Nel mondo sono sempre più numerosi i bambini in sovrappeso o obesi e le percentuali aumentano con l’aumentare delle disuguaglianze sociali: infatti nella maggior parte dei paesi ad alto reddito occupare i gradini più bassi della scala sociale aumenta il rischio di obesità già dall’infanzia. Un eccesso di peso in età infantile può incidere negativamente sul benessere psicofisico dei piccoli: problemi muscoloscheletrici, apnea ostruttiva del sonno, asma, depressione. Inoltre i bambini in sovrappeso potrebbero in futuro essere adulti in sovrappeso, dalla precaria salute fisica e mentale: maggiore rischio di disturbi cardiaci, ictus, sindrome metabolica, diabete di tipo 2, osteoartrite, alcuni tipi di tumori.
Nella lotta all’obesità è necessario agire perciò fin dalla prima infanzia (la fascia due quattro anni), con il sostegno e il coinvolgimento dei genitori e di chi offre servizi di educazione e cura prescolare – asili nido e scuola materna. Gli interventi che mirano a prevenire l’obesità infantile in genere promuovono una dieta sana (a basso contenuto di grassi e zuccheri), attività fisica e azioni per contrastare la sedentarietà, spesso associando gli interventi. È lecito domandarsi quali sono gli approcci più efficaci.
Intervenire precocemente è efficace per prevenire l’obesità?
Al tema della prevenzione dell’obesità fino a 18 anni sono dedicate tre revisioni Cochrane e ciascuna delle tre si occupa di differenti fasce di età (Phillips 2025, Spiga 2024, Spiga 2024). La revisione Phillips del 2025 è indirizzata ai bambini di età compresa tra 2 e 4: in particolare intende valutare se le strategie indirizzate al cambiamento della dieta o dei livelli di attività fisica o contemporaneamente a dieta e attività fisica sono efficaci nel prevenire l’obesità in questa fascia di età e se sono associate a eventi avversi gravi.
L’obesità, intesa come eccesso di grasso viene misurata in vari modi: BMI, ovvero indice di massa corporea calcolato dividendo il peso di una persona (in kg) per la sua altezza (in m2), zBMI o BMI standardizzato, che tiene conto delle differenze dovute a sesso e età, utilizzando grafici di crescita per calcolare quanto è lontano il BMI di una persona dal BMI medio per età e sesso, espresso come z-score, BMI percentile, che esprime la posizione del BMI di un individuo rispetto a una popolazione di riferimento, solitamente bambini e adolescenti della stessa età e sesso.
Lo studio Phillips ha selezionato 67 studi randomizzati controllati che hanno coinvolto 36.601 bambini di età compresa tra 2 e 4 anni. La maggior parte degli studi (63 su 67) sono stati condotti in paesi ad alto reddito e quattro in paesi a reddito medio-alto. In riferimento al contesto 26 studi si sono svolti in asili nido, asili e servizi di educazione prescolare, che precedono la scuola dell’obbligo (verranno definiti genericamente come assistenza all’infanzia), 23 studi a casa e 10 hanno contemporaneamente coinvolto i servizi di assistenza all’infanzia e il contesto famigliare. Solo 3 sono gli studi in setting di comunità e 5 in setting sanitari.
Sette studi sul totale di 67 hanno considerato interventi sulla dieta, 12 sull’attività fisica e 48 hanno combinato dieta e attività fisica. La durata dei programmi variava: 47 duravano meno di 9 mesi, con il più breve di 1 visita e il più lungo di 3 anni. La metanalisi ha analizzato i risultati di 56 studi che hanno coinvolto 21.404 bambini, raggruppandoli per le tre tipologie di intervento: solo dieta, solo attività fisica, dieta e attività fisica combinate. Oltre la metà degli interventi si basava su una o più teorie del cambiamento comportamentale, la più comune delle quali è la teoria cognitiva sociale.
Sono stati esclusi invece studi che si rivolgevano ai bambini già affetti da sovrappeso o obesità, o con malattie croniche. La maggior parte degli studi ha confrontato un intervento che mirava a migliorare sia la dieta che l’attività fisica con un gruppo di controllo a cui non era somministrato alcun tipo di intervento,o cure abituali o invece altri tipi di intervento . La durata minima di follow-up era di 12 settimane.
La revisione Phillips 2025, rispetto ai risultati, ha incluso gli studi che intendevano misurare l’eccesso di peso dei bambini tramite BMI, zBMI, più utile del BMI ma assente soprattutto negli studi più datati o percentile BMI, prima dell’intervento e almeno 12 settimane dopo l’intervento.
Un altro esito preso in esame sono gli eventi avversi gravi, come disturbi alimentari, disturbi da dismorfismo corporeo, disturbi dell’immagine corporea o lesioni che hanno richiesto un consulto medico.
