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PFAS

PFAS: un’emergenza globale

I PFAS rappresentano una delle più complesse sfide ambientali e sanitarie del XXI secolo.
Sono stati utilissimi nell’industria, ma la loro persistenza, diffusione e tossicità li rendono un pericolo per ecosistemi e salute umana.

In questo articolo riportiamo una sintesi delle informazioni più rilevanti tratte dalla recente pubblicazione PFAS – Sostanze Alchiliche Perfluorurate e Polifluorurate della CIIP – Consulta Interassociativa Italiana per la Prevenzione, a cui si rimanda per una lettura più approfondita.

🔬 Cosa sono i PFAS

I PFAS (Per- and PolyfluoroAlkyl Substances) sono una grande famiglia di oltre 4700 composti chimici sintetici utilizzati dal secondo dopoguerra in numerose applicazioni industriali e commerciali.
La loro caratteristica principale è la presenza di legami carbonio-fluoro (C–F), tra i più forti in natura: ciò li rende resistenti al calore, all’acqua, ai grassi e alla degradazione chimica.
Queste stesse proprietà, però, causano la loro persistenza ambientale — per cui vengono chiamati anche “forever chemicals” — e la tendenza ad accumularsi nei tessuti umani e animali.


🧪 Breve storia dei PFAS nel mondo

  • 1938 – Nei laboratori della DuPont (USA) viene scoperto per caso il Teflon (PTFE), materiale antiaderente resistente al calore e agli agenti chimici.
  • 1947 – Nei laboratori 3M viene sintetizzato il PFOA, usato per produrre il Teflon.
  • 1953 – Nasce anche il PFOS, poi impiegato in tessuti impermeabili e schiume antincendio.
  • Anni ‘60–’70 – Le schiume AFFF a base di PFAS diventano standard militare e industriale.
  • 1999 – Emergono i primi casi di contaminazione ambientale, in particolare attorno agli impianti DuPont di Parkersburg (West Virginia).
  • 2002-2006 – 3M cessa volontariamente la produzione di PFOS, e l’EPA avvia un programma per eliminare il PFOA.
  • 2009-2016 – Introduzione delle prime alternative (“GenX”) e limiti più severi per l’acqua potabile.
  • 2020-2025 – Molti Stati USA e paesi europei avviano leggi per il bando graduale dei PFAS in prodotti di consumo.

🇮🇹 La storia italiana: il caso Miteni e altri poli industriali

In Italia la produzione di PFAS ha avuto due poli principali:

1. Trissino (Vicenza) – Caso Miteni

  • La Miteni S.p.A., fondata nel 1965, produceva composti fluorurati per l’industria tessile, chimica e farmaceutica.
  • Dal 2011 si sono rilevate concentrazioni record di PFAS nelle acque di scarico e nelle falde del Vicentino, con contaminazione di oltre 350.000 persone.
  • Nel 2013 il Ministero dell’Ambiente e la Regione Veneto avviarono un monitoraggio su larga scala, individuando zone rosse, arancioni e gialle a seconda del grado di contaminazione.
  • Nascono movimenti civici come “Mamme No PFAS”, che chiedono controlli sanitari e trasparenza.
  • Nel 2025 la Corte d’Assise di Vicenza ha condannato 11 ex dirigenti Miteni per disastro ambientale, con pene complessive di 141 anni e risarcimenti milionari.
  • Restano problemi di bonifica e segnalazioni di contaminazioni residue, anche legate ai lavori della Pedemontana Veneta.

2. Spinetta Marengo (Alessandria) – Stabilimento Solvay

  • Attivo dagli anni ’70, produce fluoropolimeri e materiali per automotive ed elettronica.
  • Indagini dell’ARPA Piemonte (2021–22) hanno trovato PFAS nelle falde e nel sangue dei residenti.
  • È in corso un’inchiesta per disastro ambientale. Solvay ha annunciato di voler eliminare i fluorotensioattivi entro il 2026.

