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L’arte e la cultura hanno un impatto positivo sulla salute e il benessere della popolazione: il Report dell’University College di Londra

Introduzione

Il recente Report dell’UCL – University College of London presenta i risultati di un’ampia ricerca (scoping review) e descrive i diversi impatti sulla salute che la partecipazione ad attività artistiche e culturali – in termini di semplice fruizione o di partecipazione attiva, ha nelle varie fasi del ciclo di vita: salute sociale per i bambini e gli adolescenti, salute mentale in età adulta e nella terza età, generale riduzione della fragilità e allungamento della vita, diminuzione delle disuguaglianze (report e video).

Il team dell’UCL – Social Biobehavioural Research Group – ha effettuato un lavoro di ricerca “longitudinale” dal 2017 al 2022, raccogliendo e analizzando i dati derivanti da circa una dozzina di studi di coorte realizzati negli Stati Uniti e nel Regno Unito, che hanno seguito per decenni le attività e lo stato di salute e ben-essere [leggi la nota a fine paragrafo] di una popolazione numerosa e rappresentativa (circa 23.000 persone), e rilevato gli effetti a lungo termine della partecipazione a iniziative artistiche e culturali.

La finalità dichiarata del Report è aiutare i decisori politici, i professionisti del mondo sanitario e scolastico, e del mondo dell’arte e della cultura a comprendere appieno gli effetti a lungo termine di cultura e arte sulla salute e a sostenerli nel fare scelte più consapevoli ed efficaci nelle politiche e nei progetti. Si apre così una nuova visione delle arti e della cultura e sul loro ruolo nel ridurre le disuguaglianze: si rendono evidenti le potenzialità in ambito quali la prevenzione e promozione della salute – oltre che la valenza supportiva e terapeutica – a condizione che le proposte artistiche e culturali siano di alta qualità, efficaci e accessibili a tutti dentro strategie di promozione della salute.

Il Report completo è corredato da alcune schede di sintesi tematiche (Evidence Brief), Dors ne ha già selezionate e descritte tre. Oggi aggiorniamo l’articolo sintetizzando la quarta e ultima scheda, che affronta il tema del ruolo che arte e cultura possono svolgere per un invecchiamento attivo, e riprendiamo il testo dell’intero articolo per integrare ed evidenziare alcuni passaggi salienti.

[Nota] Il termine ben-essere è stato scritto con il trattino per mettere in risalto la dimensione esistenziale del concetto, in particolare la dimensione edonica (BEN-essere riferito a emozioni, sentimenti, umore, felicità, gioia…) e la dimensione eudaimonica (ben-ESSERE caratterizzato dal dare significato e senso della vita, tensione alla realizzazione di sé), e distinguerlo da una visione prettamente individualistica e consumistica (Lazzari, 2016).

Impatto di arte e cultura su salute psicologica/sociale in età evolutiva

La scheda di sintesi “Evidence Brief: How the arts can support children and young people’s development and wellbeing” analizza il collegamento tra il coinvolgimento/partecipazione ad attività artistiche in età evolutiva e l’impatto sulla salute psicologica e sociale.

Il messaggio principale è il seguente. Nei bambini e adolescenti che partecipano ad attività culturali e artistiche:
– si riducono i problemi di iperattività e difficoltà di concentrazione, e i comportamenti antisociali e violenti
– aumentano/migliorano i comportamenti pro-sociali, quali empatia e altruismo
– diminuisce la probabilità che fumino sigarette, e assumano sostanze alcoliche e stupefacenti.

Esiste già un ampio corpus di evidenze sul ruolo svolto dalle arti nello sviluppo sociale e per la salute/benessere di bambini e adolescenti, in maggior parte però svolti su piccola scala e incentrati sul breve periodo: gli studi analizzati nel report hanno ampliato il campo, attingendo – come già detto – da un ampio database di studi longitudinali su larga scala.

