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Il nuovo piano nazionale per la salute mentale: alcune riflessioni su prevenzione e promozione

È stato recentemente deliberato il nuovo PANSM – Piano di Azione Nazionale per la Salute Mentale 2025 – 2030 dal Tavolo Tecnico costituito ad hoc in seno al Ministero della Salute. Il nuovo piano, che integra il precedente, è stato trasmesso alle Regioni che devono a loro volta recepirlo.

Un interessante articolo pubblicato l’8 settembre di quest’anno sul sito web Salute Internazionale (progetto senza scopo di lucro dell’omonima associazione, sostenuto dal Pensiero Scientifico editore), a firma di due ricercatori dell’Istituto di Ricerche Farmacologiche Mario Negri – Dipartimento di Politiche per la Salute – di Milano, commenta il Piano, riprendendo le osservazioni di alcuni gruppi tecnici inter-regionali, allo scopo di contribuire – in maniera competente e costruttiva – al miglioramento di alcuni aspetti considerati critici.

Il Piano ha indubbi punti di forza, quali ad esempio: l’attenzione alle evidenze di efficacia, alla valorizzazione della ricerca e della formazione, l’orientamento verso l’integrazione socio-sanitaria.

Ha un taglio generale organizzativo e assistenziale: è in gran parte dedicato a fornire indicazioni operative ai servizi di salute mentale riguardo alle attività e agli interventi da erogare all’interno di percorsi di cura definiti, con un’elevata attenzione alle condizioni che garantiscono la sicurezza degli operatori in servizio (che rischia però di alimentare lo stigma della pericolosità della malattia mentale…).

NOTE AL PANSM 2025 – 2030

Tra i capitoli del Piano, il primo è dedicato ai percorsi di prevenzione e promozione della salute mentale: poiché da anni Dors è impegnato in un’azione di disseminazione di conoscenze e prassi su questa tematica, con un’ottica salutogenica, abbiamo deciso di valorizzarne il contenuto.

Nell’articolo si segnalano alcuni passaggi di questo primo capitolo che sollevano delle perplessità:

• gli interventi preventivi raccomandati sono incentrati sul cambiamento degli stili di vita individuali, non prendono perciò in dovuta considerazione i determinanti sociali e relazionali, bypassando in tal modo il tema dell’equità  

• la salute mentale viene dichiaratamente inquadrata all’interno dell’approccio one health, ma non si evince nel Piano una visione sistemica complessiva che preveda, da parte di Dipartimenti di Salute Mentale (DSM) e servizi territoriali, l’adozione di strategie di prevenzione collegate tra loro, puntuali, monitorate e valutate, con l’indicazione di criteri di scalabilità e adattamento contestuale/locale – che limiterebbero il rischio di effetti casuali e scelte arbitrarie di fronte alla frammentazione dell’offerta.

• viene fornito un elenco di interventi psicosociali di comprovata efficacia, ma isolati; le recenti ricerche sul tema – in particolare la revisione di Helen Killaspy et al. del 2022 sugli interventi community-based per persone con disturbi mentali gravi – evidenziano invece che l’efficacia non riguarda il singolo intervento, piuttosto è correlata con l’inserimento di questo all’interno di una strategia complessiva del servizio, orientata all’inclusione sociale.

• tra gli interventi proposti, non si citano le attività di peer support, in cui giocano un ruolo chiave gli ESP – esperti per esperienza – utenti/ex utenti e familiari che mettono a disposizione le competenze acquisite sul campo per facilitare il percorso di recovery delle persone in carico ai servizi.

• viene assegnato il ruolo esclusivo di capofila per i percorsi di cura ai servizi sanitari specialistici – nello specifico i DSM, con una integrazione poco chiara con i servizi di cure primarie, che rappresentano il punto di accesso di I livello per il disagio psicologico non classificabile in categorie diagnostiche psichiatriche, e che rischiano di essere messi da parte, anche a causa di una dubbia interpretazione del modello di assistenza graduale denominato stepped care model (https://www.dors.it/2023/06/la-salute-mentale-perinatale-la-guida-delloms-per-i-servizi-sanitari/ VEDI CAP. 3)

• il modello organizzativo dei DSM descritto nel Piano non parla di una rete di servizi diffusa sul territorio, che possa dialogare e integrarsi con le realtà socio-culturali presenti all’interno della comunità, per favorire un percorso di recupero e di qualità di vita non esclusivamente medico-clinico.

