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Ridurre il consumo di alcol: quali politiche funzionano?

Il quadro internazionale

Le bevande alcoliche per chi le consuma sono fonte di piacere individuale e di socializzazione e divertimento e la loro produzione e commercio rappresentano una fetta importante dell’economia di numerosi paesi. Eppure il consumo di alcol concorre a esiti negativi per la salute di vario tipo, dalle condizioni croniche come cirrosi epatica e cancro, a incidenti, a disturbi di salute mentale come la depressione, e implica ricadute deleterie per la società.

Considerate le estese conseguenze sanitarie, sociali ed economiche, l’alcol si classifica come la droga che provoca il maggiore danno globale. Tuttavia decisori politici e l’opinione pubblica in generale, sono poco consapevoli e stentano ad accettare il fatto scientificamente provato che il consumo di alcol è complessivamente dannoso per la salute e la sicurezza della popolazione. Vi contribuiscono i messaggi pubblicitari e la scarsa regolamentazione del mercato delle bevande alcoliche.

Per ridurre il carico dell’alcol sulla società, sono necessari interventi politici che, a differenti livelli, coinvolgono i numerosi stakeholder.  

L’OMS nel 2010 ha pubblicato la Strategia Globale per ridurre il consumo dannoso di alcol, che esprime il consenso raggiunto dai 193 stati membri sul problema; la Strategia globale ha molto influenzato il Piano globale di azione per la prevenzione e il controllo delle Malattie non trasmissibili 2013-2020, di recente esteso fino al 2030, in linea con l’Agenda e gli Obiettivi per lo Sviluppo Sostenibile 2030 (SDG 2030), in particolare l’obiettivo 3 Salute e benessere. La Strategia Globale e il Piano Globale per prevenire o ridurre i danni alcol correlati, raccomandano, alle nazioni e ai governi, alcune azioni “best buys”, più efficaci rispetto ai costi e di più facile implementazione. Nel 2018 sempre l’OMS in collaborazione con partner internazionali ha lanciato l’iniziativa SAFER, kit tecnico che, nel contesto della prevenzione alcol-correlata individua 5 strategie di azione (riproponendo le best buys già raccomandate), con l’obiettivo di supportare i governi dei vari paesi nell’implementazione e di garantire il monitoraggio.

L’OCSE Organizzazione per la Cooperazione e lo Sviluppo Economico (in inglese OECD), nel 2021, pubblica il report Preventing harmful alcohol use riferito a 52 nazioni, tra cui tutte le nazioni dell’Unione Europea e del G20. Il capitolo specificamente dedicato alle politiche e alle migliori pratiche individua 6 domini di azione, di cui i 5 già proposti da SAFER, li descrive e esamina le evidenze a supporto della loro efficacia.   

 

Le politiche

L’iniziativa SAFER individua 5 ambiti di azione inclusi nell’acronimo:

  • Strenghten restriction on alcohol availability – rafforzare le restrizioni rispetto alla disponibilità di alcol
  • Advance and enforce drink driving countermeasures – consolidare le misure di prevenzione su alcol e guida
  • Facilitate access to screening, brief interventions, and treatment – facilitare l’accesso a programmi di screening, intervento breve e trattamento sul consumo dannoso di alcol
  • Enforce bans and comprehensive restrictions on alcohol advertising, sponsorship, and promotion – applicare e far rispettare i divieti e le restrizioni su pubblicità, sponsorizzazioni e promozione delle bevande alcoliche
  • Raise prices on alcohol through excise taxes and pricing policies – aumentare i prezzi degli alcolici attraverso accise, tasse e politiche dei prezzi.

A questi 5 ambiti di azione è possibile aggiungerne un sesto relativo alle informazioni per il consumatore.

Questi 6 ambiti di azioni politiche dovrebbero aiutare i paesi a contrastare il consumo dannoso di alcol e ridurre i danni alcol-correlati. Sarebbe auspicabile per tutti i paesi avere una politica scritta di livello nazionale relativa all’alcol, eppure gran parte dei paesi dell’Africa e delle due Americhe ne sono privi. Inoltre tra i paesi con una politica scritta, solo il 37% ha un piano di azione per l’implementazione della politica nazionale.