Nel dettaglio, i risultati della ricerca:

  • Per quanto riguarda i comportamenti sociali e antisociali, si è osservato che i bambini che leggono per piacere/divertimento hanno dei livelli più bassi di iperattività e disattenzione, e manifestano più comportamenti empatici e di offerta di aiuto al prossimo, indipendentemente da genere, etnia, caratteristiche demografiche della famiglia (numero ed età dei componenti, presenza di minori, status civile, ecc) e frequenza delle letture realizzate insieme ai genitori. Gli stessi effetti benefici sono stati rilevati per la partecipazione ad altri tipi di attività, quali: danza, musica, lezioni di educazione artistica, arti performative. Gli adolescenti impegnati in club di lettura, circoli teatrali, gruppi musicali, orchestre, cori, cheerleading, danza riferiscono comportamenti antisociali e “devianti” in misura minore, per almeno 1 – 2 anni. Inoltre, per i ragazzi di 10 – 11 anni partecipare a un gran numero di attività artistiche extracurriculari comporta una riduzione dell’iperattività e della disattenzione nei tre anni successivi, a prescindere dalle condizioni demografiche e socio-economiche, e dalle caratteristiche dell’istituto scolastico come sovraffollamento delle aule o posizione/quartiere: la stessa correlazione non è stata trovata per le attività artistiche realizzate a scuola, e ciò suggerisce l’importanza di realizzare attività artistiche anche al di fuori dal setting scuola per una maggiore efficacia nel promuovere la salute psicologica e la socialità.
  • Per quanto riguarda i comportamenti di salute e stili di vita salutari, i bambini che leggono per piacere/divertimento hanno una probabilità minore di iniziare a fumare sigarette e bere alcolici a 14 anni; inoltre, è emerso che gli adolescenti di età compresa tra 12 – 19 anni che partecipano ad attività artistiche di gruppo fanno un uso ridotto di sostanze (alcol, marijuana, tabacco), ma questo effetto non viene mantenuto nel lungo periodo. I programmi dovrebbero diventare, dopo la fase sperimentale, costanti e duraturi.
  • Per quanto riguarda le abilità creative, dai resoconti degli insegnanti sulla creatività dei bambini di 7 anni – intesa come originalità, creatività, immaginazione che emergono durante attività teatrali, attività manuali, laboratori di scrittura libera, disegno e pittura, e racconto di storie – è emersa una correlazione tra un alto livello di competenza creativa e un minor rischio di sviluppare depressione, irrequietezza, comportamenti disadattivi ed emotivamente disregolati (attinenti cioè a una alterazione della regolazione dinamica mente-corpo-ambiente, secondo il modello di Lazarus e Folkman, 1984) nel periodo dell’adolescenza.
  • Per quanto riguarda l’autostima e l’autocontrollo, uno studio ha dimostrato che i ragazzi di 11 anni che ascoltano musica o suonano, disegnano, dipingono, fanno attività manuali, o leggono per piacere hanno un livello di autostima più elevato, il cui sviluppo è indipendente dal livello di abilità artistica posseduta, che non deve perciò essere necessariamente eccellente; la correlazione tra il coinvolgimento in tali attività e l’accrescimento dell’autostima è più forte se i genitori vi partecipano insieme ai figli. Negli adolescenti impegnati in attività culturali e artistiche è stato osservato un auto-controllo maggiore, e ciò fa ipotizzare che le arti possono aiutare i giovani a regolare emozioni e comportamenti.

Infine, alcune raccomandazioni a livello di politiche e prassi operative:

  • I benefici delle arti si manifestano se la partecipazione ad attività artistiche e culturali viene facilitata in modo da diventare un’abitudine e parte della quotidianità (“normalizzazione”). In particolare, a bambini, adolescenti e famiglie devono essere garantite opportunità di partecipazione ad attività artistiche e culturali che siano accessibili a tutti, incluse attività esterne al contesto scolastico.
  • poiché i risultati della ricerca dimostrano che per chi vive in aree deprivate la partecipazione ad attività di tipo artistico potrebbe dare benefici maggiori, deve diventare una priorità aumentare le opportunità/proposte rivolte ai giovani delle aree meno agiate, contribuendo in tal mondo alla riduzione delle disuguaglianze.

Impatto delle attività artistiche su salute mentale e benessere in età adulta e terza età

La scheda di sintesi/Evidence Brief “How the arts can support mental health and wellbeing in adulthood” descrive gli effetti sulla salute mentale della partecipazione ad attività artistico-culturali in età adulta e senile. Anche per questo ambito tematico, il Report ha utilizzato i dati provenienti dagli studi longitudinali della popolazione statunitense e britannica, integrando così le evidenze già esistenti sul ruolo che le arti rivestono per la prevenzione e gestione della malattia/salute mentale, ma spesso riguardanti effetti a breve termine e campioni numerici piccoli.