Gli interventi indirizzati a migliorare contemporaneamente dieta e attività fisica dei bambini da 2 a 4 anni di età, possono ridurre leggermente il BMI o lo zBMI in un periodo di tempo superiore a 15 mesi.
Invece interventi per la prima infanzia indirizzati singolarmente a dieta salutare o a attività fisica non sembrano avere alcun effetto su tutte le misure di BMI sia sul breve (12 settimane < 9 mesi), che sul medio (9 mesi < 15 mesi) e lungo termine (> 15 mesi).
Sono pochi gli studi, solo 6 su 67, che hanno riferito eventi avversi, sebbene nessuno degli interventi sembra avere causato danni seri ai bambini.
Le carenze della ricerca scientifica: alcuni suggerimenti pratici
Pochissimi studi hanno considerato l’attività fisica svolta nell’arco di 24 ore (includendo oltre all’attività fisica, il tempo sedentario e il sonno). Negli ultimi anni, c’è stato un cambiamento di paradigma verso un approccio integrato, che non considera i periodi di movimento in modo isolato. Questo cambiamento ha generato delle linee guida sul movimento nelle 24 ore, come le linee guida OMS del 2019, incentrate sull’attività fisica, sul tempo sedentario davanti allo schermo e sul sonno dei bambini piccoli. Gli interventi futuri di prevenzione dell’obesità potrebbero adottare questa visione più olistica del comportamento motorio dei bambini.
La revisione presenta lacune che riguardano determinate popolazioni e tipo di interventi. Diciotto studi hanno escluso i bambini con disabilità fisiche e 16 studi hanno escluso i bambini con disabilità mentali. Non è stato identificato alcuno studio che utilizzasse un approccio “sistemico globale o che si concentrasse sul miglioramento dell’ambiente inteso in senso ampio (al di là dei tradizionali contesi di casa, educazione della prima infanzia, sanità e comunità). Un intervento che adotta l’approccio sistemico integra i fattori socio-ecologici che sono determinanti della dieta e dell’attività fisica a livello individuale e che, in teoria, hanno un effetto più significativo a livello di popolazione e di salute pubblica. Gli studi per la valutazione di tale approccio non sono tradizionalmente studi randomizzati controllati (RCT) e sono pertanto stati esclusi dalla revisione.
Pochi interventi si sono concentrati sulla tecnologia digitale: un intervento di “exergaming” – videogioco progettato per coinvolgere fisicamente il giocatore, trasformando un’attività tradizionalmente sedentaria in una di movimento – e cinque hanno preso in esame la fornitura di contenuti online o tramite smartphone.
Gli interventi per la fascia di età 2-4 anni erano quasi equamente distribuiti tra contesto domestico e prescolare. I contenuti erano di natura informativa ed educativa e destinati ai genitori e chi opera nei servizi di educazione e assistenza all’infanzia, spesso finalizzati a modificare l’ambiente fisico e sociale dei bambini, sotto la guida degli adulti responsabili, per poter incidere positivamente sulla dieta e l’attività fisica.
Molti degli interventi coinvolgevano in qualche modo il contesto domestico: la casa è uno spazio chiave per agevolare l’attività fisica e in generale il movimento. È importante il ruolo dei genitori che si propongono come modelli per i loro figli, per facilitare l’attività fisica, la scelta di mezzi di trasporto attivi, la disponibilità di spazio e risorse adeguati per il gioco e il movimento. Vale però la pena sottolineare che i fattori relativi alla casa non sono sempre modificabili attraverso l’intervento di livello individuale, ed è necessaria cautela per garantire che gli interventi non creino disuguaglianze invece di ridurle.
Un cambiamento sostanziale e significativo deve coinvolgere i più ampi determinanti che contribuiscono all’obesità, oltre ai comportamenti del singolo individuo. Soprattutto per bambini provenienti da contesti socioeconomicamente svantaggiati sono di maggiore successo interventi che prevedono la partecipazione della comunità e questa tipologia di interventi è scarsamente rappresentata nella revisione Phillips.
Indicazioni per l’azione politica
Incrementare l’attività fisica e promuovere una dieta più salutare implicano benefici per la salute e il benessere che si estendono oltre la prevenzione dell’obesità e le prove scientifiche hanno dimostrato che i comportamenti sviluppati nei primi anni di vita si riscontrano poi durante l’infanzia e l’adolescenza. In aggiunta le malattie che, in età adulta, nei paesi a alto e medio reddito, hanno il maggiore impatto sulle cure sanitarie sono causate da stili di vita poco salutari, tra cui bassi livelli di attività fisica, sedentarietà e diete dannose per la salute. Contrastare questi stili di vita e comportamenti fin dalla prima infanzia dovrebbe essere una priorità. Alcune misure da adottare potrebbero includere la lotta al commercio di cibi non sani, garantire frutta e verdura a prezzi convenienti, offrire opportunità per praticare l’attività fisica negli asili.
