Contributo alla Mortalità delle Disuguaglianze
CoMoDi consente di stimare di quanto si potrebbe ridurre la mortalità generale se potessimo annullare le disuguaglianze sociali nell’esposizione ai fattori di rischio.
Cos'è CoMoDi
CoMoDi nasce con l’obiettivo di fornire uno strumento per comprendere meglio il fenomeno delle disuguaglianze nelle regioni italiane, per capire quali fattori di rischio hanno un peso maggiore e quali di essi sono più influenzati dalle differenze socio-economiche.
Il catalogo identifica, dissemina e facilita la trasferibilità di esperienze di promozione e prevenzione della salute caratterizzate da un’esplicita attenzione al contrasto delle disuguaglianze.
Lo strumento non ha pretese di descrivere in modo esaustivo le azioni ma solo di mettere a disposizione una lista di buone pratiche, pratiche promettenti e interventi efficaci che rispondono alle selezioni fatte dall’utente sul tema e/o sul target di interesse.
Per approfondire, l’utente ha a disposizione per ogni azione una scheda descrittiva contenente anche il link a tutte le informazioni di dettaglio e un riferimento da contattare.
CARE si rivolge a operatori della sanità pubblica, stakeholder, decisori politici, associazioni del terzo settore e comprende pratiche già implementate in Italia e in altri Paesi su diversi ambiti territoriali e aree tematiche. Inizialmente le pratiche inserite in CARE derivavano solo da JAHEE (Joint Action – Health Equity Europe) ma successivamente il catalogo si è arricchito attingendo ad altri repertori accreditati.
Per maggiori dettagli vai alla sezione Descrizione delle fonti.

Descrizione delle fonti
Lo strumento CoMoDi utilizza e combina molteplici fonti informative per stimare le frazioni di mortalità attribuibile alle disuguaglianze nell’esposizione ai principali fattori di rischio comportamentali e per trasformare queste stime in misure di impatto.
1. Innanzitutto, esattamente come CoEsDi, CoMoDi utilizza l’indagine multiscopo Istat sulle famiglie, “Aspetti della vita quotidiana” (AVQ), al fine di ottenere le prevalenze dei principali fattori di rischio comportamentali inclusi nel Piano nazionale della prevenzione, stratificate per genere, fascia di età, Regione e titolo di studio. In particolare, per questo strumento, le variabili sono state armonizzate per poter essere utilizzate in un pool unico (al fine di ottenere una rappresentazione numerica sufficiente, i record delle singole edizioni dal 2012 al 2017 della survey sono stati infatti uniti in un unico dataset) e riclassificate in maniera tale da essere combinabili con i rischi relativi di mortalità associati ad ogni specifico fattore di rischio (vedi punto 2.b)
2. Per valutare l’impatto relativo sulla mortalità della differente esposizione sociale ai fattori di rischio (e alla loro combinazione) è stato necessario inoltre:
a) Stimare i tassi di mortalità generale della popolazione residente in Italia, stratificati per le stesse covariate utilizzate per analizzare le prevalenze (e quindi sesso, età, Regione e titolo di studio), a partire dalle informazioni contenute nel follow-up di mortalità del censimento 2011, curato dall’Istituto nazionale per la promozione della salute delle popolazioni Migranti ed il contrasto delle malattie della Povertà, che segue dal 1 gennaio 2012 tutte le persone rilevate nel censimento del 2011. Al momento delle analisi i dati disponibili giungevano al 31 dicembre 2017.
b) Effettuare una revisione di letteratura per individuare i rischi relativi di mortalità associati ai fattori di rischio comportamentali. In particolare, per i nostri scopi, è stato necessario che le modalità degli indicatori per cui erano disponibili informazioni circa il loro impatto sulla mortalità combaciassero con le categorie delle variabili per cui avevamo calcolato la prevalenza di esposizione (o con una loro riaggregazione ad hoc). Data questa limitazione, abbiamo ottenuto informazioni affidabili soltanto per 5 indicatori e quindi consumo di tabacco e di alcol, consumo non adeguato di frutta e verdura, prevalenza di sedentarietà e di condizione di sovrappeso e obesità.

Fattori di rischio
I fattori di rischio comportamentale presi in considerazione in CoMoDi sono 5.
Alcol abituale
Descrizione
Eccessivo consumo di bevande alcoliche
Definizione operativa
Sostenuto consumo abituale di alcol (birra, vino, aperitivi, amari, superalcolici)
Fumatori
Descrizione
Consumo di tabacco
Definizione operativa
Popolazione che fuma abitualmente sigarette, sigari o pipa
Sedentari
Descrizione
No attività fisica
Definizione operativa
Popolazione che non pratica attività sportiva o fisica
NO 3 F&V A DAY
Descrizione
Non consumo di 3 porzioni di frutta o verdura al giorno
Definizione operativa
Non consumo di 3 porzioni di frutta o verdura al giorno secondo criterio OMS adattato ai paesi dell’Europa del sud
sovrappeso
Descrizione
Eccesso ponderale: sovrappeso
Definizione operativa
Indice di massa corporea superiore a 25
Indicatori
In base alle selezioni effettuate dall’utente è possibile ottenere un output tabellare e i grafici che consentono a colpo d’occhio di osservare l’andamento di ogni fenomeno.