Il messaggio principale è il seguente:

· La salute mentale delle persone adulte che partecipano ad attività artistiche e culturali migliora, e aumenta la soddisfazione per la propria vita

· Per coloro che si impegnano attivamente in attività di tipo artistico e culturale si riduce la probabilità di incorrere in problemi depressivi durante la vecchiaia, e queste persone percepiscono la propria vita come maggiormente degna di essere vissuta, con numerosi riverberi a livello di salute fisica (ad esempio riduzione dei livelli ormonali di stress, rinforzo del sistema immunitario, riduzione dell’infiammazione sistemica e passaggio a uno stato non infiammatorio)

· Gli interventi di tipo artistico possono mitigare e ridurre i problemi di salute mentale, tra cui la depressione post partum

· Sono necessarie politiche che promuovano e diano valore a proposte di tipo artistico rivolte all’intero ciclo di vita

Nel dettaglio, i risultati della ricerca:

· Per quanto riguarda le strategie di coping, dai dati delle ricerche è emerso che la partecipazione frequente e costante ad attività artistiche e culturali è collegata al miglioramento delle condizioni di salute mentale, in particolare in termini di aumento di tali abilità, con conseguenze positive per la gestione dello stress e dei problemi mentali nella vita quotidiana. Questa correlazione è risultata maggiore per la partecipazione attiva ad attività classificate come artistiche (ballare, cantare, recitare, scolpire, dipingere, lavorare a maglia o uncinetto, realizzare opere in legno, leggere per piacere, partecipare a laboratori di scrittura creativa, realizzare video, fare fotografia, fare teatro e animazione di strada, ecc) rispetto alla fruizione – partecipazione “passiva” o come spettatore – ad attività classificate come culturali (andare al cinema, vedere una mostra, assistere a un’opera teatrale o a un’opera lirica, ascoltare concerti dal vivo, ecc), e ciò fa ipotizzare che la sola fruizione di eventi culturali non influisca sui fattori psicologici e comportamentali sottostanti alle abilità di coping

· Per quanto riguarda la regolazione delle emozioni, fattore fondamentale per il benessere mentale, sono state evidenziate tre tipologie di strategie di regolazione emotiva che vengono attivate dalla partecipazione ad attività artistico-culturali: le arti creano uno “spazio sicuro” (safe space) in cui re-indirizzare l’attenzione e liberarsi dai pensieri e sensazioni negative; permettono di “fare i conti” con le proprie emozioni – che possono essere “scaricate” e rielaborate razionalmente per immaginare possibili tentativi di soluzione; aumentano l’auto-stima rassicurando la persona sulle proprie capacità nel gestire i problemi.

· Per quanto riguarda la salute mentale nella terza età, è emerso che le persone over 50 hanno un rischio minore di sviluppare un disturbo depressivo nei successivi 10 anni se frequentano mensilmente luoghi in cui si svolgono attività e manifestazioni culturali, con un ruolo preventivo “indipendente” dalla situazione socio-economica di appartenenza (che influisce solo in parte). In particolare, la partecipazione ad attività di gruppo (coro, danza, fotografia, teatro, gruppi musicali) produce effetti positivi sulla salute in età senile, tra cui l’aumento della soddisfazione per la propria vita e la sensazione di “avere

uno scopo”, la riduzione del senso di solitudine, e dal punto di vista fisico livelli di dolore più bassi in caso di malattie croniche, abbassamento del tasso di obesità, miglioramento della risposta immunitaria, riduzione del tempo di convalescenza in caso di malattia.

· Per quanto riguarda la frequenza della partecipazione, le ricerche hanno rilevato una evidente riduzione del rischio di sviluppo di un disturbo depressivo per le persone impegnate in maniera costante in attività artistiche (riduzione del 32% se l’impegno era ogni 2 – 3 mesi, del 48% se l’impegno era mensile o con frequenza maggiore).