La revisione sottolinea che gli interventi per prevenire l’obesità dei bambini di 2- 4 anni incidono in modo modesto sull’indice di massa corporea, anche tenendo in conto della naturale flessione del BMI nei primi anni di vita, quando la massa grassa si riduce prima della successiva fase di ripresa negli anni a venire. Il follow up a lungo termine sui bambini piccoli, nel momento di ripresa della massa grassa è necessario quindi per quantificare gli effetti degli interventi.
Nonostante i benefici siano minimi a livello individuale, se questi interventi fossero forniti su larga scala, potrebbero dare un prezioso contributo alla riduzione della prevalenza complessiva dell’obesità infantile. Infatti è noto che la dieta e i comportamenti attivi adottati durante l’infanzia continuano nel corso degli anni, anche nella vita adulta. Il potenziale effetto cumulativo di piccoli ma sostenibili cambiamenti verso una dieta più sana e uno stile di vita fisicamente più attivo potrebbe, almeno in teoria, comportare benefici a lungo termine per promuovere un peso salutare negli individui e nella comunità.
Tuttavia i risultati della revisione Phillips 2025 dimostrano che nella lotta all’obesità infantile agire solo a livello individuale è insufficiente, come suggerisce l’OMS: molti interventi indirizzati a mutare il comportamento del singolo dovrebbero essere supportati e affiancati da interventi di natura politica e strutturale. Ad esempio, per i bambini piccoli alcune azioni di livello macro includono la lotta alla commercializzazione di cibi malsani (come le bevande zuccherate), l’offerta di pasti scolastici sani gratuiti e di opportunità di attività fisica negli asili nido, asili e in generale nel contesto dell’educazione prescolare. È ormai riconosciuto che la lotta all’obesità richiede un approccio sistemico e iniziative politiche congiunte e coordinate.
Solo pochi studi hanno valutato i costi e l’efficacia in termini di costi degli interventi, la maggioranza degli studi è stata condotta nei paesi ad alto reddito, pochi studi nei paesi a reddito medio-alto e sono assenti studi nei paesi a reddito medio e basso. Ciò limita la generalizzabilità dei nostri risultati e la loro applicabilità a contesti diversi.
E in merito all’equità
Da una prima analisi esplorativa non emergono indizi per cui gli interventi di prevenzione dell’obesità nella fascia 2-4 anni sono meno efficaci nei bambini appartenenti a famiglie più svantaggiate e questi risultati sono simili anche nei bambini più grandi.
Tutti gli studi hanno incluso dati su caratteristiche inerenti l’equità (luogo, etnia, occupazione, genere, istruzione, status socioeconomico), e dieci studi ne hanno esaminato l’impatto (almeno di un fattore), sull’efficacia dell’intervento: non è stato riscontrato alcun impatto significativo rispetto a razza/etnia/cultura/lingua (incluso lo stato di migrazione) (quattro studi), genere (in quattro studi su cinque), livello di istruzione dei genitori (due studi), luogo (uno studio) o stato socioeconomico (uno studio).
Inoltre ventisei studi si sono rivolti specificamente a individui o comunità di basso status socioeconomico per cui non è stata possibile determinare una differente efficacia degli interventi tra diversi livelli sociali.
La revisione Phillips 2025 non fornisce informazioni sufficienti per valutare l’efficacia degli interventi di prevenzione di sovrappeso e obesità, per bambini con disabilità o per quelli provenienti da paesi a basso e medio reddito, anche perché molti studi hanno escluso i bambini con disabilità dalla partecipazione alla loro ricerca. Questa è una potenziale fonte di iniquità, in quanto i bambini disabili presentano bassi livelli di attività fisica e sono pertanto necessari interventi per garantire loro i benefici a lungo termine che può garantire l’attività fisica iniziata precocemente.
Riferimenti bibliografici
Phillips SM, Spiga F, Moore THM, Dawson S, Stockton H, Rizk R, Cheng HY, Hodder RK, Gao Y, Hillier-Brown F, Rai K, Yu CB, O’Brien KM, Summerbell CD. Interventions to prevent obesity in children aged 2 to 4 years old. Cochrane Database of Systematic Reviews 2025, Issue 6. Art. No.: CD015326. DOI: 10.1002/14651858.CD015326.pub2.
Spiga F, Davies A, Tomlinson E, Moore TH, Dawson S, Breheny K, et al. Interventions to prevent obesity in children aged 5 to 11 years old. Cochrane Database of Systematic Reviews 2024, Issue 5. Art. No: CD015328. [DOI:10.1002/14651858.CD015328.pub2]
Spiga F, Tomlinson E, Davies A, Moore TH, Dawson S, Breheny K, et al. Interventions to prevent obesity in children aged 12 to 18 years old. Cochrane Database of Systematic Reviews 2024, Issue 5. Art. No: CD015330. [DOI:10.1002/14651858.CD015330.pub2]
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