Introduzione
La Regione Europea dell’OMS (che comprende 53 Paesi membri, tra cui l’Italia) sta affrontando una grande emergenza di salute pubblica, rappresentata dall’impatto sociale ed economico di 125 milioni di cittadini con problemi di salute mentale. La maggior parte di questi disturbi si manifesta prima dei 25 anni, evidenziando la necessità di interventi precoci rivolti ai giovani. Per quanto riguarda l’età adulta, i problemi di salute mentale tendono a concentrarsi all’interno dei gruppi vulnerabili, quali minoranze, rifugiati, donne con depressione post partum, persone con patologie croniche (malattie non trasmissibili come ad esempio il diabete, e malattie infettive come ad esempio l’epatite). Per la popolazione anziana il problema maggiore è la demenza, che insorge prevalentemente dai 65 anni in poi: a causa della frequente compresenza di un decadimento cognitivo è infatti necessaria una maggiore attenzione alla salute mentale delle persone che invecchiano.
A questo scenario demografico si affiancano le varie crisi socio-politiche e i loro impatti, ad esempio: ansia, stress, e altri problemi psicologici esacerbati della pandemia di Covid19; instabilità e precarietà sociale ed economica dovute all’aumento del costo della vita; aumento di stress, soprattutto tra le popolazioni più vulnerabili, correlato a disastri naturali e ad eventi atmosferici estremi causati dal cambiamento climatico; traumi inflitti dai conflitti bellici in atto in alcune zone del pianeta.
Per fronteggiare queste complesse situazioni è necessario e urgente aumentare/favorire l’accesso ai servizi che si occupano di prevenzione e cura della salute mentale: in numerosi contesti sono molti infatti gli ostacoli che impediscono l’accesso a tali servizi, e che scoraggiano l’individuo dal chiedere aiuto, quali ad esempio la scarsità di strutture, il costo elevato, lo stigma associato a questo tipo di problemi.
Il recente Policy Paper dell’OMS delinea un quadro strategico che integra i servizi di salute mentale all’interno dell’approccio delle cure primarie (Primary Health Care – PHC), al fine di garantire a tutta la popolazione l’accesso a interventi di qualità senza costi eccessivi. Le cure primarie – un modello di assistenza sanitaria di base – rappresentano, o aspirano a rappresentare, una parte integrante del sistema sanitario e la sua “interfaccia pubblica”, poiché inseriscono i servizi per la salute nella quotidianità del ciclo di vita, dalla nascita alla morte. I problemi mentali colpiscono in maniera sproporzionata bambini e giovani, adulti vulnerabili, persone anziane, e questi gruppi di popolazione possono essere raggiunti efficacemente attraverso servizi di cure primarie di alta qualità: di conseguenza, le cure primarie sono da considerarsi ideali per affrontare e trattare molti dei bisogni di salute mentale della popolazione.
Le strategie raccomandate
Il policy paper è articolato in paragrafi che descrivono le strategie raccomandate per integrare i servizi di salute mentale all’interno dell’approccio delle cure primarie:
Le prime due strategie prevedono il potenziamento dell’offerta dei servizi di salute mentale nei setting di cure primarie attraverso la formazione – l’aumento di specifiche competenze sulla salute mentale per gli operatori che si occupano di cure primarie (medici di base, infermieri, assistenti sanitari, ecc), e la pratica – l’inserimento mirato degli operatori della salute mentale all’interno delle équipe di cure primarie.
1. La formazione consente agli operatori delle cure primarie di acquisire competenze vitali (quali l’assessment psicodiagnostico, l’erogazione di un primo supporto psicologico, l’implementazione di interventi, l’orientamento persone verso la “cura di sé” o self-care attraverso le risorse disponibili) per l’identificazione precoce, la gestione e la terapia efficace per specifiche condizioni mentali.
2. L’integrazione di operatori con competenze di salute mentale (psicologi clinici, infermieri psichiatrici – anche specializzandi tirocinanti, counselor, ESP – esperti di supporto tra pari o esperti-per-esperienza, ecc) all’interno delle équipe di cure primarie permette di ampliare il raggio di azione dei servizi di salute mentale, promuovendo un modello di trattamento che tiene insieme gli aspetti fisici e mentali della salute.
Possono esserci varie forme: ad esempio, gli operatori della salute mentale continuano a lavorare principalmente nei setting specialistici ma sono “collegati” alle cure primarie e praticano anche in quell’ambito; oppure gli operatori della salute mentale lavorano stabilmente nel setting delle cure primarie e affiancano l’équipe per la valutazione generale dei bisogni di salute mentale dell’utenza.
3. La terza strategia riguarda i legami tra le cure primarie e i servizi specialistici di salute mentale, promuovendone il rafforzamento in termini di lavoro di rete continuo: ciò può avvenire attraverso modelli assistenziali quali la consultation liaison (psichiatria di consultazione e collegamento) – in cui gli operatori delle cure primarie mantengono un ruolo chiave nel coordinamento della gestione terapeutica dell’utente, e la collaborative care– in cui gli specialisti della salute mentale assumono il ruolo principale della cura del paziente.