Anche se i 6 ambiti di azione verranno dettagliati uno per ciascuno, un pacchetto di politiche, che include più ambiti, può avere maggiore impatto: il consumo dannoso di alcol è un problema complesso, sfaccettato, multilivello e dovrebbe essere affrontato nella sua complessità, adottando una strategia globale, che mette in campo un set di politiche complementari. Sono necessari pacchetti di politiche che dovrebbero essere sviluppati insieme con tutti i portatori di interesse più rilevanti, scuole, servizi sociali, governi a livello locale e esperti di salute pubblica. Un approccio globale è essenziale per evitare il rischio di lavorare in modo isolato, per compartimenti. 

Rafforzare le restrizioni rispetto alla disponibilità di alcol

In sintesi

  • regolamentare il numero, la densità e l’ubicazione dei punti vendita al dettaglio di alcolici
  • regolare le ore e i giorni durante i quali l’alcol può essere venduto /restrizioni sulle ore e i giorni
  • rtabilire un’età minima legale nazionale per l’acquisto e il consumo di alcolici

Per limitare la disponibilità di alcol e di conseguenza l’opportunità, per le persone di acquisto e consumo, a livello politico si possono applicare restrizioni sulle ore del giorno o anche sui giorni della settimana in cui l’alcol può essere venduto. Queste restrizioni si applicano sia a luoghi dove l’alcol è legalmente venduto e consumato (bar, ristoranti) sia a luoghi dove l’alcol viene solo acquistato, per poi essere consumato altrove (negozi, supermercati) e si indirizzano innanzitutto ai bevitori della notte, per ridurre gli episodi di violenza e di incidenti stradali.

Oltre ad applicare restrizioni alle ore e i giorni di vendita si possono limitare il numero e la concentrazione (per esempio in base alla dimensione della popolazione) dei luoghi che in una certa area, hanno una licenza per vendere gli alcolici (sia per consumo in loco che altrove).  

Infine, dal momento che il libero accesso alle bevande alcoliche è predittore dell’attitudine al bere nei giovani, con la probabilità di sviluppare dipendenza in età adulta, molti paesi stabiliscono un’età minima legale per l’acquisto e consumo di alcolici.

Per regolamentare la disponibilità di alcol, laddove non esiste un monopolio di stato sulla vendita, è necessario introdurre e mantenere un sistema di licenze per la vendita di alcolici. Una licenza dovrebbe essere concessa da parte degli enti competenti, ad aziende o singoli venditori, per un tempo definito e rinnovata ogni anno in base al rispetto delle norme e dei limiti imposti o revocata in caso di inadempienza. Effettuare un’efficace attività di controllo (enforcement) è un fattore critico per il rispetto e l’adempienza, l’autorità di negare il rinnovo della licenza un forte deterrente.

L’enforcement può essere effettuato dalle forze dell’ordine, anche in collaborazione con membri della comunità incaricati. I rinnovi delle licenze dovrebbero venire concessi solo ai locali che aderiscono alle leggi che limitano la vendita a minori, a persone in stato di ebbrezza, che vendono bevande consentite e aderiscono agli standard sanitari del loro paese.  

Sarebbe opportuno evitare la troppo facile concessione di licenze e gli enti autorizzati dovrebbero avere in carico il miglioramento e il mantenimento della salute pubblica e non rispondere solo agli obblighi del mercato.   

Consolidare le misure di prevenzione su guida in stato di ebbrezza

In sintesi

  • stabilire i limiti di concentrazione di alcol nel sangue (Blood Alcohol Concentration – BAC)
  • istituire posti di blocco per la sobrietà
  • applicare pene e punizioni
  • installare dispositivi di blocco dell’accensione del veicolo

La guida in stato di ebbrezza è uno dei principali fattori di rischio di incidenti stradali, non solo per chi ha bevuto ma anche per chi suo malgrado si trova coinvolto, passeggeri del veicolo, pedoni, motociclisti.

