Il progetto
Il progetto Vineyard dell’ASL Cuneo 1 propone la pratica della viticoltura come strumento di recovery – processo evolutivo che “supera” il disagio psichico, centrato sullo sviluppo personale di nuovi significati e abilità, e sul “recupero” di una dimensione positiva dell’identità, migliorando la qualità di vita – per gli utenti del servizio di salute mentale.
Ha previsto una fase pilota, svoltasi nel 2022, che ha consentito di sperimentare, nella pratica, con le persone vulnerabili, il potenziale della teoria dei “paesaggi terapeutici” e luoghi abilitanti (la vigna col suo valore simbolico), e di attivare alleanze con enti/organizzazioni del territorio. I risultati di tale fase hanno creato premesse e condizioni per una successiva seconda edizione, più estesa, che ha convalidato il modello di intervento, e si è svolta nel territorio di Langhe e Roero nel 2023-2024.
Obiettivo della fase pilota era esplorare le possibilità terapeutiche della vigna (spazio sicuro, accogliente, non giudicante), che si è rivelata foriera di una esperienza di connessione derivante dalle attività di cura e conservazione delle viti, e dal contesto socio-ambientale che crea benessere per i suoi partecipanti. La conduzione di interviste in profondità con ciascun partecipante ha consentito di esplorare il potenziale terapeutico dell’attività attraverso i vissuti soggettivi, individuando gli elementi del modello di maggior efficacia, poi integrati nelle edizioni successive del progetto. Centrale, a questo proposito, si è rivelato il lavoro uno-a-uno sulle viti, che affiancando a ciascun partecipante un viticoltore esperto ha permesso il trasferimento del know-how, reso accessibile l’interazione (attraverso il dialogo così come attraverso i silenzi) e favorito esperienze di rispecchiamento e graduale espressione del sé.
La seconda edizione si è dedicata alla costituzione e rinforzo del gruppo, nel medio-lungo periodo, caratterizzato da senso di appartenenza e identità, che ha partecipato a un percorso formativo pratico-esperienziale, con la prospettiva di un inserimento futuro nel contesto lavorativo vitivinicolo e agro-alimentare in generale – coerentemente con le evidenze scientifiche che individuano come strumenti efficaci per la recovery delle persone con disagio psichico gli interventi orientati al mercato lavorativo “reale”, rispetto agli inserimenti nei cosiddetti “contesti protetti” (sheltered work programs).
La formazione ha coinvolto gli istituti di istruzione superiore, con gli studenti nel ruolo di peer-trainers nei confronti delle persone seguite dai servizi di salute mentale di Cuneo e Mondovì, con uno sguardo orientato all’equità che ha dato priorità agli utenti più giovani e/o con prospettive di inserimento lavorativo coerenti col proprio percorso personalizzato terapeutico-riabilitativo. La seconda edizione è stata oggetto di valutazione di processo ed esito attraverso una metodologia definita “immersiva”, ossia momenti di osservazione partecipante durante i quali una ricercatrice esterna ha condiviso l’esperienza dei partecipanti, all’interno del contesto, durante tutte le azioni progettuali, e che ha prodotto un Report etnografico. La valutazione ha previsto anche la realizzazione di un focus group con gli studenti, al termine dell’anno scolastico, per raccogliere impressioni e opinioni.
La Buona Pratica Trasferibile
La procedura di valutazione BPT – Buona Pratica Trasferibile prevede l’utilizzo di uno strumento ad hoc, la Griglia per l’individuazione delle Buone Pratiche, compilato da due lettori/valutatori indipendenti, uno esperto della metodologia progettuale, l’altro del tema specifico, in costante dialogo con i progettisti; le due letture vengono poi incrociate e confrontate per arrivare a una unica versione definitiva, che verrà condivisa coi progettisti e con altri riferimenti istituzionali attraverso lettera ufficiale, e valorizzata sulla banca dati Prosa.
La procedura richiede – come si può intuire – un lavoro lungo, paziente, competente, coerente, sia da parte degli operatori e delle operatrici di Dors, sia da parte dei progettisti, che produce dei frutti al di là della certificazione BPT, quali ad esempio la possibilità di fermarsi a riflettere sul processo progettuale ai fini di un miglioramento, e il rinforzo della collaborazione inter-professionale durante il percorso consulenziale.
Il progetto è presente in banca dati Pro.Sa. con il codice 6113
I punti di forza
Il progetto ha innumerevoli elementi di valore.