4. La quarta strategia poggia sul riconoscimento della natura multiforme della salute mentale, e l’intreccio dei vari determinanti socio-economici: promuove pertanto la necessità di collegamenti tra la sanità e altri settori/ambiti quali istruzione, occupazione, alloggio e servizi sociali. Un approccio intersettoriale coordinato può dare vita a partnership e alleanze fondamentali per affrontare i determinanti. Questa ottica collaborativa è cruciale per elaborare programmi politici che sostengano e favoriscano la “scalabilità” degli interventi di prevenzione e promozione della salute mentale nel setting comunità, con un approccio di cure primarie.
Conclusioni
L’OMS chiede a gran voce ai governi di impegnarsi e investire nello sviluppo di servizi di salute mentale community-based, sottolineando la necessità di agire per mitigare l’impatto crescente dei problemi mentali – depressione, ansia, ecc – amplificato da fattori quali lo stress della vita moderna, il post pandemia di Covid19, gli eventi climatici estremi, i conflitti militari. La mancanza di assistenza e cure adeguate e lo stigma diminuiscono la qualità della vita delle persone e causano costi sociali ed economici notevoli alla società, rendendo urgente l’adozione di strategie per ampliare i servizi di salute mentale secondo un approccio di primary health care (PHC), in linea con l’impegno dell’OMS di raggiungere una copertura sanitaria universale. Integrare la salute mentale all’interno delle cure primarie garantisce maggiore vicinanza alla vita reale delle persone, e rinforza i legami tra le cure primarie e altre forme di assistenza e cura oltre che con altri settori di intervento, promuovendo in tal modo servizi di tutela della salute mentale maggiormente accessibili, equi e inseriti all’interno del continuum assistenziale più ampio. Inoltre, questo approccio fa leva su servizi di cure primarie già esistenti, facilita una diagnosi precoce, oltre che interventi tempestivi e puntuali, e terapie “complete” che rispondano a bisogni di salute fisici e mentali insieme.
Le 4 strategie chiave descritte nel policy paper derivano da evidenze scientifiche e da buone pratiche in atto in contesti diversi all’interno della Regione EU, che comprendono varie tipologie di approcci e politiche in grado di supportare in maniera efficace l’implementazione di queste strategie. L’OMS raccomanda pertanto una transizione della prevenzione e terapia della salute mentale orientata a livello comunitario, che vada oltre le strategie individuate, coinvolgendo settori diversi dalla sanità, per colmare il gap tra i bisogni della popolazione e l’erogazione di servizi, e le differenze tra i sistemi di cure primarie dei vari territori. La progettazione e realizzazione di interventi per la salute mentale community-based definisce un ecosistema di variegati setting, in cui le cure primarie giocano un ruolo cruciale ma fanno parte di qualcosa di più ampio, ricco e articolato.
Per approfondimenti
Policy Paper – Scaling up mental health services within the PHC approach: lessons from the WHO European Region. Copenhagen: WHO Regional Office for Europe; 2025.
Link alla pag. di presentazione dell’OMS:
https://www.who.int/europe/publications/i/item/WHO-EURO-2025-11303-51075-77740
Link diretto al Policy Paper:
https://iris.who.int/bitstream/handle/10665/381029/WHO-EURO-2025-11303-51075-77740-eng.pdf?sequence=2
Glossario OMS dei termini di promozione della salute – trad. italiana – edizione aggiornata, 2021
Link all’articolo di presentazione:
https://www.dors.it/2024/09/edizione-2021-del-glossario-oms-della-promozione-della-salute-aggiornamento-con-nuovi-termini/
Link diretto al Glossario ediz. 2021: https://www.dors.it/documentazione/testo/202311/Glossario%20OMS%20POST%20_%20BOOK_231120.pdf
La psichiatria di Consultazione e Collegamento (CL) è definibile come «una sub-specializzazione della psichiatria che ha come oggetto la diagnosi, il trattamento, lo studio, la prevenzione della morbilità psichiatrica presente nei soggetti con patologia organica e in coloro che somatizzano… e l’organizzazione di consulenze psichiatriche, di attività formative e di liaison per operatori non psichiatrici in ogni tipo di setting clinico, in particolar modo nell’ospedale generale» (Lipowski, 1984).
La Collaborative Care (CoCM) – Cura Collaborativa – è un modello evidence-based per identificare e affrontare condizioni quali ad esempio la depressione, l’ansia, l’attacco di panico, molto utilizzato in ambito di cure primarie; è caratterizzato da un intervento multicomponente “personalizzato”, che coinvolge diversi professionisti della salute (tra cui il medico di base) e che prevede l’adozione di un approccio olistico mirato a facilitare l’accesso alle cure e ottimizzare l’utilizzo delle risorse disponibili, andando al di là del semplice trattamento dei sintomi e garantendo perciò maggiore sostenibilità nel tempo.
Foto articolo di Patty Brito su Unsplash.