Infine, alcune raccomandazioni a livello di politiche e prassi operative:

· E’ necessario aumentare le opportunità di partecipazione attiva e fruizione di attività artistiche perché queste potenzialmente possono ridurre la prevalenza di malattia mentale. Le evidenze finora raccolte ci dicono infatti che quando le persone vengono coinvolte in attività artistiche aumenta la possibilità di una diagnosi precoce e si riduce il ricorso ai servizi di salute mentale. Ma la partecipazione alle attività artistiche e culturali dovrebbe essere “normalizzata” e facilitata, soprattutto nelle aree deprivate.

· Viene raccomandato il Social Prescribing approach, la possibilità cioè che gli operatori delle cure primarie (tra cui i medici di famiglia) prescrivano ai propri pazienti la partecipazione ad attività creative che si svolgono all’interno della propria comunità, in setting non clinici, nell’ottica di aiutare le persone in situazioni di isolamento/solitudine e/o affette da disturbi mentali comuni, che sono noti fattori di rischio di futuri problemi fisici e mentali più gravi.

Disuguaglianze nell’accesso all’arte e alla cultura per la salute e il benessere

La scheda di sintesi “Evidence brief: inequalities in accessing  arts and culture for health and wellbeing” descrive le disuguaglianze nell’accesso delle persone alle arti e alla cultura.

I messaggi principali sono i seguenti:

Il lavoro ha identificato chiare disuguaglianze nell’accesso delle persone alle attività artistiche e culturali:

  • Le persone provenienti da contesti socioeconomici più poveri avevano un livello di coinvolgimento/impegno artistico e culturale inferiore.
  • Sesso, etnia, stato civile, responsabilità nell’accudimento dei figli piccoli ed età erano tutti fattori legati all’impegno artistico e alle e attività culturali.
  • Gli individui che vivono nelle aree più svantaggiate del Regno Unito hanno un minore coinvolgimento culturale e artistico rispetto a coloro che vivono in aree più ricche.
  • La cattiva salute mentale era collegata a difficoltà nell’impegnarsi con le arti

Nel dettaglio, i risultati di questa ricerca:

Esiste un ampio corpus di prove del ruolo che le arti possono svolgere nella prevenzione e nella gestione delle malattie.

Tuttavia, la ricerca – che ha esplorato le disuguaglianze nell’accesso alle arti utilizzando grandi set di dati, provenienti da studi di coorte inerenti il monitoraggio della salute e delle attività di migliaia di persone, campionate casualmente nel corso di molti anni e decenni – ha dimostrato che mentre molte persone nel Regno Unito partecipano ad attività creative di tanto in tanto, solo il 10,3% degli adulti partecipa regolarmente ad attività artistiche e solo il 18% degli adulti è impegnato in maniera frequente in attività culturali.

Sono state identificate le seguenti barriere che impediscono alle persone di impegnarsi in attività artistiche e culturali:

Barriere geografiche

I risultati mostrano che coloro che vivono nel 10% delle aree più ricche hanno il 21% in più di probabilità di impegnarsi nelle arti rispetto a coloro che vivono in aree di media deprivazione/svantaggio, e il doppio delle probabilità di impegnarsi in attività culturali.

Al contrario, le persone che vivono nel 10% delle aree più svantaggiate hanno il 17% in meno di probabilità di dedicarsi alle arti e il 64% in meno di probabilità di impegnarsi in attività culturali rispetto alle persone che vivono in aree di media deprivazione.

C’erano anche differenze geografiche indipendenti dalla posizione socioeconomica: coloro che vivono nel nord dell’Inghilterra avevano il 14% in meno di probabilità di dedicarsi alle arti e il 20% in meno di probabilità di impegnarsi in attività culturali rispetto a chi vive nelle regioni meridionali, e l’impegno artistico e culturale era maggiore nelle campagne rispetto alle aree industriali.

Queste disuguaglianze sono particolarmente importanti in termini di salute pubblica: le persone provenienti dai quartieri più poveri sembrano godere maggiormente degli effetti positivi sulla salute quando sono impegnate nelle arti e nella cultura rispetto a quelle dei quartieri più ricchi.

