In quest'area raccogliamo tutte le novità, gli incontri e le attività in corso, relative al progetto.
Approvato in via formale il 4 luglio nel corso dell'ultima riunione del Comitato Locale di Controllo sul Termovalorizzatore, il nuovo Programma SpoTT si articola in 10 linee progettuali e costerà circa un milione e seicento mila euro.
La principale novità rispetto al precedente studio è l'approfondimento di alcuni aspetti, tra cui:
- una linea di modellistica per calcolare le aree di dispersione degli inquinanti non sui valori teorici riportati in AIA ma sulle concentrazione reali misurate a camino
- una linea dedicata agli alimenti che prevede in particolare la ricerca e caratterizzazione delle diossine nelle uova di gallina
- una linea specifica sulle deposizioni al suolo di mercurio, metallo per cui gli scorsi anni si sono verificate anomalie nelle emissioni.
Resta confermata una specifica attenzione per le attività di comunicazione che verranno perseguite con ancora maggiore tempestività.
SpoTT-2 è in attesa della firma del Protocollo di intesa tra la Città Metropolitana e gli enti coinvolti e inizierà le proprie attività da gennaio 2020, allo scadere dell'attuale studio.
Venerdì 14 giugno si è riunita nelle sale di Piazza Palazzo di Cittàla VI Commissione Consiliare "ecologia e ambiente, verde pubblico" del Comune di Torino. Convocato per l'occasione il gruppo di lavoro SPoTT che, grazie all'intervento della nostra Cristiana Ivaldi, ARPA Piemonte, ha esposto ai consiglieri i risultati degli ultimi prelievi effettuati sulla cittadinanza nel giugno 2016. questo invito è la conferma dell'attenzione che l'opinione pubblica e quindi le annimistrazioni locali che la rappresentano, mantengono vivo l'interesse per le attività di tutela della salute e sorveglianza che il Programma SpoTT ha messo in atto dal 2013. Per vedere la presentazione dei risultati clicca qua.
Non sembra esserci un’associazione tra l’attività del termovalorizzatore e l’andamento delle concentrazioni di metalli nei residenti vicino l’impianto. È quanto evidenzia l’ultimo report SPoTT presentato dalla d.ssa Bena in occasione della seduta dal comitato locale di controllo di venerdì 15 giugno.
L’ottavo Report riporta infatti i risultati delle analisi su 18 metalli nelle urine, e del piombo nel sangue, della popolazione residente e degli allevatori, dopo tre anni dall’accensione dell'impianto.
Rispetto al 2013, si è osservata una diminuzione significativa delle concentrazioni dei metalli nella popolazione in studio. Solo il platino e il rodio, metalli fortemente associati agli scarichi veicolari, mostrano una tendenza all’aumento, ma solo nelle persone che vivono nell’area di minor ricaduta, a Torino, caratterizzata da un volume molto elevato di traffico.
La riduzione dei metalli sembra essere dovuta a un miglioramento complessivo della qualità dell’aria nel Torinese e i valori ottenuti sono in linea, o inferiori, a precedenti esperienze di biomonitoraggio nazionali e internazionali.
Per tutelare la salute della popolazione residente intorno all’impianto, in base ai risultati presentati in questo rapporto, il Gruppo di Lavoro SPoTT, ritiene che sia utile mantenere in futuro un’attività di biomonitoraggio e allo stesso tavolo si è iniziato a parlare di una seconda fase di SPoTT.
Se vuoi scaricare il report intero, clicca quì.

Il Programma SPoTT prosegue le sue attività, arricchendosi di un nuovo studio epidemiologico sulla popolazione che vive intorno al Termovalorizzatore.
Lo studio sugli effetti a breve termine, effettuato dal Dipartimento di Epidemiologia Ambientale di Arpa Piemonte, si è posto l’obiettivo di valutare se gli sforamenti emissivi dell’impianto hanno causato, nei giorni immediatamente successivi, un maggior ricorso alle strutture ospedaliere di zona (misurato sia come numero di accessi al pronto soccorso che come numero di ricoveri).
METODOLOGIA e RISULTATI
Sono stati confrontati preliminarmente i tassi di accesso al pronto soccorso nei 27 mesi antecedenti e successivi alla messa in funzione dell’impianto, sia nella popolazione residente nell’area di ricaduta dell’impianto sia in una popolazione di controllo fuori da quest’area (che comprende una parte del territorio comunale di Torino ed una parte della cintura metropolitana torinese). L’analisi ha evidenziato una maggiore propensione al ricovero della popolazione residente nella cintura metropolitana di Torino, esposti compresi. Nel periodo successivo all’accensione dell’impianto si è quindi registrato un maggior accesso al pronto soccorso di questo sottogruppo ma dalle analisi effettuate tale maggior accesso non è statisticamente significativo ed è attribuibile con ogni probabilità ad un’età più alta della popolazione esposta.
