD) e depressione si verificano da tre a cinque volte più frequentemente nelle sopravvissute all’IPV, rendendo queste comorbilità obiettivi importanti degli interventi basati sulla tecnologia. Tuttavia, sta emergendo la ricerca sull’efficacia a lungo termine di questi interventi nel ridurre la vittimizzazione dell’IPV e gli effetti negativi sulla salute mentale sta emergendo. Questa metanalisi e revisione sistematica forniscono informazioni critiche da diversi studi randomizzati controllati (RCT) sull’impatto complessivo a breve e lungo termine degli interventi basati sulla tecnologia sulla salute e il benessere delle donne sopravvissute all’IPV.

L’obiettivo era di sintetizzare le prove attuali sugli effetti degli interventi basati sulla tecnologia o digitali sugli esiti di salute mentale (depressione, ansia e PTSD) e sugli esiti di vittimizzazione (abuso fisico, psicologico e sessuale) tra le sopravvissute all’IPV. Sono stati esaminati molteplici database tradizionali e grigi per gli studi pubblicati dal 2007 al 2021 e sono stati ammessi 64 studi e, Infine, 17 RCT sono stati conservati per la metanalisi.

I risultati sono promettenti ed evidenziano l’efficacia dell’intervento digitale di mitigazione dell’IPV come aggiunta (non sostitutiva) alle modalità tradizionali, utilizzando una strategia di risposta coordinata. I risultati contribuiscono all’attuale comprensione di “ciò che funziona” per promuovere la salute mentale, la sicurezza e il benessere delle sopravvissute .La ricerca futura potrebbe far progredire la scienza identificando gli ingredienti attivi dell’intervento, mappando i principi/meccanismi di azione dell’intervento, le migliori modalità di somministrazione, i livelli di dosaggio adeguati utilizzando il processo di corrispondenza dell’intensità del trattamento e le linee guida per aumentare la fattibilità e l’accettabilità.

 Emezue C, Chase JD, Udmuangpia T, Bloom TL. Technology-based and digital interventions for intimate partner violence: A systematic review and meta-analysis. Campbell Syst Rev. 2022 Aug 27;18(3):e1271. doi: 10.1002/cl2.1271. PMID: 36909881; PMCID: PMC9419475.

Violenza di genere: si può prevenire già a partire dai tre anni!

In occasione dell’8 Marzo, Giornata internazionale dei diritti della donna, DoRS ha letto e sintetizzato una revisione che aveva come obiettivo di identificare interventi e programmi efficaci per la prevenzione e il superamento della violenza di genere fin dai primi anni di vita, dai 3 ai 12 anni, in ambiente scolastico.

Donne gravemente sfruttate. Il diritto di essere protagoniste

Il primo Rapporto di Slaves No More è teso a indagare da una prospettiva di genere il grave sfruttamento delle donne, sia lavorativo, sia sessuale, tenendo conto della letteratura
e delle ricerche esistenti.

Oggetto del rapporto, oltre a ogni forma di sfruttamento sul lavoro compreso il gap salariale, anche la prostituzione: da una ricerca su 200 siti web attivi in tutta Italia, sia sulla prostituzione indoor che annunci on line, il business è pari a 4,7 miliardi di euro. Il grave sfruttamento femminile comporta, inoltre, anche il passaggio da una forma di sfruttamento all’altra, da uno sessuale a uno lavorativo e viceversa.   

La produzione scientifica, seppur esistente e copiosa sul versante dello sfruttamento sessuale, appare estremamente ridotta sul versante dello sfruttamento lavorativo. Spesso vi si fa cenno nel contesto di riflessioni e linguaggi tutti al maschile, laddove lo sfruttamento femminile appare del tutto marginale. La donna lavoratrice viene quasi considerata in seconda posizione rispetto alla figura del lavoratore maschio e dunque in una collocazione subordinata. Slaves No More, con il presente Rapporto, intende esplorare questa dimensione, focalizzando l’attenzione sulle forme di sfruttamento – e spesso di grave sfruttamento – che coinvolgono le lavoratrici. Si tratta di un argomento di cui non si parla molto, eppure le donne sono sottoposte a forme vessatorie di sfruttamento in molti settori della produzione e della riproduzione sociale. Si tratta invece di indagare i meccanismi attraverso i quali, in modo intersezionale, le donne in generale, e in particolare le donne immigrate (circa 2.700.00 unità), subiscono fattori molteplici di vulnerabilità sociale. Tra questi si evidenzia lo scarso accesso alle risorse materiali e culturali, le discriminazioni multiple, le violenze subite in famiglia e/o durante il percorso migratorio, il debito contratto per emigrare ovvero preteso dai trafficanti per proseguire il viaggio, la provenienza etnica o nazionale o geografica, la necessità impellente di provvedere ai bisogni della famiglia. La vulnerabilità sociale derivante dall’intreccio di taluni o di tutti questi fattori può condurre le donne, e in particolare le donne immigrate, a subire le forme più gravi sfruttamento. (Dall’introduzione del Rapporto)