La principale misura di contrasto alla guida in stato di ebbrezza è fissare dei limiti ai livelli di concentrazione di alcol nel sangue (Blood Alcohol Concentration) per chi guida, limiti che possono essere differenti secondo la tipologia del guidatore. In particolare, guidatori giovani e ancora inesperti o guidatori professionali sono soggetti a limiti più bassi rispetto alla popolazione generale: 0,2 g/l o inferiore vs 0.5 g/l o inferiore.

L’imposizione dei limiti BAC da sola, non è sufficiente a cambiare il comportamento di chi guida ed evitare il rischio di incidenti stradali, chi guida deve sapere di poter incorrere in controlli, sono necessarie opportune azioni di enforcement. Le postazioni per il controllo dello stato di sobrietà, collocate sul ciglio delle strade, effettuano test casuali o selettivi a chi guida, per verificarne i livelli di alcolemia. E’ essenziale considerare infrazione il rifiuto di un guidatore a sottoporsi al test e permettere di utilizzare i risultati dei test come prova in tribunale.

I conducenti che violano i limiti BAC leciti sono soggetti a pene di vario genere, inclusi servizi alla comunità, carcere, sequestro del veicolo, contravvenzioni, sospensione della patente di guida, installazione con consenso volontario o imposta, di un dispositivo che blocca l’accensione di un veicolo se chi guida supera i limiti BAC (ignition interlock).

In sintesi la politica che impone limiti BAC è efficace quando l’accertamento della violazione si converte in pene certe, rapide e rigide, vi si affianca una consistente e visibile azione di controllo accompagnata da campagne pubbliche di sensibilizzazione e educazione della popolazione, veicolate da mezzi di comunicazione e altre strategie comunicative.

Screening, intervento breve e trattamento

In sintesi

Chi beve in eccesso può venire identificato attraverso vari strumenti di screening in seguito a cui:

  • i forti bevitori ricevono interventi brevi che durano da 5 a 30 minuti in sessioni da 1 a 5
  • chi ha una dipendenza dall’alcol può essere indirizzato a trattamenti specialistici psicosociali e farmacologici

I decisori politici, nel caso del consumo dannoso di alcol e dei disturbi alcol-correlati, sono sempre di più interessati ad investire in misure preventive. Lo screening e l’intervento breve consentono di identificare, a uno stadio iniziale, individui con un reale o potenziale problema con l’alcol e a motivarli ad affrontare il problema.

Il processo inizia con lo screening effettuato a livello individuale che, mediante strumenti validati – Alcohol Use Disorders Identification Test (AUDIT), CAGE questionnaire, Fast Alcohol Screening Test (FAST)-, comporta una serie di domande sul livello di consumo di alcol. Chi viene identificato a rischio riceve un intervento breve, se la persona invece rivela una dipendenza dall’alcol, verrà rinviata a trattamenti maggiormente specializzati, in quanto bisognosa di un ulteriore supporto.

Gli individui che bevono in eccesso in genere non cercano aiuto per il loro problema, per questo il contesto delle cure primarie si rivela ideale per lo screening e intervento breve, in quanto offre al chi opera nell’ambito della medicina di base l’occasione di individuare, tra coloro che stanno effettuando una visita per ragioni alternative, chi è a rischio. Inoltre i pazienti possono essere più predisposti a seguire un consiglio medico da parte di professionisti con cui hanno già una relazione di fiducia. Lo screening in cure primarie è particolarmente importante per donne in età riproduttiva, perché può ridurre il consumo di alcol in gravidanza e la prevalenza di esiti negativi in gravidanza e alla nascita.

Lo screening e intervento breve sono anche utilizzati nei dipartimenti di emergenza, in contesti in cui consumare alcol è estremamente dannoso (è il caso delle donne incinte durante le visite ostetriche) e in contesti di comunità, per intercettare i giovani che accedono con meno frequenza all’assistenza sanitaria. In ambito extra sanitario lo screening e intervento breve possono essere impiegati sui luoghi di lavoro, per ridurre il consumo dannoso e di conseguenza l’assenteismo, gli incidenti e la perdita di profitti per mortalità prematura.  