Successivamente è stata indagata la relazione tra i picchi emissivi rilevati a camino di alcuni inquinanti e metalli e gli accessi al Pronto soccorso nella popolazione residente nell’area
di massima ricaduta nei 5 giorni successivi. Questa analisi non ha messo in luce aumenti sistematici di ricorso alle strutture ospedaliere. Solo in pochissimi casi, da considerarsi casuali, tale approccio ha evidenziato un valore anomalo di accessi al pronto soccorso, e la correlazione con le emissioni dell’impianto è pertanto da escludere.
Infine è stata indagata la presenza di variazioni negli accessi al Pronto Soccorso e nei ricoveri ospedalieri prima e dopo l’avvio dell’impianto, tra due periodi di 27 mesi di pari durata, nella popolazione residente nell’area di ricaduta e nell’area di controllo, con analisi di serie temporali in relazione all’andamento quotidiano delle concentrazioni di NO2. Tale terzo approccio non ha messo in luce incrementi significativi del rischio a breve termine di ricoveri né di accesso al Pronto Soccorso nella popolazione più esposta.
Tutte le analisi effettuate non evidenziano in conclusione un effetto significativo a breve termine dell’impianto di incenerimento dei rifiuti.
I risultati di questo studio, che ha adottato una metodologia innovativa ed articolata per questo tipo di impianti, vengono descritti in modo approfondito nel Report 6.
Dando seguito alle preoccupazioni espresse dai Sindaci durante gli ultimi incontri del Comitato Locale di Controllo relativamente ai ripetuti sforamenti di Mercurio dei mesi scorsi, il Gruppo SPoTT ha chiesto un parere formale all'Istituto Superiore di Sanità. L'ISS, pur chiedendo l'integrazione di ulteriori dati, si è espresso sottolineando che, data la natura isolata e non continuativa del fenomeno, le emissioni di mercurio del termovalorizzatore "non contribuiscono al superamento dei valori raccomandati, per altri paesi, per la protezione della salute e dell'ambiente". Per visionare la risposta dell'Istituto Superiore di sanità cliccate quì.
In seguito all'Ordinanza della Città metropolitana (n. 408 – 27443/2016 del 18 ottobre 2016), firmata dal Sindaco Chiara Appendino, è stato notevolmente ridotto, per alcune settimane, il volume di rifiuti conferiti all’impianto del Gerbido. Il provvedimento è stato preso al fine di consentire ulteriori approfondimenti sui valori anomali di mercurio riscontrate dalle centraline ARPA posizionate all'interno del camino. Questa notizia, riportata sui principali quotidiani nazionali e locali, ha destato preoccupazione nella cittadinanza coinvolta che si chiede se questi eventi possano portare, nell'immediato o per un'esposizione prolungata nel tempo, a danni per la salute. Per questo motivo il Gruppo SPoTT ha scelto di pubblicare un breve documento con alcune considerazioni di carattere tossicologiche sul mercurio ed una sintesi dei risultati del mercurio urinario riscontrati nelle prime due campagne di campionamento del programma SPoTT.
A due anni dall'ultimo incontro pubblico del Comitato Locale di Controllo, giovedì 17 novembre 2016 alla Cascina Roccafranca (Torino) SPoTT è tornato a rispondere alle domande del pubblico presente. Durante la serata sono stati presentati i risultati di metalli e IPA nelle urine dei campionati, ad un anno dall'avvio dell'inceneritore e si è discusso delle eventuali ripercussioni delle emissioni anomale di mercurio dall'impianto di termovalorizzazione del Gerbido.
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Dal 28 agosto al 2 settembre, a Firenze, si è svolto il 36esimo Simposio Internazionale sugli Inquinanti Organici Alogenati Persistenti, DIOXIN 2016. Tra relazioni, dibattiti e tavole rotonde, si è parlato del monitoraggio di questa larga famiglia di inquinanti (anche nota come POPs)approfondendone diversi aspetti come l'origine, il metabolismo, effetti tossici, l'epidemiologia e l'impatto sulle aree popolate e selvagge. Anche SPoTT ha portato il suo contributo al dibattito internazionale tra esperti del settore presentando, attraverso un poster, i valori nel sangue di diossine e PCB nella popolazione campionata, prima dell’accensione del Termovalorizzatore di Torino. |
Il termovalorizzatore del Gerbido è entrato formalmente in attività a pieno regime il 1° maggio 2014, dopo una fase di test e collaudo prestazionale durata circa un anno. La gestione, per un periodo temporale di 20 anni, è in carico a TRM (Trattamento Rifiuti Metropolitani S.p.A). Tuttavia molteplici sono le ditte che hanno collaborato e collaborano tutt'oggi attivamente nella gestione e manutenzione dell'impianto. Basti pensare che dal 1 aprile 2013, data di avvio formale dell’impianto, e fino al 31 dicembre 2015, oltre a TRM, hanno avuto accesso all’impianto 131 ditte con contratti d’appalto.
