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Correlazione fra violenza di genere e abuso di alcol

L’alcol svolge un ruolo importante nella perpetrazione della violenza di genere. Sebbene sia stata per lo più studiata l’associazione tra violenza da uomo a donna, risultati simili si osservano anche nella violenza da donna a uomo e tra le coppie dello stesso sesso, anche se le regole della società patriarcale e lo squilibrio di potere fra uomo e donna si aggiungono al rischio. Gli effetti di altre sostanze come la cannabis e gli stimolanti usati insieme all’alcol hanno un effetto additivo sulla violenza di genere.  Essere sotto l’effetto dell’alcol o altre sostanze si intreccia con una gamma di altri fattori di contesto che contribuiscono a influenzare la perpetrazione della violenza.

Le donne sembrano in generale essere a più alto rischio di subire violenza da parte di un partner maschile che ha bevuto.

 

In un recente convegno (Violenza domestica e conseguenze sulla salute psico-fisica, novembre 2021) Silvia Ghirini (Centro Nazionale Dipendenze e Doping, ISS) ha affrontato, attraverso la letteratura scientifica, la relazione tra abuso di alcol e violenza, da cui è emersa un’associazione positiva tra consumo di alcol e violenza fisica o sessuale da parte del partner maschile sulle donne. L’alcol spesso aumenta sia lo scatenarsi, sia la gravità della violenza di genere. La relazione tra consumo di alcol e violenza è bidirezionale: il consumo può presagire futuri atti di violenza che, a loro volta, sono fattori di rischio per il consumo problematico. Anche i bambini che assistono alla violenza dei genitori svilupperanno con maggiore probabilità abitudini di consumo dannose per la salute in età adulta.

Il Dipartimento Patologia delle Dipendenze della ASL di Alessandria ha pubblicato un report di ricerca (finanziato dal Ministero dell’Interno, dal Dipartimento per le Libertà Civili e Immigrazione, e dal Fondo United Nations Relief an Rehabilitation Administration – UNRRA) dal titolo “Violenza e dipendenza patologica” che indaga sul tema della violenza all’interno delle relazioni affettive, amicali e familiari di persone con dipendenze patologiche. Il report contiene alcune linee guida utili per i servizi che si occupano di dipendenze. Vuole essere “uno strumento di confronto, pensiero ed elaborazione di modalità operative che possano facilitare i diversi professionisti nell’individuazione precoce della violenza e nell’elaborazione di un più efficace percorso di trattamento per questo tipo di pazienti”. Le  linee guida non sono solo rivolte al trattamento della persona maltrattante che accede al servizio dipendenze, ma anche alle vittime di questa violenza, solitamente familiari, prevalentemente donne e bambini/e. “Il lavoro con gli autori di violenze domestiche ha come scopo prioritario l’interruzione immediata delle violenze, al fine di garantire la sicurezza delle vittime.  Allo stesso tempo deve essere visto anche come parte di un processo più ampio di cambiamento culturale e politico per il superamento degli stereotipi di genere, della gerarchia tra uomo e donna che porta alla discriminazione e alla violenza di genere, così come di ogni altra forma di violenza e discriminazione“ . Le fasi della formazione degli operatori, della creazione di una rete con i servizi esterni, istituzionali e non, che si occupano a diverso titolo di violenza, risultano fondamentali per la riuscita di percorsi di lavoro con le persone maltrattanti. “Il curare gli uomini autori di comportamenti violenti non può trasformarsi nella mera applicazione di routine istituzionali, ma significa prendersi cura di questo tipo di paziente. Bisogna cercare, fin da subito, di creare un clima di fiducia e di ascolto volto alla comprensione del comportamento violento per far emergere tale comportamento dall’invisibilità della vergogna. La banalizzazione, la minimizzazione e la negazione dei propri comportamenti fanno riferimento a meccanismi di difesa che tentano di ridurre il danno psicologico a una sorta di autoprotezione da sentimenti di vergogna, colpa,autodenigrazione”.

Da un’analisi relativa agli stili di vita condotta dall’Istituto Superiore di Sanità, il consumo di alcol e di sostanze è spesso correlato alla violenza sulle donne. In generale, la violenza è tanto più grave quanto maggiore è il consumo di alcol. Il 40% dei casi di violenza, l’86% degli omicidi, il 37% delle aggressioni e il 60% delle aggressioni sessuali hanno luogo sotto l’effetto dell’alcol. Spesso nell’uomo il consumo di alcol aumenta il livello di aggressività mentre nelle donne può ridurre la percezione di pericolo. L‘effetto neurochimico dell’alcol sul cervello può, inoltre, condizionare la completezza dei ricordi.

Spesso si determina un processo di colpevolizzazione della vittima stessa, se  ha consumato alcol, il cui comportamento viene considerato come un fattore scatenante l’aggressione. Al contrario, la modalità denigratoria non viene applicata all’aggressore che non subisce una colpevolizzazione per l’abuso, ma è percepito piuttosto come meno responsabile delle proprie azioni, perché obnubilato dall’alcol.

L’evidenza dell’associazione tra alcol e violenza di genere è piuttosto forte; tuttavia, i percorsi esatti di questa associazione devono essere supportati da ulteriori studi. Le aree che necessitano di nuove  ricerche includono il ruolo dell’alcol in qualsiasi tipo di violenza da parte del partner e i rischi di violenza quando l’alcol è combinato con altre sostanze psicoattive. Questo potrebbe aiutare a sviluppare interventi mirati per diversi gruppi.

Il ruolo delle politiche relative all’alcol come la diminuzione della vendita di alcol, il divieto e l’aumento dell’età minima legale per bere hanno mostrato alcune prove nella riduzione della violenza da parte del partner, ma non può essere generalizzato a tutti i contesti.

 

BIBLIOGRAFIA

 

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