Dal punto di vista metodologico:
• utilizza un modello di intervento che va oltre l’assistenzialismo, promuovendo l’empowerment dei destinatari, e creando prospettive future attraverso un obiettivo formativo-occupazionale ancorato al territorio
• promuove un processo di apprendimento basato sulla relazione tra pari nei setting comunitario e scolastico, collegato al processo di de-stigmatizzazione dei disturbi psichiatrici
• si basa su una accurata e convincente analisi degli specifici fattori – individuali, sociali, ambientali – correlati alla salute di destinatari, e da questi sono derivati obiettivi e azioni coerenti
• crea un modello di lavoro collaborativo – interprofessionale e intersettoriale – a livello territoriale, formalizzato
• ha solidi riferimenti teorici, basandosi su teorie afferenti a varie branche (psicologia, psichiatria, sociologia, ecc), correlate con la recovery (paesaggio terapeutico e luoghi abilitanti – vigna e scuola)
• ha una buona descrizione dei fattori che concorrono alla sostenibilità del progetto
• è sostenuto da una ricca documentazione scientifica prodotta sia in occasione di convegni internazionali e sia per la pubblicazione su riviste scientifiche, che inoltre elenca e applica al progetto vari studi di efficacia.
Dal punto di vista concettuale:
• propone uno sguardo “nuovo” rispetto al ruolo dei servizi sanitari, che – ri-orientati secondo la Promozione della Salute – diventano promotori di opportunità di promozione del benessere all’interno della comunità, affiancando alla classica attenzione alla dimensione clinico-riabilitativa dei destinatari l’obiettivo del rinforzo delle loro risorse individuali e la valorizzazione delle risorse ambientali/contestuali del territorio
• adotta un approccio in cui la salute mentale è intesa nella sua accezione più ampia di benessere socio-relazionale, e si inserisce all’interno di un modello di psichiatria di comunità – “utilizza” in maniera innovativa l’ambiente naturale per favorire l’apprendimento di competenze trasversali e sociali (quali ad esempio la negoziazione, la capacità di lavorare in gruppo e di dialogare in maniera attiva e reciproca), affiancate all’apprendimento di competenze professionali specifiche, necessarie per aumentare la probabilità di inserimento lavorativo anche grazie a opportunità concrete (ad esempio borse lavoro nel settore agro-alimentare).
Riflessioni dei responsabili del progetto
Gli autori evidenziano come il progetto sia frutto di <<…idee e intuizioni derivanti dall’osservazione del contesto culturale, naturale e sociale>> di vita, che hanno poi preso forma concreta grazie al dialogo e alle relazioni tra i diversi professionisti e realtà locali, e grazie anche al coinvolgimento attivo e motivato di tutti i partecipanti, dai giovani utenti dei servizi agli operatori, dai viticoltori agli studenti e ai ricercatori. L’esperienza progettuale ha perciò consentito di <<…imparare quanto una suggestione, se coltivata con sensibilità e cura, possa trasformarsi in una potente avventura collettiva, fonte di significato, di arricchimento e di condivisione altamente “riabilitativa” per tutti i soggetti coinvolti>>.
Dell’esperienza del processo di valutazione come Buona Pratica Trasferibile gli autori sottolineano gli elementi positivi quali:
• la sistematizzazione delle informazioni e delle evidenze raccolte nel corso delle diverse edizioni del progetto, che ha favorito nel gruppo di lavoro <<… la possibilità di riflettere criticamente sulle modalità più efficaci per comunicare l’iniziativa e renderla patrimonio di altre realtà>> (sintesi della griglia di valutazione, pag. 5)
• la spinta a far dialogare le conoscenze progettuali utilizzate per la progettazione e la realizzazione con i risultati, al fine di <<…offrire al lettore o alla lettrice uno sguardo complessivo sugli aspetti operativi, così come sui significati più profondi, insiti nel Progetto Vineyard >> (ibidem).
Per quanto riguarda le prospettive future, viene in particolare citato il progetto di orticoltura S.O.G.N.I. – Sospendere Ogni Giudizio, Nutrire Identità – che lo stesso gruppo di lavoro sta portando avanti all’interno di una Comunità Terapeutica di Mondovì (CN): il progetto prevede la creazione e la cura di un orto, la produzione di materie prime da utilizzare in ambito culinario, l’incontro delle differenti competenze, lo scambio dei prodotti e materiali trasformati con le altre realtà del territorio, e in tal modo <<… mette a dimora i risultati del Progetto Vineyard e prosegue nella sua ambizione originaria di attribuire ai percorsi di recovery significati nuovi, costruendo attraverso un impegno corale reali “luoghi abilitanti”>> (ibidem).
Approfondimenti sul progetto
La documentazione completa del progetto è disponibile sulla banca dati Pro.Sa.
La sintesi della griglia di valutazione con i relativi commenti, allegata al progetto su ProSa, è disponibile QUI
Articolo pubblicato su Secondo Welfare (2024)
Guida sulla recovery, MHE – Mental Health Europe, marzo 2022
