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Un poco di zucchero. Effetti sui bambini dell’introduzione di una sugar tax

A cura di Adriano Cattaneo, www.nograzie.eu

Il governo italiano sembra voler rinviare sine die l’introduzione di una tassa sulle bevande zuccherate. Eppure, è da 10 anni che si pubblicano articoli che ne dimostrano l’efficacia.

Gli ultimi provengono da Sudafrica e USA, e non riguardano la popolazione generale, ma solo i bambini.

Lo studio di coorte sudafricano, condotto tra il 2018 e il 2022, ha riguardato 950 alunni (5-9 anni di età) di 10 scuole seguiti per 4 anni (672 con dati completi su assunzione di cibi e bevande) [1].

La tassa, progressiva per ogni grammo di zucchero aggiunto oltre i 4 g/100ml, è stata introdotta nel 2019. Mentre la frequenza settimanale di ingestione di altri cibi è rimasta invariata nel corso dello studio, quella riguardante le bevande zuccherate è diminuita da 4.1 a 3.1 volte a settimana (p˂0.001). Dopo aver controllato per età, antropometria e livello socioeconomico delle famiglie, la diminuzione è rimasta molto significativa soprattutto per i bambini che all’inizio dello studio avevano 5-7 anni di età.

Lo studio USA è stato eseguito a Filadelfia, dove la sugar tax ha portato a un aumento dei costi del 30%, poi ridotto al 25%, con una diminuzione delle vendite del 35%. I dati raccolti ci dicono che, dopo due anni dall’introduzione della tassa, l’indice di massa corporea e la frequenza di obesità dei 136.078 soggetti (2-18 anni) che vivevano nella zona ove la tassa era stata applicata non erano sostanzialmente variati rispetto a quanto era accaduto in alcune contee relativamente vicine, dove la tassa non era stata applicata [2]. Qualche lieve differenza è stata riscontrata in alcuni sottogruppi di bambini ed adolescenti, quali i bianchi e quelli in migliori condizioni socioeconomiche, ma, anche in questi casi, la riduzione era così piccola da non avere un significato clinico. Questi risultati hanno stimolato numerosi commenti da parte sia di nutrizionisti sia di analisti economici.

Le conclusioni principali sono che, come avvenuto per altri prodotti ritenuti nocivi per la salute come alcool e tabacco, la tassazione delle bevande zuccherate può essere efficace nel ridurre i consumi e, quindi, almeno teoricamente, i rischi per la salute connessi a questi consumi, ma deve essere molto significativa per arrivare ad avere un impatto consistente. In altre parole, la tassa deve avere un pesante impatto sui consumi, se vuole veramente essere efficace.

Riduzioni contenute non danno buoni risultati. La tassa proposta in Italia è molto bassa: 5 centesimi al litro per le bibite zuccherate e 13 centesimi al chilogrammo per gli altri prodotti zuccherati nel primo anno. Poi passerà rispettivamente a 10 e 25 centesimi nel 2026. Inoltre, non è progressiva, probabilmente grazie alla lobby dell’industria di cibi e bevande zuccherate. Difficile che abbia effetti positivi.

1. Kruger HS et al. Decreased frequency of sugar sweetened beverages intake among young children following the implementation of the health promotion levy in South Africa. Public Health Nutr 2025; DOI 10.1017/S1368980024002623

2. Gregory EF et al. The Philadelphia beverage tax and pediatric weight outcomes. JAMA Pediatr. 2025;179:46-54

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