Dai risultati delle analisi effettuate dalla Struttura Rischio Industriale e Igiene Industriale di ARPA Piemonte, è risultato evidente che le mansioni potenzialmente più esposte alle sostanze pericolose risultino essere affidate ad imprese esterne con contratti in appalto (di primo o secondo livello), che al momento della programmazione di SPoTT non erano coinvolte nel piano di biomonitoraggio. Si è quindi valutato opportuno estendere i prelievi e le analisi previste per i dipendenti TRM anche ai lavoratori di ditte esterne. Data la peculiarità dei contratti in appalto e subappalto, che prevedono un impiego di personale per un periodo limitato, per tali lavoratori si è scelto un unico prelievo ad aprile 2016, ovvero in un periodo confrontabile con i prelievi già eseguiti per gli altri gruppi di lavoratori TRM.
Dalle 131 aziende appaltatrici ne sono state selezionate 4 che rispondessero a specifici requisiti ed in particolare, che fossero tutt'oggi operanti in impianto e per un periodo di ore sufficiente a valutare l'esposizione ad alcuni inquinanti di interesse. Delle 36 persone contattate, 30 hanno eseguito i prelievi ematici e fornito le urine necessarie alle analisi. I primi risultati, relativi alle analisi del sangue di base, saranno disponibili nelle prossime settimane. I primi esiti degli esami effettuati dall'Istituto Superiore di Sanità e che richiedono tempi più lunghi di analisi, saranno disponibili a partire dall'autunno.
Con l'occasione ringraziamo le aziende che hanno collaborato con SPoTT nel fornire informazioni e tutte le documentazioni richieste.
Una delle linee di attività del Programma SPoTT riguarda proprio loro, i dirigenti, i tecnici, gli operai che conducono e gestiscono uno dei più grandi impianti di incenerimento di rifiuti urbani, quello del Gerbido, nella periferia sud-ovest di Torino.
I risultati delle analisi effettuate dopo un anno di attività lavorativa presso l’impianto, permettono di fare confronti con i valori riscontrati prima dell’avvio dell’impianto e di iniziare a fare alcune considerazioni. La maggior parte dei 18 metalli urinari e il piombo nel sangue presentano oggi concentrazioni più basse di quelle osservate inizialmente e questo sia per i lavoratori impegnati sulle linee di incenerimento sia per il personale amministrativo e dirigenziale. Come anche osservato nella popolazione residente vicino all’impianto, soltanto il cromo presenta una tendenza all’aumento ad un anno dall’avvio ma questi risultati non sono attribuibili all’ambiente di lavoro: le misurazioni effettuate in aria dentro l’impianto rilevano una concentrazione di metalli in tracce, uguale al fondo d’area o sotto i limiti di rilevabilità. La situazione è quindi analoga a quello dei residenti e potenzialmente legata ad una diminuzione delle emissioni in aria di particolato e una maggiore attenzione nelle abitudini alimentari e stili di vita (es. fumo).
Anche la situazione degli IPA (analizzati come metaboliti idrossilati nelle urine) presenta valori in diminuzione ad un anno dall’inizio attività. Tali diminuzioni non sembrano essere attribuibili all’ambiente di lavoro né sembrano essere correlate a un cambiamento di abitudini al fumo. Un’analisi più approfondita del sottogruppi di gruisti della fossa rifiuti evidenzia concentrazioni di IPA più elevate di quelle di fondo a causa delle emissioni dei veicoli che movimentano i rifiuti. Un miglioramento negli impianti di aspirazione in determinate aree dell’impianto potrebbe ridurre l’esposizione a questi inquinanti e pertanto se ne raccomanda l’attuazione.
Questi i principali risultati riportati nel Report 4 che riguardano i dipendenti TRM e un gruppo di lavoratori di un’impresa incaricata della fase di avvio, per un totale di 55 soggetti.
La Dr.ssa Antonella Bena, coordinatrice del programma nell’ambito del Servizio di Epidemiologia dell’ASL TO3 sottolinea che “i risultati sono coerenti con quelli rilevati in altri programmi di biomonitoraggio di lavoratori di impianti di incenerimento reperibili nella letteratura scientifica, ma sarà possibile descrivere un quadro completo e attendibile solo quando saranno disponibili i risultati dei prelievi effettuati nella seconda metà di aprile 2016 nei lavoratori delle imprese in subappalto che operano nelle zone ove i monitoraggi dell’aria interna all’impianto hanno evidenziato concentrazioni di IPA più elevate legate alle emissioni dei veicoli che movimentano i rifiuti”.
L'allegato A con le analisi descrittive.
L'allegato B con i risultati del T0.
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