Barriere socioeconomiche e demografiche

Al di là della geografia (ma spesso legata ad essa), i risultati hanno evidenziato chiari aspetti socioeconomici e demografici come ostacoli al coinvolgimento in arte e cultura:

  • Istruzione e occupazione: le persone che vivono in aree con livelli di istruzione inferiori e inferiore stato professionale erano meno propense a partecipare alle arti. Tuttavia, quando si sono impegnate in tali attività, le persone provenienti da contesti socioeconomici inferiori hanno fatto un uso maggiore delle arti per regolare le proprie emozioni.
  • Genere: gli uomini erano meno propensi a partecipare rispetto alle donne.
  • Etnia: le persone appartenenti a minoranze etniche avevano meno probabilità di impegnarsi in attività artistiche e culturali rispetto alle persone di origine bianca.
  • Assistenza all’infanzia e stato civile: le persone che si prendevano cura dei bambini o quelle che erano sposate avevano meno probabilità di partecipare ad attività artistiche e culturali.
  • le persone anziane avevano meno probabilità di partecipare ad attività artistiche rispetto ai giovani ma erano più propense a impegnarsi in attività culturali in maniera frequente

Barriere sanitarie

Le persone con condizioni di salute precarie hanno incontrato più ostacoli nel dedicarsi alle arti. Le persone con salute mentale e fisica più povera che non si dedicavano regolarmente alle arti si percepivano meno capaci di prendere parte ad attività artistiche, e le persone con problemi di salute mentale erano meno motivate ad impegnarsi, indipendentemente dal fatto che ne avessero l’opportunità. Le persone in situazione di solitudine/isolamento sentivano di avere meno opportunità di impegnarsi. Le persone che erano “meno felici” avevano meno probabilità di partecipare ad attività culturali. Tuttavia, ciò è parzialmente spiegato dal fatto che le persone con livelli di felicità inferiori avevano anche una posizione socioeconomica e livelli di istruzione inferiori, il che è correlato a un minore impegno culturale.

Giovani e scuole

I risultati mostrano che mentre i bambini provenienti da contesti socioeconomici più poveri sono impegnati meno nelle arti e nella cultura al di fuori della scuola rispetto ai bambini di contesti più avvantaggiati, all’interno delle scuole non c’era differenza. Ciò suggerisce che le scuole sono fondamentali per rimuovere gli ostacoli alla partecipazione artistica.

Raccomandazioni a livello di politiche e prassi operative:

  • Per affrontare le disuguaglianze nell’accesso alle arti, le persone hanno bisogno di arti e servizi più coerenti e accessibili che propongano/eroghino attività culturali per tutto il ciclo di vita, nelle scuole, nelle comunità, nei luoghi di lavoro e persino nei setting clinici.
  • Sono necessari più progetti artistici, con una particolare concentrazione su quei gruppi di persone che accedono meno all’arte e alla cultura: genitori/tutori, persone appartenenti a minoranze etniche, uomini, persone appartenenti a gruppi socioeconomici inferiori e provenienti dai quartieri più poveri.
  • Poiché lo studio ha dimostrato che le persone che vivono in aree più svantaggiate possono beneficiare ancora di più del coinvolgimento artistico rispetto a quelli residenti nelle aree più ricche, le arti potrebbero svolgere un ruolo importante nel ridurre le disuguaglianze di salute. È necessaria un’azione mirata per migliorare l’offerta artistica e l’accesso nelle aree meno abbienti.
  • Anche rispetto alle disuguaglianze, loa prescrizione di attività “creative” in ambito comunitario/sociale (Social Prescribing approach) può facilitare e incoraggiare un migliore accesso ai progetti artistici per coloro che potrebbero altrimenti sentirsi meno in grado di impegnarsi, come le persone che soffrono di solitudine, depressione e ansia.

Il ruolo di arte e cultura per un invecchiamento attivo

Nella scheda di sintesi “Evidence brief: how the arts can support the health and wellbeing of older adults”, i ricercatori del team dell’UCL hanno analizzato lo stesso vasto corpus di dati per identificate le associazioni tra la salute delle persone anziane e la loro partecipazione in attività artistiche e culturali nel lungo periodo. Sono stati indagati gli ambiti della demenza e declino cognitivo, della fragilità e del dolore cronico, della disabilità, della longevità, della qualità della vita, della salute mentale.