I grafici proposti da CoMoDi riportano sulle ascisse (Asse x) l’impatto del fattore di rischio sulla mortalità generale e sulle ordinate (Asse y) il contributo delle disuguaglianze.
CoMoDi produce il calcolo di 3 indicatori (Beneficio%, Impatto% e Impatto assoluto) ognuno dei quali rappresentato da una coppia di valori (in ascissa i valori riferiti alla mortalità generale, in ordinata i valori riferiti all’effetto sulla mortalità delle disuguaglianze):
Beneficio (%)
L’indicatore consente di stimare la riduzione di mortalità che si potrebbe ottenere dall’eliminazione di una determinata esposizione in rapporto alla riduzione della mortalità in assenza di disuguaglianze.
Sull’asse delle x si riporta il RA (Rischio Attribuibile) cioè il rischio di mortalità attribuibile all’esposizione al fattore di rischio espresso in valore percentuale.
Esempio: il 10,7% della mortalità degli uomini in Piemonte è spiegato dalla sedentarietà
Sull’asse delle y si riporta la PAF% che rappresenta la riduzione percentuale di morti che si potrebbe ottenere eliminando le disuguaglianze. PAF à l’acronimo dell’espressione epidemiologica inglese Population Attributable Fraction (in italiano, frazione attribuibile % nella popolazione) e rappresenta la riduzione percentuale di morti a causa dell’esposizione al fattore di rischio che si potrebbe ottenere eliminando le disuguaglianze.
Utilizzare, come in questo caso, l’istruzione come proxy della posizione socioeconomica, significa dunque stimare la riduzione % dei morti attribuibile all’eliminazione delle differenti esposizioni per titolo di studio. In particolare, si attribuisce l’esposizione rilevata nei gruppi più avvantaggiati (i più istruiti) a tutti gli altri. È possibile quindi avere delle PAF negative che si ottengono quando uno stile di vita negativo è più prevalente tra gli strati sociali più avvantaggiati.
Esempio: eliminando le disuguaglianze nell’esposizione al fattore di rischio, la mortalità degli uomini sedentari in Piemonte si ridurrebbe del 4,2% passando quindi dal 10,7 al (10,7-4,2=)6,5%.
(NB: il valore PAF non può mai essere superiore al valore RA. In altri termini l’eliminazione delle disuguaglianze non potrà mai avere un effetto maggiore dell’eliminazione del fattore di rischio).
Impatto (%)
L’indicatore mette in relazione il numero di morti a causa dell’esposizione ad un fattore di rischio con il numero di soggetti morti su 100.000 abitanti (specifici per fascia di età, genere e regione) che si eviterebbero se si eliminassero le disuguaglianze sociali.
Sull’asse delle x si riporta l’Impatto su 100.000 che rappresenta il numero di morti attribuibili al fattore di rischio su 100.000 abitanti.
Esempio: in Piemonte si stimano 55,3 morti su 100.000 abitanti a causa della sedentarietà.
Sull’asse delle y si riporta l’Impatto su 100.000 dis che rappresenta il numero di morti attribuibili al fattore di rischio su 100.000 abitanti che si potrebbero evitare se si annullassero le disuguaglianze sociali.
Esempio: in Piemonte, se si eliminassero le disuguaglianze, si stimano 21,7 morti in meno su 100.000 abitanti a causa della sedentarietà.
Le disuguaglianze spiegano circa il 40% della mortalità dovuta alla sedentarietà (21,7/55,3X100=39,2%).
(NB: il valore Impatto su 100.000 dis non può mai essere superiore al valore Impatto su 100.000. In altri termini l’eliminazione delle disuguaglianze non potrà mai avere un effetto maggiore dell’eliminazione del fattore di rischio).
Impatto assoluto
L’indicatore mette in relazione il numero assoluto di morti a causa dell’esposizione ad un fattore di rischio con il numero assoluto dei morti che si eviterebbero tra gli esposti a quel fattore di rischio se si eliminassero le disuguaglianze sociali.
Sull’asse delle x si riporta il N. morti, cioè il numero assoluto di soggetti deceduti a causa del fattore di rischio selezionato.
Esempio: in Piemonte si stimano 1.495 deceduti a causa della sedentarietà.
Sull’asse delle y si riporta il N. morti dis, cioè il numero assoluto di soggetti deceduti a causa del fattore di rischio selezionato che si eviterebbero se si eliminassero le disuguaglianze sociali.
Esempio: in Piemonte, se si eliminassero le disuguaglianze, si osserverebbero 587 deceduti in meno a causa della sedentarietà. Le disuguaglianze spiegano più di 1/3 della mortalità dovuta alla sedentarietà (587/1495X100=39,2%).
Beneficio %
Prevalenza %
asse x
PAF %
asse y
impatto %
Prevalenza %
asse x
Impatto % dis.
asse y
impatto assoluto
Numero soggetti pop.
asse x
Numero soggetti dis.
asse y
Gruppo di lavoro
Progettazione e coordinamento editoriale
Umberto Falcone
Sviluppo indicatori e elaborazione dati
Michele Marra
Alessandro Migliardi
Tania Landriscina
Ricerca documentale
Luisella Gilardi
Paola Capra
Renata Leardi
Sviluppo informatico e progetto grafico
Massimo Marighella
Alessandra Casano
Alessandro Rizzo
Silvano Santoro
Direzione scientifica
Giuseppe Costa
Antonella Bena