A ottobre molte delle proposte delle Regioni sono state recepite, tra cui il rafforzamento dei modelli integrati territoriali in particolare nel settore delle dipendenze, la non medicalizzazione/patologizzazione del disagio giovanile, il riconoscimento della figura dello psicologo di base.

DUE BUONE PRATICHE DI PROMOZIONE DELLA SALUTE MENTALE

Per passare dalla teoria alla prassi, segnaliamo adesso due progetti piemontesi di promozione della salute mentale che hanno ricevuto “il bollino” di buona pratica trasferibile, secondo la valutazione effettuata attraverso uno strumento elaborato da Dors (griglia BPT) e validato nell’ambito di progetti EU.
Entrambi hanno elementi di forza quali, ad esempio, l’attenzione al contrasto delle disuguaglianze, uno sguardo sistemico orientato alla comunità e al territorio, più livelli di intervento (individuale, sociale, ambientale), l’integrazione socio-sanitaria, la collaborazione e il coordinamento con le realtà locali, la realizzazione di azioni concrete orientate alla recovery sociale/relazionale e all’empowerment personale (Montagnaterapia) e professionale (Vineyard), la valorizzazione del ruolo degli esperti per esperienza.

Resta purtroppo il fatto che queste esperienze sono comunque delle “prassi isolate” rispetto all’organizzazione generale dei servizi di salute mentale. Ma sono progetti da trasferire e sostenere, in quanto innovativi e sperimentali, che aprono delle prospettive promettenti, soprattutto all’interno di un ambito – la salute mentale – in cui fare prevenzione, e soprattutto promozione, è una vera sfida dal punto di vista culturale e organizzativo.

Il progetto di Montagnaterapia del DSM della Struttura di Psichiatria Area Nord dell’ASL Cuneo 1, attivo dal 2020 ad oggi, ruota attorno ad un’idea innovativa: le attività che coinvolgono la montagna come protagonista possano avere un valore terapeutico, riabilitativo, educativo o preventivo specialmente per i soggetti più “fragili”, soprattutto se “vissute” attraverso il cammino e in una dimensione di gruppo. Il progetto vuole favorire il miglioramento delle condizioni psico-fisiche e promuovere uno stile di vita salutare nelle persone coinvolte – pazienti afferenti al DSM con un progetto individuale – attraverso le attività di Montagnaterapia.
Il progetto ha ottenuto il riconoscimento di Buona Pratica Trasferibile (BPT) nel 2022.

Il progetto Vineyard dell’ASL Cuneo 1 propone la pratica della viticoltura come strumento di recovery – processo evolutivo che “supera” il disagio psichico, centrato sullo sviluppo personale di nuovi significati e abilità, e sul “recupero” di una dimensione positiva dell’identità, migliorando la qualità di vita – per gli utenti del servizio di salute mentale.
Ha previsto una fase pilota, svoltasi nel 2022, che ha consentito di sperimentare nella pratica, con le persone vulnerabili, il potenziale della teoria dei “paesaggi terapeutici” e luoghi abilitanti (la vigna col suo valore simbolico), e di attivare alleanze con enti/organizzazioni del territorio. I risultati di tale fase hanno creato premesse e condizioni per una successiva seconda edizione, più estesa, che ha convalidato il modello di intervento, e si è svolta nel territorio cuneese di Langhe e Roero nel 2023-2024
.

BIBLIOGRAFIA & SITOGRAFIA

Link all’articolo originario pubblicato su Salute Internazionale:
Barbato A e D’Avanzo B. Piano Salute Mentale. Note critiche. Salute Internazionale, 8 settembre 2025

Per approfondire il tema delle disuguaglianze di salute:
– pagina tematica dell’OMS: https://www.who.int/news-room/fact-sheets/detail/social-determinants-of-health
– articolo di Dors: https://www.dors.it/2023/09/limpatto-dei-determinanti-sociali-sulla-salute-mentale-dei-giovani/

Link agli articoli di valorizzazione delle buone pratiche trasferibili piemontesi:

Progetto Montagnaterapia – ASL CN 1

Progetto Vineyard – ASL CN 1

Foto articolo di Total Shape su Unsplash

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