I messaggi principali sono i seguenti:

  • le persone over 50 che assistono ad eventi culturali o fanno visite museali con una frequenza mensile o maggiore hanno una probabilità minore di sviluppare una demenza in un arco temporale di 10 anni, indipendentemente dallo status socio-economico, dallo stato di salute, e da altre attività di comunità in cui sono coinvolte.
  • La partecipazione attiva ad attività artistiche di gruppo (coro, ballo, fotografia, teatro, band musicali) è collegata a più aspetti positivi nella tarda età, inclusi il senso di soddisfazione per la propria vita e la sensazione dello scopo del proprio agire/vivere.
  • Il collegamento tra depressione degli anziani e partecipazione ad attività culturali non è emerso in maniera univoca dagli studi analizzati, forse a causa della classificazione ampia ed estremamente eterogenea tra le varie forme artistiche, e dei diversi tipi di risultati derivanti dalle diverse tipologie di attività; ciò evidenzia la necessità di studi più approfonditi e solidi in questo ambito.

Nel dettaglio, i risultati della ricerca:

andare a teatro, al museo o al cinema era associato a un miglioramento delle facoltà mnemoniche e della “fluenza semantica” (la capacità di ricordare le parole) nelle persone anziane, probabilmente perché questo tipo di attività implica abilità cognitive e di elaborazione complesse, o a causa dei benefici a livello cognitivo derivanti dall’aspetto di socialità insito nel coinvolgimento artistico-culturale

visitare gallerie d’arte o musei ogni 2 – 3 mesi riduceva il rischio per le persone anziane di sviluppare condizioni di fragilità nell’arco di 10 anni, quali ad esempio il dolore cronico e una qualche disabilità (rispettivamente del 25% e del 20%), probabilmente grazie alla natura sociale dell’impegno culturale unito all’attività fisica insita nel partecipare ad eventi e manifestazioni culturali: uno studio in particolare aveva rilevato che più di 12.000 anziani con percentuali elevate di partecipazione attiva ad attività culturali, seguiti per 6 anni, avevano aumentato l’accesso agli ambulatori per le cure dentarie e ridotto il ricorso ad assistenza ospedaliera, dimostrando di essere capaci di attivarsi in maniera preventiva per la propria salute e di evitare il presentarsi di situazioni di emergenza.

le persone anziane impegnate attivamente in attività culturali riferivano un minor senso di solitudine, a prescindere dai fattori sfavorevoli (livello socio- demografico), e contestualmente una maggior sensazione di “vita degna di essere vissuta”, con effetti positivi sulla salute quali: miglioramento della capacità di auto-valutazione rispetto al proprio stato di salute, riduzione dei casi di malattie lunghe o croniche, miglioramento del funzionamento immunitario, abbassamento dei livelli di obesità, miglioramenti rispetto al peso corporeo e al sonno

le persone che partecipano attivamente ad attività artistiche vivono più a lungo: uno studio aveva rilevato che a fronte di fattori sfavorevoli (demografici e socioeconomici) il rischio di mortalità rimaneva più basso al follow up effettuato dopo 14 anni

uno studio ha evidenziato una correlazione tra un ridotto rischio depressivo e la frequentazione di club sportivi, la partecipazione a gruppi impegnati in attività sociali, avere un hobby settimanale, cucinare settimanalmente.

Raccomandazioni a livello di politiche e prassi operative:

E’ evidente quanto sia necessario per tutte e tutti noi, in particolare nella fase di invecchiamento, partecipare a iniziative e progetti di tipo artistico e culturale, costanti/regolari e accessibili.

Perciò:

è importante promuovere attività ed eventi di tipo artistico all’interno dei contesti lavorativi e socio-sanitari, in particolare è “vitale” in preparazione del pensionamento, e nel periodo successivo:

  • Il modello e gli schemi del “social prescribing” possono essere molto utili per le persone anziane per prevenire e gestire i classici problemi di salute della terza età, con particolare attenzione sui fattori ostacolanti quali i trasporti pubblici e la mobilità
  • I finanziamenti place-based (modello di sviluppo comunitario con focus sui luoghi e attori locali), tarati per le diverse fasce di popolazione, possono aiutare a contrastare le disuguaglianze di accesso ad attività artistiche e culturali per coloro che vivono in aree deprivate, a maggior ragione per le persone anziane.

Bibliografia

  • REPORT UCL COMPLETO
    Fancourt D, Bone JK, Bu F, Mak HW, Bradbury A. The Impact of Arts and Cultural Engagement on Population Health: Findings from Major Cohort Studies in the UK and USA 2017 – 2022. London: UCL; 2023 March
    report 
    video di presentazione

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