⚛️ Chimica dei PFAS

I PFAS comprendono sostanze non polimeriche (come PFOS e PFOA) e polimeriche (come Teflon, PVDF, Gore-Tex).
Si distinguono in:

  • Perfluoroalchilici (PFAA): catene completamente fluorurate, altamente persistenti e bioaccumulabili.
  • Polifluoroalchilici: catene parzialmente fluorurate.
  • Fluoropolimeri: polimeri con unità ripetitive, come il PTFE (Teflon) o l’ETFE.

I PFAS a catena lunga (C8 o più) sono considerati più pericolosi per la salute e l’ambiente, mentre quelli a catena corta (C4–C6), introdotti come alternative, si rivelano comunque persistenti e inquinanti.


🧰 Usi principali dei PFAS

Grazie alla loro stabilità e repellenza, i PFAS si trovano in moltissimi prodotti e settori:

  • Aerospaziale e difesa: schiume antincendio, rivestimenti resistenti al calore.
  • Automotive: lubrificanti, rivestimenti antiusura, batterie per auto elettriche.
  • Tessile e moda: abbigliamento tecnico, Gore-Tex, tessuti antimacchia.
  • Cucina e casa: padelle antiaderenti (Teflon), spray idrorepellenti, detergenti, cere.
  • Elettronica: microchip, display, batterie al litio.
  • Medicina: protesi, teli chirurgici, impianti.
  • Carta e imballaggi: rivestimenti anti-grasso per cartone e carta forno.
  • Edilizia ed energia: vernici, cavi, pannelli solari.

Particolarmente preoccupante la presenza di PFAS (utilizzati come principi attivi o additivi per conferire proprietà idrorepellenti e di resistenza ai grassi) nei diserbanti. L’uso di questi prodotti rilascia direttamente i PFAS nell’ambiente attraverso lo spandimento, contaminando il terreno e, di conseguenza, le colture. La contaminazione può raggiungere la catena alimentare, portando all’esposizione umana attraverso il consumo di cibo e acqua.


🧬 Farmacocinetica e destino biologico

I PFAS entrano nell’organismo per ingestione di acqua o cibo contaminato, inalazione e, in misura minore, per contatto cutaneo.

Si legano all’albumina nel sangue e si accumulano in fegato, reni, cervello e ossa.
Non vengono metabolizzati e hanno emivite molto lunghe (più di 5 anni per il PFOS).

Sono inquinanti organici persistenti (POP): molto bioaccumulabili, poco eliminabili, con ricircolo enteroepatico e riassorbimento renale.


⚕️ Effetti sulla salute umana

Gli studi più recenti (EFSA, IARC, OMS) confermano una serie di effetti tossici:

SistemaEffetti principaliPFAS coinvoltiEvidenza
Endocrino↓ Testosterone, alterazioni tiroidee, osteoporosiPFOA, PFOS, PFNAForte
Metabolico↑ Colesterolo, diabete tipo 2, ipertensionePFOA, PFOSForte/Moderata
ImmunitarioRidotta risposta ai vaccini, ↑ infezioni, autoimmunitàPFOA, PFOS, PFHxSForte
Epatico/RenaleSteatosi, ↑ enzimi epatici, ↓ filtrazione glomerularePFOA, PFOSForte
Riproduttivo↓ qualità sperma, aborti, basso peso alla nascitaPFOA, PFOSModerata
CancerogenoTumori renali e testicolari (PFOA gruppo 1 IARC)PFOA, PFOSModerata
Neurologico/OsseoDeficit cognitivi, ridotta densità osseaPFOS, PFOADebole/Moderata

Nei neonati e bambini gli effetti includono ritardo nella crescita, ridotta risposta immunitaria e disturbi dello sviluppo.


🌱 Alternative ai PFAS

La ricerca di sostituti è complessa perché pochi materiali offrono contemporaneamente idrorepellenza, oleorepellenza e stabilità termica.