Accanto ai tradizionali interventi faccia a faccia sono sempre più presenti interventi digitali, su computer, laptop, cellulare, tablet: si tratta di applicazioni per la valutazione e il monitoraggio del consumo di alcol, interventi fondati su messaggi di testo, chat online, room, forum e accesso online a servizi di counseling professionale. Gli interventi digitali comportano numerosi vantaggi: possibilità di raggiungere un più vasto numero di persone, meno barriere all’accesso, costi inferiori, continuità. Se l’impatto dello screening e intervento breve si riduce nel tempo, l’intervento digitale permette all’individuo un accesso e un supporto continui e perciò ha il potenziale di cambiare i comportamenti sul lungo periodo.  

Le persone che a seguito dello screening rivelano una dipendenza dall’alcol richiedono trattamenti più intensi e specializzati che includono due componenti tra loro complementari: i trattamenti psicosociali – terapia cognitivo comportamentale, terapia per rafforzare la motivazione, gruppi di autoaiuto – e la farmacoterapia.

Divieti e restrizioni sul marketing delle bevande alcoliche

In sintesi

  • pubblicità su mezzi di comunicazione tradizionali (televisione, radio, giornali e riviste) e su mezzi di comunicazione digitali (per esempio i social network)
  • sponsorizzazione in ambito sportivo

Le tecniche di marketing associano i prodotti alcolici con sentimenti positivi (divertimento, eccitazione, status sociale, successo), per promuovere attitudini e atteggiamenti favorevoli all’alcol: il marketing gioca un ruolo nel supportare un “ambiente alcogenico”.  

Tradizionalmente il marketing dei prodotti alcolici ha utilizzato come canali comunicativi, la televisione, la radio, la carta stampata, sebbene recentemente è accaduto che i grandi marchi hanno spostato la pubblicità dei prodotti alcolici dai mezzi di comunicazione tradizionali, ai nuovi media digitali, innanzitutto i social media, con indubbi vantaggi rispetto a costi inferiori, capacità di raggiungere un pubblico più vasto, contenuti adattati al target, pubblicità più coinvolgenti e interattive.

Se in genere, essere esposti alle pubblicità dei marchi di prodotti alcolici incide sul consumo di alcol e i giovani sono la popolazione più sensibile e vulnerabile, la pubblicità diffusa tramite social network può aumentare enormemente il consumo di alcol, soprattutto laddove i destinatari, in genere giovani o giovanissimi, partecipano in modo attivo, co-creano, condividono, commentano i contenuti.

Proprio per proteggere i giovani, ma anche chi ha un rapporto problematico con l’alcol, diventa perciò essenziale applicare delle restrizioni alla pubblicità e alla commercializzazione delle bevande alcoliche, restrizioni che sono di quattro tipi: divieti imposti per legge su ogni tipo di pubblicità; restrizioni imposte per legge solo parziali, applicate a periodi del giorno, giorni, in occasione di eventi; restrizioni volontarie o auto-imposte da parte dell’industria degli alcolici, che segue di sua volontà un suo proprio regolamento interno; nessun tipo di restrizione.

Inoltre la regolamentazione in vigore per la pubblicità sui mezzi di comunicazioni tradizionali dovrebbe estendersi ai social media, anche se tuttavia non è sempre di facile applicazione per una serie di questioni: il confine tra un annuncio commerciale e un contenuto generato dall’utente è molto sfumato, la regolamentazione è difficile da implementare, monitorare e controllare (per esempio un contenuto generato dall’utente esce dallo spazio online del marchio del prodotto e perciò non è soggetto a controllo), la pubblicità di una bevanda alcolica ha spesso una portata di livello globale rendendo difficile l’applicazione e il controllo di norme di ambito nazionale, infine la natura sempre in evoluzione dei social chiede che la norma venga continuamente adattata e aggiornata.

Le strategie a disposizione dei decisori politici per migliorare la normativa sulla pubblicità online includono rivedere, aggiornare e ampliare l’obiettivo degli accordi normativi relativi al marketing degli alcolici, perché possano affrontare le sfide imposte dai social media, migliorando la collaborazione con i portatori di interesse, per esempio attraverso partnership pubblico-privato, valutare con regolarità le misure politiche per assicurarsi che restino rilevanti (utilizzando laddove possibile solidi indicatori), attivare collaborazioni nazionali e internazionali, dal momento che il materiale pubblicitario varca i confini.

