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Il congedo parentale giova al benessere mentale di mamme e papà

Congedo parentale, una politica per la famiglia

Assicurare ad ogni bambino un buon inizio significa anche aiutare i genitori a prendersene cura, trovando un equilibrio tra gli impegni professionali e la famiglia. Una misura politica essenziale indirizzata alle famiglie e a supporto della prima infanzia, è il congedo parentale o familiare. Letteralmente si intende un periodo di astensione dal lavoro di un genitore, sia esso madre o padre. La legge disciplina i tempi e le modalità di astensione, che per alcuni periodi può essere retribuita: la sua funzione è quella di consentire la presenza del genitore accanto al bambino al fine di soddisfare i bisogni di cura, affettivi e relazionali del minore. Se il congedo parentale è neutro rispetto al genere, esistono il congedo di maternità e il congedo di paternità spettanti esclusivamente alla madre e al padre.

Congedi parentali ben strutturati possono aiutare i genitori durante i primi anni di vita del bambino. Il congedo di maternità post partum consente alla madre di recuperare dopo la gravidanza e il parto e di sviluppare un attaccamento sicuro, vitale per il benessere di mamma e neonato, favorisce la durata dell’allattamento al seno, protettivo per la salute di entrambi. Se ben pagato e tutelato aiuta le mamme che lavorano a mantenere impiego e reddito, anche se un congedo troppo lungo rischia di avere effetti opposti. Il congedo di paternità oltre a rafforzare il legame del padre con il bambino, ridistribuisce il carico della cura del neonato tra entrambi i genitori.

Infine un congedo parentale pagato consente ad entrambi i genitori di rimanere sul mercato del lavoro, attraverso la tutela del lavoro e supporta, nella famiglia, una più equa distribuzione del tempo dedicato al lavoro e alla vita extra lavorativa, con tutte le potenziali implicazioni sui livelli di stress e sul benessere mentale. Proprio alla relazione tra congedo parentale e salute mentale è dedicata la revisione sistematica Heshmati. 

  

Congedo parentale e salute mentale: i risultati dello studio Heshmati

Diventare genitori è un momento bellissimo nella vita di una coppia, ma anche faticoso e impegnativo, che, in tempi brevi, stravolge vita e abitudini ed è perciò fonte di stress per entrambi i genitori. La salute della psiche viene messa a dura prova. A livello globale la prevalenza di disturbi della sfera psichica nella fase successiva alla nascita oscilla dal 10% -20% tra le madri e fino al 10% nei padri, con un’importante carico economico. 

La revisione sistematica Heshmati pubblicata nel 2023 su Lancet public health ha esaminato le evidenze scientifiche disponibili a livello internazionale relative alla relazione che intercorre tra  congedo parentale e salute mentale dei genitori. Più in dettaglio gli obiettivi della revisione erano valutare se l’accesso al congedo parentale e i benefici del congedo in termini di congedo pagato e sua durata, sono associati con vari esiti di salute mentale nelle mamme e nei papà.

Sono stati presi in esame 45 studi pubblicati fino alla fine di agosto 2022. Si tratta di  studi quantitativi, osservazionali (28 studi) e quasi sperimentali (17 studi), mentre sono stati esclusi gli studi qualitativi, la letteratura grigia e tutti gli studi che non sono in lingua inglese. 38 studi sono valutati di qualità metodologica media o alta. Gli studi sono stati condotti esclusivamente in paesi ad alto reddito: Australia, Canada, Cile, Danimarca, Europa, Francia, Germania, Irlanda, Giappone, Norvegia, Svezia e USA.

Gli studi hanno considerato qualsiasi forma di congedo parentale (per la famiglia, di maternità e di paternità), pagato o non pagato, di differente durata, relativo al periodo successivo al parto. Oltre metà degli studi della revisione Heshmati riguardano sintomi depressivi misurati con strumenti validati o autoriferiti, depressione, ricoveri per depressione; alcuni studi sono relativi a stress, burnout, ansia, salute mentale generale, uso dell’assistenza per la salute mentale, ricoveri per disordini mentali e comportamentali, uso di antidepressivi, suicidi, e altri sintomi di salute mentale autoriferiti.

I risultati

Il congedo di maternità pagato migliora la salute mentale materna nel periodo immediatamente successivo al parto, in confronto al congedo non pagato.
L’estensione temporale del congedo di maternità è favorevole per il benessere psichico materno nella fase post parto, riduce i sintomi depressivi, è protettiva per altri aspetti, lo stress, il burnout, l’utilizzo di servizi di salute mentale, l’ansia. Non emerge in modo chiaro e univoco quale sia il periodo di tempo ottimale di assenza dal lavoro, protettivo nei confronti della salute mentale della madre, anche se pare che sia preferibile una lunghezza di almeno 12 settimane.

Per quel che concerne i padri l’uso del congedo di paternità e la salute mentale dimostrano risultati eterogenei, spesso influenzati dalla nazione e dallo specifico contesto locale. Il risultato vale sia per le forme di congedo parentale pagate sia per la lunghezza del congedo stesso.

Infine pochissimi studi considerano gli effetti indiretti che il congedo parentale ha sul partner di chi ne usufruisce: complessivamente il congedo parentale è una misura utile e vantaggiosa, il congedo materno riduce l’ansia dei padri e il congedo paterno ha effetti benefici sulla salute mentale delle mamme.

In sintesi la revisione Heshmati indica che il congedo parentale è protettivo verso i disturbi di salute mentale delle madri, specialmente se retribuito almeno per 2-3 mesi. Questi risultati restano validi  nonostante l’eterogeneità degli studi, la nazione, il contesto, gli esiti considerati e il disegno di studio.