Strategie di sostituzione:

  1. Sostanze a catena più corta (es. PFBA, PFBS): inizialmente ritenute più sicure, ma rivelatesi comunque persistenti.
  2. Materiali senza fluoro, come siliconi e polidimetilsilossani (idrorepellenti), cere e paraffine.

⚖️ Normativa europea e italiana

L’Unione Europea ha progressivamente introdotto regolamenti per limitare i PFAS:

  • 2006–2017 – Direttive su PFOS e PFOA.
  • 2019 – Regolamento UE 2019/1021 sui “inquinanti organici persistenti”.
  • 2021 – Divieto per PFAS C9–C14.
  • 2024 – Restrizioni su PFHxA.
  • 2025 – Regolamento UE 2025/1988: vieta PFAS nelle schiume antincendio dal 2030 (limite 1 mg/L).

Inoltre, cinque paesi europei (Danimarca, Germania, Olanda, Norvegia e Svezia) hanno proposto nel 2023 un divieto generale per tutti i PFAS, con deroghe temporanee per settori strategici.
Si stima che senza nuove regole, nei prossimi 30 anni si riverserebbero in Europa oltre 4,5 milioni di tonnellate di PFAS, con costi sanitari tra 52 e 84 miliardi di euro/anno.

L’Italia ha ratificato nel 2022 la Convenzione di Stoccolma sui POP, impegnandosi alla graduale eliminazione dei PFAS più pericolosi.


🌍 Monitoraggio e biomonitoraggio

Ambientale

I PFAS sono stati rinvenuti in tutte le matrici ambientali: acqua (superficiale e sotterranea), suolo e sedimenti, aria e polveri, alimenti e organismi acquatici.

Sono altamente mobili e solubili, per cui possono contaminare anche aree lontane dalle fonti di emissione.

Biologico

Nel sangue umano si misurano spesso livelli superiori ai limiti EFSA, con correlazioni tra concentrazioni ematiche e rischio sanitario.
Il biomonitoraggio è oggi parte integrante della Valutazione di Impatto Sanitario nelle zone contaminate.


🚰 Bonifica e gestione del rischio

Bonificare i PFAS è particolarmente difficile a causa della loro stabilità chimica. Le tecniche in uso includono:

  • adsorbimento su carboni attivi o resine a scambio ionico,
  • osmosi inversa per acque potabili,
  • incenerimento a temperature >1100°C per i rifiuti solidi.

Tuttavia, nessun metodo garantisce la completa distruzione dei composti.
Per questo la priorità è la prevenzione delle emissioni e la sostituzione dei prodotti.


🧭 Conclusioni

L’esperienza del Veneto e di Spinetta Marengo dimostra come le lacune nei controlli industriali e la lentezza normativa possano generare disastri duraturi.
Allo stesso tempo, il progresso scientifico e normativo europeo sta finalmente ponendo basi solide per un futuro “PFAS-free”, fondato su sostituzione graduale, ricerca di materiali alternativi, monitoraggio sistematico, informazione ai cittadini.

La sfida sarà globale: servono cooperazione tra governi, aziende e comunità scientifica per ridurre le fonti di inquinamento e proteggere la salute pubblica. Come sottolineano i più recenti documenti di ECHA ed EFSA, i PFAS non sono più un problema “chimico”, ma una questione di giustizia ambientale e generazionale.

Per approfondire

PFAS – Sostanze Alchiliche Perfluorurate e Polifluorurate. A cura di Carlo Sala con la collaborazione di Elisabetta Barbassa, Stefano Biancini, Gianandrea Gino. CIIP – Consulta Interassociativa Italiana per la Prevenzione. Novembre 2025

Articolo DoRS – PFAS, le sostanze chimiche eterne con effetti cancerogeni sull’uomo

Articolo DoRS – Sostanze perfluoroalchiliche (PFAS): la preoccupazione è giustificata

Scheda MATline dell’Acido perfluoroottanoico – PFOA

Scheda MATline dell’Acido perfluoroottansolfonico  – PFOS

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