Per supportare i paesi a livello pratico, nel 2019 L’Unione Europea ha pubblicato un toolkit online per aiutare i paesi ad aggiornare le loro politiche sul marketing e la commercializzazione (un codice di condotta), anche includendo le bevande alcoliche.

Se sono numerosi i paesi in Europa e a livello internazionale, che applicano restrizioni al marketing del settore alcolici, sono ancora pochi i paesi che hanno messo in atto regolamenti per limitare la pubblicità di alcol via social e non è compresa l’Italia.  

Oltre alla regolamentazione imposta dallo stato, l’industria dell’alcol ha compiuto degli sforzi per regolamentare il contenuto delle pubblicità online, anche se senza un impatto sui consumi. Un esempio di auto-regolamentazione digitale sono i Digital Guiding Principles sviluppati dalla International Alliance for Responsible Drinking (IARD), che comprende 11 tra i principali marchi di industrie di vino, birra e superalcolici. Questi Principi si estendono a quattro aree: minori, consumo responsabile, trasparenza e privacy. 

Gli stati dovrebbero disporre di sistemi effettivi per amministrare e dissuadere dal violare le restrizioni imposte alla commercializzazione dell’alcol: le sanzioni devono assicurare la compliance, il monitoraggio e controllo dovrebbero essere in carico a organismi indipendenti o a un’agenzia governativa.

La sponsorizzazione nello sport è un mezzo per costruire famigliarità verso il marchio e fidelizzazione tra i consumatori: permette ai produttori di alcol di “promuovere i loro prodotti e creare una relazione positiva ed emotiva tra il marchio e il consumatore”. L’industria sportiva coinvolge molte fasce di età, offrendo alti livelli di esposizione. Per questo l’industria dell’alcol è uno dei principali sponsor di eventi sportivi, squadre e singoli atleti in tutto il mondo.

La sponsorizzazione dello sport da parte dell’industria dell’alcol assume varie forme, loghi su uniformi dei giocatori e gadget per gli spettatori, segnaletica sul campo, eventi con cibo, bevande, musica e giochi ospitati nel corso dei tornei sportivi. Gli accordi di sponsorizzazione non sono limitati ai principali eventi sportivi di portata nazionale o internazionale, ma sono previsti anche per attività sportive e squadre di ambito locale.

Aumenti dei prezzi attraverso la tassazione

 In sintesi

  • tasse accise [1] sull’alcol in base a volume, contenuto in etanolo e valore del prodotto
  • prezzo minimo per unità di alcol (minimum unit pricing – MUP)
  • altre misure a supporto del MUP, per esempio divieti di vendite sotto-costo

Un efficiente sistema di tassazione a livello di singola nazione accompagnato da un altrettanto adeguata forma di riscossione e controllo è una politica essenziale per proteggere la salute pubblica e ridurre il carico dei danni causati dall’alcol. Tassare le bevande alcoliche riduce il consumo e i relativi rischi per la salute e favorisce l’economia dei Paesi attraverso risparmi in salute (e relativi costi) nel breve, medio e lungo termine.

I sistemi di imposizione fiscale tra i paesi dell’Unione Europea e a livello internazionale sono molto vari, con paesi che applicano accise su tutti i tipi di bevande alcoliche e una minoranza che le impone solo su birra e superalcolici e non sul vino (l’Italia è tra questi paesi). Inoltre alcuni paesi applicano aliquote differenziate in basa alla categoria cui appartiene il prodotto alcolico (l’Australia impone una tassa specifica in base al contenuto alcolico a birra e superalcolici e una tassa ad valorem al vino). Tuttavia le aliquote fiscali dovrebbero essere le stesse per tutte le bevande (birra, vino, superalcolici) per non incoraggiare il consumo di una bevanda rispetto ad un’altra.

