Il decalogo della prevenzione è stato presentato il 17 giugno 2025 a Napoli, agli Stati Generali della Prevenzione, dal Capo Dipartimento del Ministero della Salute, Dott.ssa Maria Rosaria Campitiello.
1. Una svolta culturale: passare da una sanità “reattiva” a una “proattiva”, in grado di intervenire prima dell’insorgenza delle patologie. La prevenzione è il farmaco più efficace di cui disponiamo per tutelare la salute pubblica e migliorare la qualità della nostra vita.
2. Un investimento fondamentale per le persone, la sostenibilità del SSN, la crescita economica del Paese. Un investimento strategico, non una semplice voce di spesa corrente. Investire in prevenzione significa costruire sostenibilità per il SSN, generare risparmi, guadagni in salute e produttività.
3. Consapevolezza e promozione di corretti stili di vita, che includano una dieta equilibrata, attività sportiva, lotta al tabagismo e all’abuso di alcol, riduzione dell’evasione scolastica, un ruolo attivo delle scuole, sicurezza nei luoghi di lavoro e contrasto alle disuguaglianze territoriali e sociali.
4. Sostenere le campagne di vaccinazione e potenziare gli screening, che non possono ridursi ad adempimenti burocratici. Serve un investimento attuale e concreto per migliorarne qualità, diffusione e accessibilità. È fondamentale promuovere la cultura del loro valore attraverso campagne di comunicazione efficaci, in sinergia con Comuni e professionisti sanitari, per aumentare l’adesione e cogliere le nuove opportunità offerte da innovazione e ricerca.
5. Presa in carico delle patologie croniche come priorità epidemiologica del SSN: prevenire l’insorgere, ritardare la cronicizzazione e limitarne l’aggravamento significa migliorare la qualità della vita dei nostri anziani e ridurre il peso sui servizi sanitari.
6. Il prevention hub, con l’ecosistema digitale one health, il portale della prevenzione (la “casa” della prevenzione), progetti sperimentali fortemente innovativi, la rete delle eccellenze, un’effettiva contaminazione dei saperi e una diversa qualità della formazione professionale.
7. L’ambiente che cambia e il lavoro che si trasforma: la qualità dell’aria e gli effetti sempre più evidenti del cambiamento climatico impongono un rafforzamento delle azioni di prevenzione, in particolare verso le persone più fragili (per esempio, ondate di calore), attraverso l’integrazione tra sistemi di monitoraggio e comunicazione. Al contempo, la trasformazione del mondo del lavoro – tra nuove tecnologie, invecchiamento della forza lavoro e precarietà – richiede di riaffermare con forza la centralità del binomio salute e sicurezza, come asse portante delle politiche di prevenzione.
8. Il benessere animale, in un’ottica one health: i nuovi virus sono prevalentemente di origine animale ed è, quindi, richiesto un approccio integrato.
9. Tecnologia e innovazione, attraverso la telemedicina, per ridurre il rapporto spazio/tempo nella presa in carico delle persone, per una moderna gestione dei dati, per rafforzare la stratificazione della popolazione e la costruzione di modelli predittivi sempre più efficaci.
10. Comunicazione e coinvolgimento attivo dei cittadini: senza una forte consapevolezza diffusa, nessuna politica di prevenzione può realmente decollare. La partecipazione civica è parte integrante della prevenzione.
Alcuni commenti utili a questo documento si possono trovare sul sito della rivista Epidemiologia e Prevenzione Un decalogo… sarà rispettato da chi l’ha fatto? | Epidemiologia&Prevenzione e sul sito SNOP
Inoltre, in questo contesto, la rivista Forward (Supplemento a Recenti Progressi in Medicina — Vol. 116, numero 11, novembre 2025 – Il Pensiero Scientifico Editore, e Dipartimento di Epidemiologia della Regione Lazio) ha recentemente pubblicato un numero monografico sulla prevenzione in open access.
All’interno di questo numero, è contenuto un contributo di DoRS, redatto da Claudio Tortone ed Eleonora Tosco, che fa il punto sul presente e il futuro della promozione della salute nella relazione tra pre-venire e pro-muovere che rappresenta una strategia e una metodologia per sostenere e abilitare il cambiamento dal livello individuale, a quello organizzativo fino alle politiche settoriali e inter-settoriali secondo le indicazioni della Salute in Tutte le Politiche. La sua azione trasformativa e salutogenica può trovare campo di applicazione nella prevenzione sanitaria, nella cura e assistenza, nella promozione di health literacy (alfabetizzazione alla salute), competenze, comportamenti e ambienti salutari, che abbiano un impatto sulla salute, sul ben-essere, sulla qualità della vita in un’ottica di equità. L’articolo illustra le principali attività del Centro ponendo una particolare attenzione alla relazione tra salute globale e inclusione.