Per quel che concerne l’associazione tra congedo parentale paterno e salute mentale, nonostante risultati non chiari e univoci, la revisione suggerisce che i padri manifestano miglioramenti alla loro salute psichica con politiche che offrono adeguata sostituzione salariale o incentivi in altre forme.

Inoltre, per le mamme, l’effetto protettivo del congedo parentale sulla loro salute mentale potrebbe estendersi oltre il periodo post parto, mentre mancano evidenze di benefici a lungo termine per i padri. Forse perché il periodo a loro destinato è estremamente breve e anche in quelle nazioni in cui il congedo di paternità è più lungo, sono pochi i padri che ne usufruiscono.  

La revisione sistematica Heshmati 2023 è la prima, per quanto sia noto, a presentare una sintesi completa degli effetti del congedo parentale nelle sue varie modalità, inclusi I benefici e la durata, sulla salute mentale di madri e padri.

La sintesi narrativa suggerisce che il livello di generosità del congedo parentale contribuisce ad alleviare o prevenire i problemi della salute psicologica e psichica, soprattutto delle madri, risultato che è altamente rilevante in una prospettiva politica. Inoltre il congedo parentale può essere protettivo nei confronti di una salute mentale carente, anche in questo caso si fa riferimento alle madri, che sperimentano meno rischi dei più comuni disturbi di salute mentale, con un congedo parentale pagato che duri oltre i 2-3 mesi. I risultati riferiti ai padri restano pochi, anche se l’evidenza suggerisce che un congedo parentale più generoso potrebbe ridurre i rischi per la salute mentale. 

Considerati nella loro completezza questi risultati hanno delle implicazioni e conseguenze per il benessere di tutta la famiglia in una prospettiva temporale anche estesa. 

 

L’importanza di una politica equa: alcuni spunti di riflessione

La revisione Heshmati considera solo paesi ad alto reddito e non affronta in modo diretto la questione equità che tuttavia rimane centrale e cruciale.

Secondo il rapporto 2022 dell’International Labour Organization Care at Work: Investing in Care Leave and Services for a More Gender Equal World of Work, “il congedo di maternità è un diritto del lavoro umano e universale, che tuttavia rimane inadempiuto” ancora per tante persone: 649 milioni di donne ricevono una non adeguata protezione per la maternità (molti paesi offrono un congedo di maternità pagato inferiore alle 14 settimane raccomandate), mentre il congedo di paternità subisce una marcia indietro, con quasi due terzi di potenziali padri (1 miliardo  e 26 milioni di uomini) che vivono in paesi che non hanno diritto al congedo di paternità. Anche laddove il congedo per i padri è disponibile, è breve, con una media di 9 giorni, ed è sottopagato, con solo 1 padre su 3 pagato al 100%.

Inoltre politiche che non offrono un periodo di congedo esclusivo, vale a dire non trasferibile da un genitore all’altro, sono associate con una riduzione dell’impiego femminile e dello stipendio e ad un ridotto utilizzo del congedo tra gli uomini. E questo pone una questione di disuguaglianza di genere.

Per perseguire l’uguaglianza di genere, sarebbero auspicabili congedi pagati al 100% del salario, esclusivi, universali con minime restrizioni per l’ accessibilità, flessibili e finanziati con fondi di assicurazioni sociali.

Anche nei paesi che offrono generosi congedi pagati ad entrambi i genitori, l’utilizzo del congedo rimane impari, per questioni culturali e professionali. Focalizzarsi sulla cultura, in particolare la cultura organizzativa, potrebbe aiutare a ridurre il divario nell’utilizzo del congedo.

Strategie promettenti per aumentare l’utilizzo del congedo includono la riduzione dello stigma rispetto al suo utilizzo, collocare il congedo pagato nell’ambito di una più ampia serie di politiche di aiuto alla famiglia sul luogo di lavoro, e la formazione di manager e direttori attenti e solidali verso gli impegni familiari dei loro lavoratori.

La ricerca sul congedo parentale deve adottare un approccio intersettoriale e comprendere il diverso accesso al congedo e i suoi potenziali benefici, ad esempio sulla salute mentale dei genitori. Per essere equa deve considerare quelle caratteristiche sociodemografiche – reddito, educazione, razza, etnia, cittadinanza, e luogo di residenza – che possono influenzare la probabilità di accedere al congedo pagato.

Tutte le politiche indirizzate a migliorare la salute della popolazione che non applicano la lente dell’equità potrebbero essere dannose per i gruppi più vulnerabili (ad esempio lavoratori a basso reddito, precari, part-time, immigrati, disoccupati) e contribuire ad espandere le disuguaglianze nell’accesso al congedo pagato per entrambi i genitori e di conseguenza aumentare le disuguaglianze di salute.

 

Per approfondimenti

Heshmati A, Honkaniemi H, Juárez SP. The effect of parental leave on parents’ mental health: a systematic review. Lancet public health 2023; 8: e57-75.

Addati L, Cattaneo U and Pozzan E. Care at work: Investing in care leave and services for a more gender equal world of workGeneva: International Labour Office, 2022

Goodman JM, Dumet Poma L. Paid parental leave and mental health: the importance of equitable policy design. Lancet public health 2023; 8: e2-3

Supporting parents for healthy equitable future (editorial). Lancet public health 2023; 8: e1

 

 

 

Foto di Foto di Dominika Roseclay su Pexels 

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