L‘aumento delle aliquote fiscali sui prodotti più economici è una delle opzioni efficaci (soprattutto per i contesti in cui sono presenti disuguaglianze sanitarie legate al consumo di alcol) come lo è la maggiore tassazione per i prodotti ad alta gradazione alcolica e i prodotti a basso costo di produzione. Infine tutti i prodotti alcolici oltre alle accise sono soggetti all’IVA.

Le accise sulle bevande alcoliche hanno un impatto che si riduce nel tempo e devono essere periodicamente adeguate in relazione al livello di inflazione e al reddito. Il loro mancato adeguamento rischia di esacerbare le preesistenti disuguaglianze di salute, in quanto incide negativamente sul comportamento e sul consumo dei bevitori più a rischio.

Una politica di tassazione delle bevande alcoliche comporta possibili effetti sfavorevoli, di cui lo stato deve tenere conto.

  • Sostituzione di prodotto: un aumento sproporzionato dei prezzi potrebbe indurre le persone a sostituire una bevanda alcolica con l’altra. Questo comporta effetti che possono essere positivi, negativi o neutri, dipende se le persone passano a bevande con più basso contenuto alcolico o ad altri tipi di alcolici. La sostituzione può anche comportare il passaggio dall’alcol alle droghe, in particolare la cannabis, in qualità di surrogato.
  • Riduzione di consumo di beni necessari: chi beve molto spesso reagisce all’aumento dei prezzi dell’alcol riducendo le spese di beni essenziali, tipo cibo o affitto. E’ vero però che una minima riduzione nel consumo di chi è un forte bevitore, come conseguenza dell’aumento delle tasse sull’alcol, può rappresentare una grande riduzione in senso assoluto dei consumi e può comunque comportare importanti benefici di salute.
  • Commercio transnazionale: per ragioni geografiche la tassazione dell’alcol non è solo una faccenda nazionale, per alcuni paesi. In particolare una riduzione delle tasse incoraggia chi risiede nei paesi limitrofi ad acquistare alcol oltre il confine. Può anche spingere i paesi limitrofi ad abbassare le loro tasse per proteggere l’industria dell’alcol, come accaduto nella regione Baltica.
  • Commercio illegale: un brusco e netto aumento del prezzo dell’alcol può incoraggiare il commercio illegale.

Oltre ai tre tipi di tasse sopra menzionati, alcune nazioni (solo 8 paesi europei e l’Italia non ne fa parte), hanno adottato il prezzo minimo per unità alcolica (minimum unit pricing – MUP), politica che stabilisce un prezzo minimo obbligatorio, indirizzandosi alle bevande alcoliche più economiche. Imporre un prezzo minimo agli alcolici più economici e consumati, corrisponde ad aumentarne il prezzo e ciò ha potenzialmente un maggiore impatto sul consumo totale, in confronto ad un aumento dei prezzi degli alcolici più cari che hanno invece un mercato limitato.

Infine altre misure politiche in direzione del prezzo minimo includono:

  • divieti di vendite sottocosto: per limitare la vendita di bevande alcoliche molto scontate, diversi paesi hanno vietato la vendita di alcol al di sotto del costo di produzione
  • divieti di sconti sul volume di vendita: secondo questa politica è illegale offrire ai clienti sconti in base al volume di alcol acquistato, per esempio due bicchieri al prezzo di uno
  • minima ricarica e margini di profitto: fissando un tetto minimo ai margini di profitto per venditori all’ingrosso e al dettaglio, di decisori politici stanno effettivamente stabilendo un prezzo minimo.

[1] L’accisa è un’imposta indiretta applicata sulla produzione e sul consumo di determinati beni. Mentre l’IVA è espressa in percentuale del valore del prodotto, l’accisa si esprime in termini di aliquote che sono rapportate all’unità di misura del prodotto.

Informazioni per il consumatore

In sintesi

  • etichette nutrizionali o di allerta per la salute

Le etichette sugli alcolici sono progettate per migliorare la conoscenza del consumatore in modo da garantire ad ogni individuo di disporre delle informazioni necessarie per decidere se e quanto bere. L’etichettatura è fornita presso il punto vendita e nelle pubblicità; tuttavia è più evidente applicata direttamente sul contenitore della bevanda alcolica.

L’informazione contenuta in un’etichetta è differente da paese a paese, senza che venga applicato un approccio uniforme. In concreto prevalgono e sono comunemente adottati 2 approcci:

  • informazione nutrizionale sul contenuto nutrizionale e il dispendio di energia, calcolato in calorie, del prodotto alcolico
  • avvertimenti per la salute, per informare i consumatori sui potenziali rischi di salute associati con il consumo di alcol.

Il consumo di alcol contribuisce in modo significativo al totale consumo di calorie. Nonostante la diffusa epidemia di obesità in molti paesi, il contributo dell’alcol al consumo di calorie ha ricevuto poca attenzione e questo si riflette nei bassi livelli di conoscenza che ha il consumatore in merito all’alcol e suo contenuto in calorie.

Sono pochi i paesi che hanno l’obbligo di apporre sul prodotto un’etichetta per il consumatore, con tutte le informazioni sulle calorie e i nutrienti contenuti. Alcuni paesi hanno coinvolto (o hanno intenzione di farlo) l’industria in accordi volontari, per fornire queste informazioni.  

Le etichette con avvertimenti per la salute sono raggruppabili in tre tipologie, in base al loro contenuto.

  • rischi di malattia: l’etichetta mette in guardia il consumatore sulla relazione esistente tra consumo di alcol e cancro e cirrosi, così come l’impatto che bere in gravidanza può avere su difetti congeniti alla nascita
  • rischi di incidente: l’etichetta mette in guardia il consumatore sui pericoli di bere alcol e guidare un veicolo, e sulla maggiore probabilità di episodi violenti e di aggressioni
  • contenuto alcolico e consumo: l’etichetta ha lo scopo di informare il consumatore sul numero di unità alcoliche standard consentite e di consigliare su come consumarle.

La presenza di etichette sui prodotti alcolici, rispetto ad altri settori, come il tabacco o i prodotti alimentari, è ancora molto limitata, spesso ostacolata in alcuni Stati europei, per un’opposizione da parte delle istituzioni internazionali e dell’industria dell’alcol e per mancanza di criteri prefissati di etichettatura e di attività di monitoraggio.

Sebbene le evidenze sottolineino che l’etichettatura dei prodotti alcolici ha un impatto positivo sulle conoscenze e sulla consapevolezza dei rischi di bere alcol, meno chiaro è invece se riduca il consumo, forse perché manca un’implementazione efficace. Ecco perciò alcuni suggerimenti e indicazioni auspicabili tratte dal documento breve dell’OMS  Health warning labels on alcoholic beverages: opportunities for informed and healthier choices : informazioni chiare su come presentare le informazioni sulle etichette (ad esempio dimensioni e caratteri, posizione sulla confezione),  investimenti nella ricerca per identificare la forma e il contenuto del messaggio più efficace, controllo e valutazione dell’impatto delle politiche sull’etichettatura.

L’industria dell’alcol VS le politiche contro l’alcol

Evidenze sempre più estese indicano che i produttori e i venditori delle bevande alcoliche hanno contrastato, ritardato o indebolito la progettazione, implementazione e valutazione delle politiche pubbliche in tutto il mondo.
Le strategie e tattiche sono ben note e diffuse: interferenza nello sviluppo della politica, cause e contenziosi, costruzione di coalizioni attraverso alleanze con gruppi di interesse e organizzazioni di copertura, la ricerca scientifica finanziata dall’industria che diffonde una conoscenza erronea, non fondata su evidenze scientifiche o solo finalizzata ai propri scopi. Inoltre iniziative aziendali di responsabilità sociale prive di evidenze scientifiche rispetto al controllo dell’uso di alcol e dei danni che causa, attività di informazione ed educazione relative a messaggi su moderazione e responsabilità personale. L’appello al bere moderato come privo di pericoli e alla responsabilità personale, come se il consumo di alcol derivasse dalla scelta del singolo individuo e non fosse invece il prodotto di un più ampio contesto sociale e culturale dove giocano un ruolo di primo piano investimenti e marketing, sono modi da parte dell’industria dell’alcol di sp

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